lunedì 21 marzo 2011

Il "sì" ha vinto: inizia la controrivoluzione!



Il 77% degli egiziani ha votato “sì” agli emendamenti alla vigente Costituzione che prevedono la non rielegibilità del presidente dopo due mandati e nuove norme per le riforme costituzionali. Le riforme saranno approvate da una Commissione nominata dal nuovo Parlamento. Il 42% (18 milioni) degli egiziani si è recato alle urne. È un’alta percentuale rispetto alla scarsa partecipazione alle ultime elezioni parlamentari di dicembre. Fratelli musulmani, Wasat e membri del Partito Nazionale Democratico si erano espressi per il “sì”. Mentre El Baradei, liberali, copti e movimenti di sinistra sostenevano la campagna per il “no”. “Voglio una legge nuova – dice Sayed al seggio elettorale della scuola Al khadeweia di  Sayeda Zeinab -. E un presidente che sia controllato e giudicato”. Invece, Mohammed ha votato “sì” perchè “deve tornare la calma e la sicurezza per le strade del Paese. Non solo - prosegue il giovane - deve essere superata questa fase di stallo dell’economica egiziana”.

Due elementi hanno favorito la vittoria dei “sì” al referendum sugli emendamenti alla Costituzione di sabato: la mobilitazione degli scheik delle moschee e le attività controrivoluzionarie. La questione religiosa include due aspetti: il primo in riferimento allo scoppio dell’odio settario, il secondo in relazione al rafforzamento dell’islamismo politico e la formazione di vari partiti islamisti.
I Fratelli musulmani hanno sotenuto che votare per il “sì” sarebbe stato un dovere religioso. Nelle preghiere dello scorso venerdì, gli scheick hanno chiamato al dialogo interreligioso. Ho incontrato lo scheikh Abdel Amid Youssef della moschea Al Azhar: “il primo segnale importante è che tutti siano tornati a casa, hanno smesso di manifestare”. In verità dopo l’annuncio dei risultati del referendum i carriarmati dell’esercito hanno lasciato le strade del Cairo.I luoghi religiosi non devono essere toccati - continua lo scheikh -, nessuno ha il diritto di danneggiarli, è proibito uccidere innocenti e spargere sangue cristiano. Come il profeta protesse una chiesa, così cristiani e musulmani si proteggevano durante le preghiere in piazza Tahrir”. Secondo il religioso questa spirale di odio settario è stata scatenata dall’attentato di Alessandria, "che ha una matrice politica". E sull’islamismo politico: “i Fratelli musulmani avranno benefici dalla legalizzazione delle loro attività politiche, ma il nuovo presidente non avrà una formazione religiosa. Non c’e’ rischio di settarismo perchè a cristiani, sufi e salafiti non sarà concesso di formare dei partiti politici su base religiosa”.

Nella preghiera del venerdì precedente alle elezioni, gli scheikh delle piu’ importanti moschee del Cairo hanno chiamato gli elettori a votare “sì’’ agli emendamenti alla costituzione. Membri del Wafd, del Tagammu, dell’Associazione per il cambiamento di Baradei hanno accusato i leader religiosi e movimenti islamisti di aver influenzato il risultato del referendum. Alcuni giovani scheikh e giovani dei Fratelli musulmani invece hanno votato “no”. Tra questi lo scheikh El Ameer della moschea Imam Hussein, colpita nell’attentato del 2009 costato la vita ad una turista francese. “Non prenderò posizione nella preghiera, ma personalmente sono per il “no”. È necessaria una nuova Costituzione per l’Egitto. Il “no” avrebbe permesso agli egiziani di decidere chi scriverà la nuova Costituzione. E in merito ai nuovi partiti politici e alla loro base confessionale: “per me tutti dovrebbero avere un partito, le regole dovrebbero riguardare l’assenza di azioni segrete e militari e di influenze dall’estero. Non ci saranno partiti cristiani o sufi perchè loro stessi chiederanno di non formarli, tenendosi lontani da questioni politiche”. E sui cristiani: “per i copti tutti i diritti sono necessari. Sono stati la sicurezza di stato e il partito nazionale democratico a fomentare le divisioni interreligiose” E sui Fratelli musulmani lo scheick crede nel loro ridimensionamento: “i Fratelli musulmani sono nati per l’ingiustizia sociale presente in Egitto. Ma in una competizione corretta altri partiti guadagneranno consensi. Mentre loro accetteranno la laicità dello stato”. Riguardo alle elezioni parlamentari: “ora è necessario concentrarsi sulle prossime elezioni, chi usa i fondi elettorali e denunciare ogni comportamente corrotto”.  

Il secondo elemento che ha influenzato questa consultazione referendaria è la “controrivoluzione”: la gente non vuole vedere i baltaghi per strada e vuole che l’economia si riattivi. Il partito di Mubarak non verrà bandito, l'ex premier Shafiq ha annunciato la formazione di un partito politico con altri ministri vicini a Mubarak, e forse avrà molto seguito. I membri dell'ex partito di Mubarak e i Fratelli musulmani erano fuori dai seggi per spingere la gente a votare “sì”. Questo tentativo controtivoluzionario è agevolato soprattutto dalla mancata politicizzazione dei manifestanti di ogni classe sociale unitisi alla protesta, iniziata il 25 gennaio, nei giorni seguenti. Nonostante gli scioperi siano continuati, non c’è mai stata una politicizzazione generalizzata delle richieste dei manifestanti. Gli scioperi non hanno monopolizzato le richieste politiche, ma stanno prendendo la stessa forma dei piccoli movimenti della fase prerivoluzionaria.
Giuseppe Acconcia

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