lunedì 29 ottobre 2012

documenta13, Kassel


LA MOSTRA EGIZIANA · Da Pixelated revolution a La fine del tempo
Gli artisti arabi conquistano Kassel Al Cairo soffia un vento indipendente

Giuseppe Acconcia

In «Pixelated revolution», Rabih Mrouè 
documenta la morte 
dei ribelli siriani. L’artista libanese 
ha raccolto immagini postate 
su Youtube di uomini che 
hanno filmato con il cellulare la loro 
morte. Si vedono le sfide tra soldati 
armati e una telecamera. 
Obiettivo dell’esercito siriano è il 
video prima dell’uomo. 
L'installazione ha la forma 
di una lezione, Mrouè 
spiega come semplici immagini 
dai cellulari, raccolte 
da gente comune 
nelle rivolte siriane, possano 
essere usate senza manipolazioni, 
sullo stile del 
gruppo danese «Dogme 
95», fondato da Lars von Trier e 
Thomas Vintenberg. Questa è una 
delle installazioni di artisti del Medio 
oriente alla Documenta, che si 
tiene ogni cinque anni a Kassel in 
Germania. Quest’anno la grandissima 
esposizione, nata dal restauro 
del Fridericianum, antico museo 
della città sul fiume Fulda, andato 
completamente distrutto dopo 
i bombardamenti nella seconda 
guerra mondiale, si è fatta in 
tre, raggiungendo anche il Cairo, 
Alessandria e Kabul. 
In «ex libris», la fotografa palestinese 
Emily Jacir si occupa di saccheggi, 
distruzione e restituzione 
di libri. Ha iniziato le sue ricerche 
nella biblioteca Murhard di Kassel 
sui volumi andati distrutti nei 
bombardamenti del 1941. La biblioteca 
nazionale ebraica di Gerusalemme 
ovest ha raccolto quasi 
trenta mila libri, trafugati dalle forze 
armate israeliane durante la 
guerra del 1948. Molti di questi libri, 
che Jacir ha fotografato con il 
suo cellulare, sono sopravvissuti a 
più di un attacco ma non sono 
mai stati restituiti ai palestinesi. 
Ambizioso è il tentativo dell'artista 
libanese, Walid Raad, in «Scratching 
on things I could disavow: 
a history of art in the Arab world». 
Un muro in macerie raccoglie foto 
e pezzi di giornale della storia del 
Medio oriente talmente minuscoli 
da essere difficilmente decifrabili. 
L'artista individua cronache di 
guerra che causano drammi profondi. 
Nella mappa dell'artista del 
movimento «Atlas», la sua esperienza 
giovanile nella guerra civile 
libanese gli permette di correre 
sulla linea che divide prove concrete 
e manipolazione/ricezione 
dei dati. Sorte ben più tragica ha 
colto Ahmed Bassiouny, video artista 
egiziano, morto negli scontri 
del gennaio 2011 in piazza Tahrir. 
Le ultime immagini del giovane sono 
proiettate su un piccolo computer 
portatile del Fridericianum. 
In contrasto con la gioia di quattro 
amici che passeggiano per il 
centro del Cairo con l'entusiasmo 
dei giorni della «rivoluzione». 
Nelle grandi sale dedicate ad artisti 
arabi, il libanese, Akram Zaatari, 
cofondatore della Fondazione 
araba dell'immagine, lavora sulla 
circolazione delle immagini di 
conflitti e violenze in Medio oriente. 
In «Time capsule», Zaatari descrive 
la conservazione delle opere 
d'arte. Con una critica sull'uso 
degli archivi fotografici, l'artista riprende 
il tentativo del museo nazionale 
di Beirut di sigillare tutte 
le sue opere durante la guerra civile 
libanese. Ma di maggior interesse 
è un suo video in 16 millimetri 
«La fine del tempo» che 
rappresenta due amanti 
con tre attori. Gli uomini, 
nel video in bianco e nero, 
definiscono con efficacia 
l'inetavibilità di un rifiuto. 
La Documenta del Cairo 
è ospitata dall'hotel 
Viennoise nel centro della
città. Come a Kassel, si parla di 
reazione all’assedio. L’evento è nato 
da un'idea di 25 giovani artisti 
egiziani di curare un'esposizione 
indipendente. Il collettivo ha deciso 
di non avere un tema comune 
e di autofinanziare l'evento. La Documenta 
è uno dei rari momenti 
culturali senza finanziamenti pubblici 
in Egitto. Nonostante la resistenza 
creativa dei movimenti di 
graffitari, teatranti e musicisti in 
piazza Tahrir nel 2011, il sistema 
di finanziamenti di progetti culturali, 
ancora legati a doppio filo ai 
controlli del ministero della cultura, 
non è mutato in Egitto. In «Senza 
veli», Ibrahim Saad proietta dei 
documentari su statue nascoste: 
dai soldati iracheni che coprono il 
busto di Saddam Hussein ai tifosi 
di calcio egiziani che hanno coperto 
la statua dello scrittore Mohammed 
Naguib dopo la vittoria d
ell'Egitto contro l'Algeria.

