martedì 1 marzo 2011

Nuovi accampamenti in piazza Tahrir



Centinaia di manifestanti protestano da sabato in piazza Tahrir. Giovani e attivisti non accettano le richieste dell’esercito di rispetto del coprifuoco notturno. E cosí hanno montato di nuovo le tende nel centro della piazza, accompagnati dal supporto medico di ong, come nei giorni della rivolta. Dopo gli spari e le manganellate, che la polizia militare ha inferto ai giovani rimasti in piazza nella notte tra venerdì e sabato, i “rivoluzionari del 25 gennaio” chiedono le dimissioni di Shafiq, il rilascio dei detenuti e capi di imputazione per i responsabili dei morti durante le manifestazioni. Secondo un sondaggio del quotidiano Masry al Youm, il 59% dei lettori egiziani non crede che l’esercito garantisca una risposta soddisfacente alle domande dei manifestanti. “Gli egiziani non si fidano della polizia - sostiene Labib, giornalista di Youm El Saba, fermato nei giorni delle manifestazioni. E questo perché le istituzioni egiziane si sono indebolite. Finché non verrá ricostruito un ministero dell’interno, chi avrá fiducia nei poliziotti?”. E’ fissata per il cinque marzo prossimo la prima udienza dell’ex ministro dell’interno, Habib El Adly, accusato di concussione. Lo stesso El Adly é stato iscritto nel registro degli indagati per l’attentato alla chiesa cristiano-copta di Alessandria del 7 gennaio scorso.
E se i bambini sono tornati a scuola domenica, molti genitori preferiscono tenerli in casa. “Non é sicuro spostarsi da un quartiere ad un altro della cittá. – dice Eman, madre di quattro bambine. E ho ancora notizie di persone scomparse. E di stranieri fermati e portati al ministero dei servizi segreti”. Di sicuro gli stranieri che camminano per le vie del Cairo sono davvero pochi. Molti di loro sono partiti dopo essere stati fermati dalle baltagheia. Questa atmosfera tesa svuota le strade del Cairo dopo mezzanotte, in rispetto del coprifuoco. E sconvolge le abitudini di molti egiziani che di solito si attardano nei mercati e nei piccoli caffé aperti fino a notte fonda. Ma a subire direttamente questo vuoto politico sono in particolare i cristiani. Nei giorni scorsi, un prete copto é stato ucciso ad Assiut. Sei monaci del Monastero San Bishoy nel deserto egiziano sono rimasti feriti mentre l’esercito abbatteva un muro di cinta costruito dai religiosi. “In questo caso non c’é responsabilitá dell’esercito. I monaci non dovevano costruire su quel terreno – assicura padre Kamal della chiesa cattolica San Joseph del centro del Cairo. Non c’é un governo e la gente approfitta per commettere abusi edilizi”. Tutte le chiese del Cairo sono controllate dalla polizia o dall’esercito. “Nei giorni della rivolta non abbiamo avuto alcun attacco - continua il frate. Non so se le accuse mosse ad El Adly rispondano al vero. Potrebbe essere stata una mossa per distogliere l’attenzione da questioni politiche. Certo giá nel mese di novembre la polizia ha chiesto di mettere ferri di protezione intorno alle chiese”. E sui Fratelli musulmani, padre Kamal non ha dubbi: “sono amici dei patriarchi copti, ma non vogliono che i cristiani siano classe dirigente in questo paese. E sono profondamente divisi”.
Ho incontrato padre Bishoy nella chiesa copto-ortodossa Angelo Gabriele del quartiere popolare di Abdin. “Non ho notizie sicure su quello che é avvenuto nel deserto. Forse l’esercito ha una direzione islamista”. E sull’attentato di Alessandria: “é possibile che le accuse mosse al ministero siano vere. Con quell’attentato avrebbero dato l’impressione che gli islamisti sono un pericolo per i copti”. In merito all’azione politica dei Fratelli musulmani, il padre sorride: “le loro parole sono pacifiche, ma il loro cuore non si puó scorgere.” Per entrare nella Cattedrale di San Marco del quartiere Abbasseya si viene controllati con un metal detector. Molti giovani si attardano nei giardini della chiesa dopo la messa della domenica. “Non é strano che gli attacchi ai cristiani avvengano quando c’é la polizia a proteggere i luoghi di culto? – si chiedono Rania e Mary. Nelle settimane della rivolta nessuno ha toccato le chiese nonostante non ci fosse alcun controllo”. Queste ragazze hanno il sospetto che il coinvolgimento dell’ex ministro dell’interno sia plausibile: “sono dei singoli uomini corrotti ad agire in questa maniera”. Mentre i Fratelli musulmani sono “a noi familiari, ci aiutano nei momenti di difficoltá. Molti di loro vogliono tenersi lontani dalla politica”. “E – aggiungono le ragazze – nei giorni delle proteste cristiani e musulmani stavano insieme a proteggere case e quartieri.” Se questi episodi di intimidazione a danno di cristiani, stranieri e attivisti facciano parte di una strategia della tensione é ancora presto dirlo. La strada verso le elezioni é ancora piena di insidie.

Giuseppe Acconcia

1 commento:

  1. Un commento interessante. Ho aperto un blog sulle culture periferiche (IMPEDIMENTA: http://impedimentatransit.blogspot.com/) per il quale cerco collaboratori che abbiano voglia di diffondere le loro conoscenze al di là del "centro". Se magari potrà interessarti, ti prego di scrivermi: alazaro08@gmail.com.
    Saluti da Barcellona.

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