martedì 31 maggio 2011

Rassegna stampa dei quotidiani arabi del 28 maggio 2011

M.O.: proteste in Egitto e scontri in Yemen in apertura quotidiani arabi
Roma, 28 mag. -
(Aki) - La sconfitta delle forze lealiste del presidente yemenita Abdallah Saleh in un attacco tribale e la massiccia partecipazione alla manifestazione per il cosiddetto 'Secondo venerdi' della collera' di ieri al Cairo sono i temi principali trattati dalla stampa araba di oggi.
AL-QUDS AL-ARABI: Il quotidiano diretto da Abdel Bari Atwan apre con la crisi yemenita e titola ''Yemen: la guardia repubblicana è stata sconfitta in un attacco tribale''. Secondo il giornale, un gran numero di guardie lealiste, comandate dal fratello del presidente Saleh, sono state sconfitte in un attacco tribale e ''tre battaglioni sono stati fatti prigionieri da membri della tribù''. Il quotidiano di Abdel Bari Atwan continua: ''Il regime saudita non sostiene più il presidente Saleh e il Consiglio di cooperazione del Golfo rimette la questione yemenita al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite''. Secondo l’articolo di apertura, ''due piloti si sono rifiutati di bombardare un'area tribale''. Negli scontri sarebbero morti 12 soldati. Una fonte militare citata dal quotidiano, inoltre, sostiene che varie tribù si sono unite al capo della tribù Hashid, Sadeq al Ahmer.
Al centro della prima pagina del quotidiano si legge: ''Egitto: secondo venerdi' della collera nonostante il boicottaggio di Fratelli Musulmani e gruppi salafiti''. Nel sottotitolo l'articolo riporta: ''Centinaia di migliaia di manifestanti confermano il loro diritto di criticare il Consiglio militare''. ''I manifestanti chiedevano una nuova costituzione, un consiglio presidenziale civile e che molte figure legate al passato regime lascino il potere'', prosegue l'articolo, che riporta la dichiarazione di Khaled al Sayed, della Coalizione dei giovani rivoluzionari: ''Abbiamo superato il test che conferma che possiamo proteggere la nostra rivoluzione''. (segue)
M.O.: proteste in Egitto e scontri in Yemen in apertura quotidiani arabi (2)
Roma, 28 mag. -
(Aki) - AL-AHRAM: Il principale quotidiano egiziano apre con il grande successo della manifestazione di ieri al Cairo: ''Un nuovo trionfo per il popolo e l'unità dell'Esercito nel venerdi' della collera''. L'articolo di apertura prosegue: ''In un'atmosfera entusiastica, decine di migliaia di manifestanti si sono riuniti in piazza Tahrir per il secondo venerdi' della collera, per chiedere una nuova Costituzione prima delle elezioni''. Il quotidiano riporta i tentativi di varie forze politiche di boicottare la manifestazione: ''Nonostante l'intensa opera di avvertimento e sabotaggio della manifestazione, una grande folla è scesa in piazza malgrado il boicottaggio di Fratelli Musulmani e salatiti''.
Secondo l'articolo non ci sono stati problemi di sicurezza: ''Nonostante l'assenza di forze di sicurezza e della polizia militare, i giovani sono stati in grado di proteggere la piazza e prevenire infiltrazioni sovversive''. Secondo il principale quotidiano egiziano, ''la folla ha rifiutato un tentativo di riconciliazione in merito ai morti durante le rivolte e agli atti di corruzione del precedente regime''.
La seconda notizia riportata al centro della prima pagina riferisce: ''Nuove indagini per Mubarak e i suoi figli in un caso di corruzione''. Secondo il quotidiano egiziano, le indagini prenderanno il via dalle attività economiche dell'imprenditore vicino a Mubarak, Ibrahim Kamel, che avrebbe avuto ''un accesso al credito della banca del Cairo senza garanzie e in accordo con funzionari del regime'', conclude l'articolo. (segue)
M.O.: proteste in Egitto e scontri in Yemen in apertura quotidiani arabi (3)
Roma, 28 mag. -
(Aki) - AL-SHARQ-AL-AWSAT: Il giornale saudita apre con il titolo: ''I siriani bruciano le foto di Nasrallah''. Secondo la notizia di apertura del quotidiano, le forze di sicurezza siriane hanno aperto il fuoco contro i manifestanti in varie città e arrestato i manifestanti nelle dimostrazioni dello scorso venerdi'. ''I manifestanti hanno bruciato foto del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, in seguito alla sua dichiarazione di sostegno al regime siriano'', continua l'articolo. Il giornale saudita riporta che ''Internet è stato disconnesso sin dalla notte di giovedi' e le città di Daraa, Baniyas, Doma e Daria sono state circondate dall'esercito''.