Il Manifesto
Internazionale, pag.6
mercoledì 22 agosto 2012






venerdì 26 ottobre 2012

Barclays


ECONOMIA

FINANZA · Rese note le conclusioni della Commissione parlamentare sullo scandalo Libor

Diamond non ha detto tutto
Anche la Bank 
of England nel 
mirino: «Va cambiata 
tutta la cultura 
di vigilanza inglese»



Giuseppe Acconcia

Diamond non ha detto tutto. Sono queste le prime conclusioni della Commissione parlamentare sullo scandalo Libor. L'ex amministratore delegato di Barclays si era dimesso lo scorso 3 luglio per le denunce di manipolazione dei tassi di cambio interbancari. In seguito allo scandalo Libor, la banca inglese aveva dovuto pagare una multa di 360 milioni di euro. La testimonianza di Diamond in parlamento è stata «parziale», si legge sul report di 122 pagine, reso noto ieri dalla Commissione. A presiederla è il deputato conservatore, Andrew Tyrie, che rincara: «Ci aspettavamo franchezza da parte dei testimoni ascoltati. Le prove addotte dal signor Diamond sono state inferiori alle attese del parlamento». Secondo il documento, Diamond non ha fatto luce completa nè sulle circostanze che hanno determinato la manipolazione del Libor nè sulle relazioni tra Barclays e autorità di vigilanza bancaria. Su queste accuse, non si sono fatte attendere le reazioni di Diamond. Dalla sua liquidazione dorata (153 milioni di euro) negli Stati uniti, Diamond ha detto: «Sono contrariato e in disaccordo con i contenuti resi noti dalla Commissione d'inchiesta». 
Ma i parlamentari inglesi vanno avanti. Hanno definito una «copertura» le illazioni apparse sulla stampa di pressioni della banca d'Inghilterra su Barclays per ridurre i tassi Libor. Sospetti mai chiariti erano nati dopo la rivelazione di una telefonata di Paul Tucker, vicegovernatore della Banca d’Inghilterra, nell’ottobre 2008 all’ex amministratore delegato della Barclays, Robert Diamond. Dopo la telefonata, Diamond aveva riferito di «figure del governo» preoccupate dei tassi interbancari di prestito ammessi da Barclays. E così, uno dei dirigenti della banca, Jerry Del Missier, dimessosi nel luglio scorso, aveva dato l’ordine di abbassare i tassi per ridurre le preoccupazioni sulla stabilità finanziaria della banca. 
Inoltre, la Commissione ha sottolineato il fallimento della Fsa nel controllare le manipolazioni del Libor. «Non è accettabile che nè la banca d'Inghilterra nè la Fsa si siano accorte delle manipolazioni dei tassi» - ha continuato Andrew Tyrie. 
La Commissione, presieduta da Tyrie, ha criticato duramente l'intera «cultura di vigilanza bancaria» britannica e la lentezza delle inchieste della Fsa. «Se la vigilanza, anzicchè raccogliere dati, si occupasse attentamente di rischio bancario, potrebbe ottenere un controllo più efficace. Questo potrebbe comportare un cambiamento della cultura di vigilanza» - ha aggiunto Tyrie. 
Mala nota della Commissione va oltre. Secondo i deputati, le pressioni che Mervyn King, governatore della banca d'Inghilterra, ha esercitato sui dirigenti di Barclays nel caso Libor rendono necessario lo stretto controllo anche della banca centrale di Threadneedle street. «Il coinvolgimento del governatore è difficile da giustificare» - si legge nel report della Commissione. Da parte sua, King ha negato di aver chiesto le dimissioni di Diamond. Ma, secondo la stampa inglese, il governatore della banca d'Inghilterra avrebbe parlato ai dirigenti di Barclays lo stesso giorno delle dimissioni del presidente, Marcus Agius. «Non importa se le pressioni siano venute dalla Fsa o dal governatore della banca centrale, l'azione definisce un potere arbitrario di licenziamento» - prosegue il documento. «L'Fsa non dovrebbe interferire nella composizione dei consigli di amministrazione in risposta alle notizie di stampa» - ha proseguito Tyrie. D’altra parte, il caso Libor ha portato alla ribalta l’efficacia delle autorità di vigilanza bancaria americana: dalla Commodity Futures Trading al Dipartimento dei servizi finanziari fino alla Security and Exchange Commission. Il coordinamento tra le autorità statali di vigilanza sembra rendere il sistema dei controlli bancari americani più efficace di quello europeo. Proprio, nei giorni scorsi, lo scandalo Libor si era allargato alle più grandi banche del mondo con l'intervento della magistratura americana. I giudici di Connecticut, Florida e New York hanno denunciato la formazione di un cartello di almeno 13 istituti di credito per tenere basso il tasso di cambio interbancario. Per questo, hanno inviato un mandato a comparire non solo a Barclays ma anche a colossi bancari quali Lloyds, Deutsche Bank, Royal bank of Scotland,Hsbc, JPMorgan, Citigroup e Ubs. Gli istituti di credito devono presentare ogni documento sulle variazioni del Libor. E ora, alla vigilanza inglese, non resta che correre ai ripari. Martin Wheatley, direttore dell’Fsa, aveva chiesto nei giorni scorsi una riforma del Libor che considerasse dati oggettivi per ridurre le possibilità di manipolazioni, di stabilire un comitato commerciale per il controllo dei tassi interbancari e di rafforzare i poteri di controllo delle autorità giudiziarie.

