martedì 23 ottobre 2012

Wikileaks wanted



I GIOCHI DI LONDRA

Il rifugio • Da 58 giorni nella sede di Knightsbridge l’uomo che ha rivelato
ai giornali di tutto il mondo i segreti delle guerre dell’Occidente

Wikileaks wanted

L’Ecuador concede la protezione diplomatica a Julian Assange: interrogatelo nell’ambasciata. Londra furiosa vuole l’arresto e minaccia il blitz 

Giuseppe Acconcia 


A Knightsbridge, di fronte ai cancelli dell’ambasciata dell’Ecuador, in uno dei ricchi quartieri occidentali di Londra, centinaia di giovani e attivisti sono pronti a difendere Julian Assange. Se l’ideatore di WikiLeaks dovesse dirigersi verso l’aeroporto con un salvacondotto diplomatico, rischierebbe l’arresto immediato in territorio britannico. «Proteggerò Assange ad ogni costo se dovessero tentare di arrestarlo» - ha detto Paul Milligan, 19 anni del movimento Occupy the City. «Libertà di parola, libertà per Assange!» - si leggeva sui cartelli, portati dai giovani dei movimenti inglesi. E la protesta si è subito accesa via internet. Adam Gabbet, attivista di Occupy Wall Street, ha chiesto ai sostenitori del movimento di raggiungere anche l’ambasciata britannica a New York. Mentre sul web non è mancata l’ironia sull’estradizione concessa nel 2000 dalle autorità britanniche ad Augusto Pinochet e ora negata ad Assange. Mentre i commenti dell’attivista e regista americano, Michael Moore, echeggiavano tra i twitter di ProtectAssange, il portale che aggrega le voci a sostegno del fondatore di Wikileaks. 
Dietro le transenne, sistemate nei pressi dei marciapiedi di fronte l’ambasciata, un boato di gioia ha accolto la notizia della concessione dell’asilo politico, annunciato nel pomeriggio di ieri dal ministro degli esteri di Quito, Ricardo Patiño. «Rischia di diventare un perseguitato politico» - ha detto il ministro prima di leggere gli 11 motivi che hanno determinato la sua decisione. «Non siamo una colonia britannica», hanno subito urlato i giovani, assembrati ai cancelli dell’ambasciata. In quel momento sono cominciati tafferugli con la polizia che ha fermato tre attivisti. 
Dal canto suo, Assange dovrebbe parlare ai media oggi pomeriggio dai cancelli dell’ambasciata. L’ideatore di WikiLeaks ha sottolineato, in un comunicato, il «coraggio» del governo di Quito. «Non è stata la Gran bretagna né il mio paese, l’Australia, a difendermi, ma una nazione indipendente dell’America latina» - ha commentato. Assange è rinchiuso nell’edificio di Knightsbridge da 58 giorni. Nel giugno scorso era fallito ogni tentativo di resistere alla richiesta di estradizione emessa dalle autorità svedesi in riferimento alle accuse di aggressione sessuale su due donne svedesi, collaboratrici di WikiLeaks.
In realtà, per l’uomo che ha rivelato i segreti della diplomazia americana, per ora nulla è cambiato. Si è aperta invece una vera crisi diplomatica tra Gran bretagna e Ecuador. «La Gran bretagna è determinata a portare avanti il processo di estradizione. Non daremo alcun “lascia passare” ad Assange verso l’America latina » - ha dichiarato il ministro degli esteri ingleseWilliamHague. «L’asilo diplomatico non è un principio riconosciuto dalla Gran bretagna e in ogni caso non può essere usato con lo scopo di fuggire» - ha aggiunto Hague. Invocando il «Diplomatic and Consular Premises Act» del 1987, il Foreign office ha rivendicato il diritto di entrare nella sede diplomatica dell’Ecuador a Londra e procedere con l’arresto. 
Su un eventuale blitz in ambasciata, diplomatici e esperti di diritto internazionale inglesi avvertono delle conseguenze. Secondo l’ex ambasciatore Tony Breton, se Londra dovesse entrare in ambasciata contraddirebbe il principio di inviolabilità delle sedi diplomatiche, sancito dall’articolo 22 della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche. Invece, Assange potrebbe usare il principio di inviolabilità della valigia diplomatica (art. 27 della Convenzione) per raggiungere l’aeroporto di Londra. Lo ha fatto nel 1984 un ex ministro nigeriano che si era nascosto in una cassa per tornare in Lagos. 
D’altra parte, le reazioni dell’entourage di Assange sono state di approvazione e biasimo. Alcuni hanno chiesto le dimissioni del ministro degli esteri inglese. Secondo WikiLeaks, Hague avrebbe atteso le ferie del premier David Cameron e del vice Nick Clegg per intervenire sul caso. «La procura svedese dovrà accettare l’evoluzione della vicenda e interrogare Assange nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra» - ha commentato Samuelson, l’avvocato svedese che segue il caso Assange in Svezia. 
Per ora gli Stati uniti stanno a guardare. Secondo il dipartimento di stato si tratta di una disputa tra i paesi coinvolti nella quale non vogliono «interferire». In realtà, dopo aver rivelato migliaia di documenti riservati della diplomazia americana, il fondatore di WikiLeaks teme le conseguenze di un’accusa di spinaggio internazionale. La crisi diplomatica tra Londra e Quito ha conseguenze ancora incerte. E apre nuovi interrogativi sull’assenza di norme internazionali sull’asilo diplomatico, pratica comune in America latina.

LA VICENDA GIUDIZIARIA

Stupro o spionaggio? La trama si complica
Il cofondatore di Wikileaks, che è cittadino australiano, è accusato in Svezia di aver abusato sessualmente di due donne (rapporti consenzienti ma non «protetti»), che l’hanno denunciato nell’agosto del 2010. Interrogato dalla polizia svedese, Assange ha negato ogni addebito e dal 27 agosto 2010 è fuggito a Londra. Il 6 dicembre 2011 la polizia britannica ha notificato un mandato europeo di arresto contro di lui per i reati di prevaricazione e abuso sessuale. Assange si è presentato alla polizia a Londra ed è stato arrestato ma il 16 dicembre ha ottenuto la libertà con una cauzione da 240mila sterline. I giudici gli hanno concesso i domiciliari presso la villa di un amico nel Norfolk. Il 14 giugno la Corte suprema britannica ha respinto il ricorso contro l'estradizione e dal 19 Assange si è rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador. L'ex magistrato spagnolo Baltasar Garzon, che coordina la difesa di Assange e che chiese a Londra l’arresto di Pinochet, il 3 agosto ha dichiarato che l'australiano non teme l'estradizione verso la Svezia. Il suo vero timore - ha precisato - e che questa possa «rivelarsi una cortina fumogena per coprire la sua consegna agli Stati Uniti», dove potrebbe essere processato per spionaggio.



Il Manifesto
Giochi di Londra, pag.2
venerdì 17 agosto 2012




Nessun commento:

Posta un commento