Di spalla, nella prima pagina, si legge: ''L'aviazione è coinvolta nella battaglia di Saleh''. Secondo quanto riporta la seconda notizia principale del quotidiano saudita, ''dozzine di uomini appartenenti ai gruppi tribali di opposizione e di guardie repubblicane sono stati uccisi e feriti in tre diverse località yemenite''. Al Sharq prosegue riportando che ''forze aeree militari sono state usate a Naham, 100 km da Sana'a, nella battaglia tra guardie lealiste e membri delle tribù che sostengono i giovani rivoluzionari''.
AL-HAYAT: Il quotidiano libanese titola in apertura ''Il comunicato finale del G8: 18 punti a sostegno della primavera araba''. Nell'articolo principale si legge: ''Dopo i due giorni di Deauville, il report finale include 18 punti a sostegno delle primavere arabe con una richiesta alle banche di sviluppo internazionali e alle nazioni volenterose di favorire nuovi investimenti economici in Egitto e Tunisia''. Il quotidiano libanese riporta il sostegno ottenuto dal discorso del presidente americano Barak Obama per un ''piano di pace in Medio Oriente e una soluzione del conflitto israelo-palestinese''. (segue)
M.O.: proteste in Egitto e scontri in Yemen in apertura quotidiani arabi (4)
Roma, 28 mag. -
(Aki) - Secondo quanto riporta Al Hayat, nel comunicato si legge che ''Gheddafi non ha futuro in una Libia libera e democratica'' e si muovono critiche ''alla violazione dei diritti umani in Siria e Yemen''. Il titolo della seconda notizia principale di Al Hayat è: ''Siria: manifestanti uccisi e feriti nel venerdi' di proteste''. ''Nell'undicesimo venerdi' di proteste, decine di migliaia di manifestanti contro il regime hanno chiesto riforme democratiche, mentre le forze di sicurezza hanno sparato sulla folla e usato gas lacrimogeni'', riporta il quotidiano libanese.
Nella seconda notizia in risalto sulla prima pagina di Al Hayat si legge che ''il presidente russo, Dmitry Medvedev, ha chiesto al presidente siriano, Bashar al-Assad, di passare dalle parole ai fatti''. D'altraparte, ''il primo ministro turco, Recep Tayyip Erdogan, ha espresso il suo desiderio di mantenere relazioni strategiche con la Siria'', continua l’articolo. Secondo la notizia al centro della prima pagina di Al Hayat, ''i partiti politici siriani illegali hanno chiesto di ''pazientare e aderire al richiamo all'unità nazionale'' per mantenere la stabilità interna e iniziare il dialogo nazionale per discutere riforme politiche.
AL-KHABAR: Il giornale algerino apre con la lettera inviata al quotidiano dal generale in pensione Khaled Nazir. ''Khaled Nazir invia a Al Khabar le sue proposte di riforme politiche'', titola. Secondo il quotidiano algerino, ''se si emendasse la costituzione del 1989, cinque principi permetterebbero di non sospendere il processo elettorale''. I cinque punti che stanno a cuore al generale Nazir sono: ''La natura repubblicana e democratica dello stato, il trasferimento pacifico del potere, la protezione dei diritti dell'opposizione, la legittimità costituzionale e la libertà di espressione''. (segue)
M.O.: proteste in Egitto e scontri in Yemen in apertura quotidiani arabi (5)
Roma, 28 mag. -
(Aki) - AL-ARAB ONLINE: L'edizione online del quotidiano apre con la situazione in Libia. ''Mosca smette di sostenere Gheddafi e dice che tutto il mondo lo ha scaricato'', è il titolo principale del quotidiano. ''Un importante sviluppo politico si registra in Libia dopo la decisione russa di abbandonare il colonnello Muammar Gheddafi e l'avvio della seconda fase di intervento militare della NATO con l'uso di elicotteri da parte di Francia e Gran Bretagna'', commenta l'articolo.