CAUSE MILIARDARIE
Moody’s e Standard&Poor’s a processo per i subprime

Moody's e Standard & Poor's dovranno difendersi dall'accusa di frode per aver assegnato «rating gonfiati» a titoli venduti da Morgan Stanley e garantiti dai mutui subprime, dopo che il giudice distrettuale di New York, Shira Scheindlin, ha respinto il ricorso delle due agenzie di rating di liquidare il caso, accettando così la richiesta degli investitori istituzionali, avviata nel 2008, di citarle in giudizio. I legali degli investitori, fra cui l'Abu Dhabi Commercial Bank, si sono detti «soddisfatti che il giudice dopo aver esaminato le prove ha riconosciuto il valore delle nostre accuse contro le agenzie di rating». Sarà dunque una giuria di un tribunale di Manhattan a stabilire se i rating assegnati da Moody's e S&P alle obbligazioni garantite da mutui subprime erano «inappropriati», traendo in inganno gli investitori. È bene ricordare che la quasi totalità dei titoli – in genere «prodotti derivati» garantiti da un «sottostante» – collegati ai mutui subprime venivano accreditati dalle due agenzie della «tripla A». In pratica, venivano indicati come un investimento sicuro al pari dei titoli di stato Usa o tedeschi. Solo a esplosione imminente o avvenuta furono «downgradati» in rapida successione, fino a diventare «junk», spazzatura. I mutui subprime erano quelli concessi a persone senza garanzie (lavoro, patrimonio, reddito) per acquistare comunque una casa.