Tuttavia, ''non sembra che il regime libico desideri raggiungere un compromesso'', prosegue l'articolo. In conclusione, si riporta la dichiarazione del capo della Commissione sanitaria libica che parla della ''morte di tre persone e del ferimento di 20'' nei bombardamenti di giovedi' a Misurata.
La seconda notizia principale dell'edizione online di Al Arab parla di ''manifestazioni in molte città siriane''. Secondo le dichiarazioni del presidente dell'Associazione siriana per i diritti umani, Abdul Karim Rihawi, ''le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro i manifestanti nella città di Deir al Zour e hanno disperso centinaia di manifestanti nel quartiere di Rukn Din, a nord di Damasco. In base alle dichiarazioni di Rihawi riportate da Al Arab online, ''manifestazioni hanno avuto luogo anche ad Aleppo, Derbassiyeh, Qamishli e Amuda''. Queste ultime tre sono città curde.

lunedì 30 maggio 2011

Intervista al blogger Wael Abbas

Egitto: blogger Abbas, secondo venerdi' della rabbia sia nuova rivoluzione
'Spero partecipino in tanti, ma in molti hanno deciso di boicottare la manifestazione'
Roma, 26 mag. -
(AKI) - La speranza e' che domani al Cairo migliaia di persone scendano in piazza per evitare che vengano traditi gli ideali della rivoluzione, che a febbraio ha portato alle dimissioni di Hosni Mubarak, ma il timore e' che dal 'secondo venerdi' della rabbia', in programma per domani in Egitto, non nasca una ''seconda rivoluzione''. ''Sostengo gli amici che hanno voluto la manifestazione di domani - afferma Wahel Abbas, uno dei blogger egiziani piu' famosi della rete, in un'intervista ad AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL - perche' qualsiasi mobilitazione contro l'Esercito e' utile alla causa della rivoluzione''.
''Spero partecipino tante persone, ma molti attivisti hanno deciso di boicottare le nuove manifestazioni perche' sono soddisfatti di quel che sta accadendo in Egitto. Io credo che la rivoluzione non sia finita'', dice poi durante una conferenza stampa a Roma nell'ambito delle iniziative organizzate da Un Ponte Per... per celebrare i 20 anni dall'inizio del lavoro dell'associazione. ''Le persone continuano a sparire, a essere torturate e non hanno neanche diritto a un processo giusto. L'obiettivo di domani e' quello di dare il via a una nuova rivolta, sperando che questa volta sia davvero una rivoluzione'', afferma Abbas, arrestato due volte durante la rivolta contro Mubarak.
''Sono stato arrestato due volte in una notte - ricorda nell'intervista ad AKI - Era il 3 febbraio, quando hanno iniziato a fermare gli stranieri e i giornalisti, consegnandoli all'Esercito. Una volta, mi hanno accusato di essere uno straniero e un'altra mi hanno arrestato perche' un mio amico aveva una telecamera nello zaino''. (segue)
(Vir-Acc/AKI)
Egitto: blogger Abbas, Consiglio militare abbandoni il potere
'Vorrei vedere il mio Paese democratico, con media liberi e liberta' di parola'
Roma, 26 mag. -
(Aki) - ''Dico al Consiglio supremo delle Forze armate di lasciare il potere, l'impegno in politica e consentire che la rivoluzione sia autonoma. Non abbiamo bisogno del controllo dell'Esercito''. E' l'appello che Wael Abbas, uno dei blogger egiziani piu' famosi della rete, lancia da Roma, dove e' arrivato per la prima volta per partecipare alle iniziative promosse da Un Ponte Per... in occasione dei 20 anni dall'inizio dei lavori dell'associazione.
''Vorrei vedere il mio Paese democratico, con un'ampia rappresentanza popolare, media liberi, liberta' di parola ed espressione, liberta' per le donne'', afferma in un'intervista ad AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL. ''Pensavamo che rimuovere (l'ex presidente Hosni) Mubarak e porre fine al ruolo politico che ha avuto per tanti anni fosse abbastanza, ma successivamente ci siamo resi conto che c'era bisogno di tempo per raggiungere i nostri obiettivi - dice poi Abbas durante una conferenza stampa - L'Esercito, che avrebbe dovuto essere neutrale, non ha fatto nulla per porre fine alle violenze contro di noi. Quel che voglio e' una nuova rivoluzione''.