Il Manifesto
Economia, pag.5
domenica 19 agosto 2012




giovedì 25 ottobre 2012

Denaro ai ribelli


SIRIA · 5 milioni di sterline agli insorti. Brahimi probabile nuovo mediatore dell’Onu
Londra: «Denaro ai ribelli»

Giuseppe Acconcia


Londra non aspetta. Il ministro degli esteri inglese,William Hague, ha annunciato l’invio di 5 milioni di sterline (6,3 milioni di euro) ai ribelli siriani. «Il popolo siriano non può attendere all’infinito» - ha scritto Hague in un editoriale apparso ieri sul Times. Il ministro ha aggiunto che gli aiuti non potranno essere destinati all’acquisto di armamenti, ma soltanto a rifornimenti di attrezzature: radio, telefoni satellitari e generatori elettrici. «Non si tratta di prendere posizione in una guerra civile» - ha aggiunto Hague. «Per evitare il rischio di un vuoto di potere, dobbiamo costruire relazioni con chi potrebbe governare la Siria in futuro» - ha scritto il ministro. Per questo, i primi destinatari dei finanziamenti governativi britannici saranno imilitari disertori dell’Esercito libero siriano (Els), in vista del «dopo Assad ». In precedenza, il RegnoUnito aveva già stanziato 1,4 milioni di sterline (1,7milioni di euro) per sostenere l'opposizione siriana e circa 27,5 milioni di sterline (34,9 milioni di euro) in aiuti umanitari.
Fascia di sicurezza anti-Pkk
Anche Ankara si appresta ad aumentare i finanziamenti per contrastare il vuoto di potere in Siria. Secondo la stampa turca, il governo di Ankara ha aumentato i fondi destinati a operazioni dei servizi segreti e di antiterrorismo del 45% dall’inizio del 2012. In particolare, ai ribelli siriani sarebbero andati, nei primi sei mesi di quest’anno, 135 milioni di lire turche (60 milioni di euro). Come se non bastasse, secondo il quotidiano turco Cumhuriyet, il governo di Recep Erdogan avrebbe pronto un piano di intervento militare in territorio siriano soprattutto per contrastare la presenza del partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) nel nord della Siria. A questo proposito, il piano prevederebbe la creazione di una «zona cuscinetto» di venti chilometri, lungo il confine siriano, con cinque aree di sicurezza e operazioni di terra nelle province settentrionali siriane dove opera il Partito kurdo dell’Unione democratica (Pyd).
In realtà, è ormai da tempo che i ribelli siriani lamentano il disinteresse di Stati uniti, Gran bretagna e Francia nel sostenere, con aiuti finanziari diretti, il movimento insurrezionale. I militari dell’Els parlano di una guerrilla fatta principalmente con armi artigianali. «Questa bomba costa due dollari, mentre quelle industriali costano almeno 150» - ha spiegato Muhammed Sulayman, comandante della brigata ribelle Sultan Abdulhamit, all’agenzia turca Anadolu. «Prepariamo in modo artigianale anche le mine anticarro, ognuna delle quali ha un costo di 10 dollari. Se dovessimo comprarle, le pagheremmo mille dollari l'una» - ha aggiunto il militante.
D’altra parte, potrebbe essere il diplomatico algerino Lakhdar Brahimi il nuovo inviato delle Nazioni unite e della Lega Araba per la Siria dopo le dimissioni di Kofi Annan, rassegnate quasi tre settimane fa. L’ex ministro degli esteri algerino è stato già inviato per le Nazioni unite in Afghanistan, Haiti e Sudafrica. «Il Consiglio di Sicurezza e gli stati della regione devono unirsi per consentire che al più presto possibile si dia il via ad una transizione politica in Siria» - ha dichiarato ieri il 78enne Brahimi. Nel frattempo, il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, arriverà oggi in Turchia per una visita in gran parte dedicata alla crisi siriana. Clinton dovrebbe incontrare esponenti dei movimenti di opposizione siriani presenti a Istanbul. Nei giorni scorsi, il Segretario di stato aveva definito «coordinata ed efficace» l’opposizione siriana. Inoltre,aveva criticato l’invio di «terroristi combattenti» dicendosi favorevole amantenere «intatte» le istituzioni del paese nell’interesse del popolo siriano.
Anche ieri mattina sono ripresi gli scontri nel quartiere Salaheddin di Aleppo tra forze governative, che controllano la città, e ribelli. Secondo il Consiglio nazionale siriano, gli scontri dei giorni scorsi hanno danneggiato la cittadella di Aleppo, gioiello dell’architettura militare islamica medievale. Dal canto loro, i ribelli ammettono un ritiro momentaneo dal quartiere. Secondo gli insorti, in un parco pubblico del quartiere, sarebbero stati trovati i corpi di 45 insorti. Mentre, il quotidiano turco Zaman parla di 51 militari siriani fuggiti ieri in Turchia.

Il Manifesto
Internazionale, pag.6
sabato 11 agosto 2012


mercoledì 24 ottobre 2012

Le foto della presentazione di Sassuolo




















































Hanno partecipato Giulia Bondi e Massimo Croce

Centro di quartiere del Parco Amico di Braida
Via Brigata Folgore
Sassuolo
domenica, 21 ottobre 2012

martedì 23 ottobre 2012

Wikileaks wanted



I GIOCHI DI LONDRA

Il rifugio • Da 58 giorni nella sede di Knightsbridge l’uomo che ha rivelato
ai giornali di tutto il mondo i segreti delle guerre dell’Occidente

Wikileaks wanted

L’Ecuador concede la protezione diplomatica a Julian Assange: interrogatelo nell’ambasciata. Londra furiosa vuole l’arresto e minaccia il blitz 

Giuseppe Acconcia 


A Knightsbridge, di fronte ai cancelli dell’ambasciata dell’Ecuador, in uno dei ricchi quartieri occidentali di Londra, centinaia di giovani e attivisti sono pronti a difendere Julian Assange. Se l’ideatore di WikiLeaks dovesse dirigersi verso l’aeroporto con un salvacondotto diplomatico, rischierebbe l’arresto immediato in territorio britannico. «Proteggerò Assange ad ogni costo se dovessero tentare di arrestarlo» - ha detto Paul Milligan, 19 anni del movimento Occupy the City. «Libertà di parola, libertà per Assange!» - si leggeva sui cartelli, portati dai giovani dei movimenti inglesi. E la protesta si è subito accesa via internet. Adam Gabbet, attivista di Occupy Wall Street, ha chiesto ai sostenitori del movimento di raggiungere anche l’ambasciata britannica a New York. Mentre sul web non è mancata l’ironia sull’estradizione concessa nel 2000 dalle autorità britanniche ad Augusto Pinochet e ora negata ad Assange. Mentre i commenti dell’attivista e regista americano, Michael Moore, echeggiavano tra i twitter di ProtectAssange, il portale che aggrega le voci a sostegno del fondatore di Wikileaks. 
Dietro le transenne, sistemate nei pressi dei marciapiedi di fronte l’ambasciata, un boato di gioia ha accolto la notizia della concessione dell’asilo politico, annunciato nel pomeriggio di ieri dal ministro degli esteri di Quito, Ricardo Patiño. «Rischia di diventare un perseguitato politico» - ha detto il ministro prima di leggere gli 11 motivi che hanno determinato la sua decisione. «Non siamo una colonia britannica», hanno subito urlato i giovani, assembrati ai cancelli dell’ambasciata. In quel momento sono cominciati tafferugli con la polizia che ha fermato tre attivisti. 
Dal canto suo, Assange dovrebbe parlare ai media oggi pomeriggio dai cancelli dell’ambasciata. L’ideatore di WikiLeaks ha sottolineato, in un comunicato, il «coraggio» del governo di Quito. «Non è stata la Gran bretagna né il mio paese, l’Australia, a difendermi, ma una nazione indipendente dell’America latina» - ha commentato. Assange è rinchiuso nell’edificio di Knightsbridge da 58 giorni. Nel giugno scorso era fallito ogni tentativo di resistere alla richiesta di estradizione emessa dalle autorità svedesi in riferimento alle accuse di aggressione sessuale su due donne svedesi, collaboratrici di WikiLeaks.
In realtà, per l’uomo che ha rivelato i segreti della diplomazia americana, per ora nulla è cambiato. Si è aperta invece una vera crisi diplomatica tra Gran bretagna e Ecuador. «La Gran bretagna è determinata a portare avanti il processo di estradizione. Non daremo alcun “lascia passare” ad Assange verso l’America latina » - ha dichiarato il ministro degli esteri ingleseWilliamHague. «L’asilo diplomatico non è un principio riconosciuto dalla Gran bretagna e in ogni caso non può essere usato con lo scopo di fuggire» - ha aggiunto Hague. Invocando il «Diplomatic and Consular Premises Act» del 1987, il Foreign office ha rivendicato il diritto di entrare nella sede diplomatica dell’Ecuador a Londra e procedere con l’arresto. 
Su un eventuale blitz in ambasciata, diplomatici e esperti di diritto internazionale inglesi avvertono delle conseguenze. Secondo l’ex ambasciatore Tony Breton, se Londra dovesse entrare in ambasciata contraddirebbe il principio di inviolabilità delle sedi diplomatiche, sancito dall’articolo 22 della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche. Invece, Assange potrebbe usare il principio di inviolabilità della valigia diplomatica (art. 27 della Convenzione) per raggiungere l’aeroporto di Londra. Lo ha fatto nel 1984 un ex ministro nigeriano che si era nascosto in una cassa per tornare in Lagos. 
D’altra parte, le reazioni dell’entourage di Assange sono state di approvazione e biasimo. Alcuni hanno chiesto le dimissioni del ministro degli esteri inglese. Secondo WikiLeaks, Hague avrebbe atteso le ferie del premier David Cameron e del vice Nick Clegg per intervenire sul caso. «La procura svedese dovrà accettare l’evoluzione della vicenda e interrogare Assange nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra» - ha commentato Samuelson, l’avvocato svedese che segue il caso Assange in Svezia. 
Per ora gli Stati uniti stanno a guardare. Secondo il dipartimento di stato si tratta di una disputa tra i paesi coinvolti nella quale non vogliono «interferire». In realtà, dopo aver rivelato migliaia di documenti riservati della diplomazia americana, il fondatore di WikiLeaks teme le conseguenze di un’accusa di spinaggio internazionale. La crisi diplomatica tra Londra e Quito ha conseguenze ancora incerte. E apre nuovi interrogativi sull’assenza di norme internazionali sull’asilo diplomatico, pratica comune in America latina.

LA VICENDA GIUDIZIARIA

Stupro o spionaggio? La trama si complica
Il cofondatore di Wikileaks, che è cittadino australiano, è accusato in Svezia di aver abusato sessualmente di due donne (rapporti consenzienti ma non «protetti»), che l’hanno denunciato nell’agosto del 2010. Interrogato dalla polizia svedese, Assange ha negato ogni addebito e dal 27 agosto 2010 è fuggito a Londra. Il 6 dicembre 2011 la polizia britannica ha notificato un mandato europeo di arresto contro di lui per i reati di prevaricazione e abuso sessuale. Assange si è presentato alla polizia a Londra ed è stato arrestato ma il 16 dicembre ha ottenuto la libertà con una cauzione da 240mila sterline. I giudici gli hanno concesso i domiciliari presso la villa di un amico nel Norfolk. Il 14 giugno la Corte suprema britannica ha respinto il ricorso contro l'estradizione e dal 19 Assange si è rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador. L'ex magistrato spagnolo Baltasar Garzon, che coordina la difesa di Assange e che chiese a Londra l’arresto di Pinochet, il 3 agosto ha dichiarato che l'australiano non teme l'estradizione verso la Svezia. Il suo vero timore - ha precisato - e che questa possa «rivelarsi una cortina fumogena per coprire la sua consegna agli Stati Uniti», dove potrebbe essere processato per spionaggio.



Il Manifesto
Giochi di Londra, pag.2
venerdì 17 agosto 2012




lunedì 22 ottobre 2012

Mani, Egitto, 25.08.12


EGITTO · Al Cairo contro i Fratelli musulmani
In piazza le opposizioni, il primo test per Morsy

Giuseppe Acconcia

«Mettiamo a processo i generali del Consiglio supremo delle Forze armate.». È la provocazione dei giovani rivoluzionari che metteranno in scena un processo pubblico alle porte dei tribunali del Cairo e di Alessandria. La singolare manifestazione prevede le testimonianze dei familiari delle vittime delle rivolte del 2011-12, sindacalisti ed avvocati. «Anche Morsy (presidente egiziano, ndr), dovrà provare di non avere accordi con l'esercito, se vorrà essere ritenuto innocente» - si legge nel comunicato dei rivoluzionari. Proprio ieri, ci sono state varie e frammentate manifestazioni pro e contro il presidente egiziano. Gli assembramenti hanno interessato tutti i luoghi, scelti negli ultimi mesi dai sostenitori dell'esercito e dagli elettori dello sconfitto alle presidenziali, Ahmed Shafiq. I primi manifestanti si sono mossi nel pomeriggio da piazza Abbasseya, nel cuore della Cairo antica e sede del ministero della difesa. Tenevano tra le mani le foto dei militari uccisi al valico di Rafah. «I Fratelli musulmani sono dei bugiardi» - si leggeva su alcuni striscioni. I manifestanti hanno protestato contro l'occupazione sistematica delle istituzioni pubbliche da parte dei Fratelli musulmani. Morsy, nelle scorse settimane, aveva disposto un controverso avvicendamento ai vertici del Consiglio militare, che a partire dal 30 giugno scorso ha formalmente restituito i poteri al presidente eletto. 
Ieri, tutte le strade che conducono al ministero della difesa sono state chiuse. Per giorni sono circolate voci di possibili attacchi a palazzi delle istituzioni e a sedi del partito dei Fratelli musulmani, Libertà e giustizia. La protesta anti-Morsy era stata convocata dall'ex parlamentare, Abou Hamed. Il politico aveva già chiesto lo scioglimento del movimento islamista dopo il decreto presidenziale che impugnava la decisione della Corte costituzionale sulla chiusura del parlamento. Si sono aggiunti, attivisti cristiani copti, liberali indipendenti e gruppi di giovani di Kifaya – movimento nato nel 2005 contro la rielezione di Mubarak. Ma la coalizione dei giovani rivoluzionari e il movimento 6 aprile si sono tenuti ben lontani dalle proteste. In realtà, sin dal giuramento degli inizi di luglio, le correnti interne ai movimenti giovanili sono apparse frammentate nell'appoggiare il nuovo presidente. «Chi si oppone a Morsy, deve sconfiggerlo alle elezioni» - ha dichiarato uno dei leader di 6 aprile, Ahmed Maher. 
Tra i manifestanti, si contavano tante donne. «Non vogliamo che gli islamisti controllino tutte le istituzioni. Né che impongano censure alla libertà di espressione» - ha dichiarato la giovane attivista, Eman al-Weshahy. Proprio ieri, Morsy aveva emesso un decreto per vietare la detenzione preventiva di giornalisti. La disposizione aveva permesso la scarcerazione immediata del direttore del quotidiano liberale al-Dostour, Islam Afifi, accusato di diffondere «informazioni false». Anche i sostenitori dell'uomo del vecchio regime, Ahmed Shafiq, hanno fatto sentire la loro voce, riunendosi a Medinat Nassr, intorno al monumento che commemora Anwar al-Sadat. La lunga arteria che conduce alla periferia del Cairo è diventata la piazza degli anti-Morsy già negli otto giorni di incertezza sui risultati delle elezioni presidenziali, prima della vittoria islamista. 
Dal canto loro, i sostenitori del presidente egiziano sono arrivati in piazza Tahrir da via Talaat Harb. Avevano occupato Tahrir per settimane chiedendo che Morsy avesse ogni «autorità». E ora difendono il presidente. A tal punto che gli oppositori della Fratellanza sono stati scacciati dalla piazza. «Hanno tentato di disperdere la nostra manifestazione pacifica» - ha dichiarato l'organizzatore, Abou Hamed. Poco più avanti, diverbi  sono degenerati in scontri. All'arrivo di attivisti del partito socialista Tagammu, è iniziata una sassaiola tra pro e anti Morsy che ha provocato sette feriti. Dopo la cancellazione della dichiarazione costituzionale aggiuntiva, le censure a giornalisti critici e le disposizioni del ministro del lavoro su controlli agli scioperi, la chiusura del parlamento dà ampi margini di manovra al nuovo presidente. E l'opposizione si frammenta.

Il Manifesto
Internazionale, pag.6
sabato 25 agosto 2012






domenica 21 ottobre 2012

Le foto della presentazione di Modena



















































Hanno partecipato Valentina B e Massimo Croce

Casa delle Culture
Via Wiligelmo, 80
Modena
venerdì, 19 ottobre 2012