Una ''nuova rivoluzione'' perche', spiega il blogger, ''l'Esercito anziche' varare una nuova Costituzione ha emesso un documento temporaneo con cui ha trasferito il potere da Mubarak nelle sue mani'' e, denuncia, ''in realta' non si e' mai proceduto con lo smantellamento della sicurezza di Stato, i cui vertici sono stati trasferiti e le cui sedi sono state spostate''. Ma non solo, Abbas punta il dito contro il Consiglio militare, colpevole di aver ''emanato una nuova legge che vieta qualsiasi manifestazione, cosa che non era mai avvenuta prima in Egitto: ora si puo' manifestare e si puo' scioperare - osserva - ma non durante l'orario di lavoro e questo e' fuori da ogni logica''. (segue)
(Vir-Acc/AKI)
Egitto: blogger Abbas, secondo venerdi' della rabbia sia nuova rivoluzione (2)
'Contro Mubarak la prima rivolta senza l'aiuto di leader e forze politiche'
Roma, 26 mag. -
(Aki) - ''Ho seguito le manifestazioni sin dal 25 gennaio e ho visto con i miei occhi la reazione della polizia. Non mi aspettavo che i primi assembramenti avessero il seguito che hanno avuto. L'anno scorso c'era stata una manifestazione simile e nulla era successo - prosegue Wahel Abbas, autore del blog MisrDigital e dal 2005 nel mirino delle autorita' egiziane per aver mostrato video su atti di violenza commessi dalla polizia nei confronti di cittadini inermi - Ma quest'anno, la gente e' scesa per strada dovunque al Cairo e molte persone che non avevano mai partecipato a manifestazioni erano li' con noi''.
E ricordando gli arresti, le uccisioni, le sassaiole, l'arrivo di cammelli e cavalli a Piazza Tahrir, il blogger, una delle voci piu' forti delle manifestazioni che hanno portato alle dimissioni di Mubarak, sottolinea come ''una cosa simile non fosse mai successa altrove''. ''Per la prima volta - conclude Abbas, che nel suo impegno si e' dovuto confrontare anche con il blocco dell'account su Youtube - la gente ha fatto una rivoluzione senza l'aiuto di leader e forze politiche''.
Egitto: blogger Abbas, Consiglio militare abbandoni il potere (2)
'Nel Paese regna un clima di paura'
Roma, 26 mag. -
(Aki) - Il blogger passa cosi' a denunciare la nascita di ''una nuova forma di censura'' mediatica, un ''clima terribile'' in cui ''molti giornalisti hanno ricevuto minacce'', in cui di recente ''un blogger e' stato condannato a tre anni di carcere per aver denunciato le violenze commesse dall'Esercito contro i manifestanti''. E in carcere, prosegue durante la conferenza stampa, ''continuano a esserci persone che vengono torturate'', mentre ''alcune detenute sono state costrette ad effettuare gli esami della verginita'''.
Sui rapporti di potere creatisi nell'Egitto del dopo-Mubarak, Wael Abbas non usa mezzi termini: ''l'Esercito usa la coalizione dei giovani come marionette'', ovvero dialoga con loro, ma non concede nulla. Proprio contro il Consiglio militare, lo scorso 23 maggio, ricorda Abbas ''e' stata lanciata un'iniziativa a cui hanno aderito 500 blogger, che hanno postato opinioni sul Consiglio militare''. ''E' stato fatto - sottolinea - per combattere il clima di paura che regna nel Paese''.
A sostegno delle voci come quella di Wael Abbas continuera' a lavorare Un Ponte Per..., ha assicurato Domenico Chirico, direttore dell'associazione nata nel 1991, subito dopo la fine dei bombardamenti sull'Iraq. ''Nei prossimi anni il nostro compito - ha detto in conferenza stampa - sara' quello di continuare su questo percorso per proteggere persone come Abbas, per non lasciarle sole ed evitare che vengano traditi i sogni di questa generazione''.
(Vir-Acc/AKI)
Egitto: blogger Abbas, i Fratelli musulmani sono solo opportunisti
'Ma potrebbero vincere il primo turno delle elezioni di settembre'
Roma, 26 mag. -
(Aki) - ''I Fratelli musulmani sono solo opportunisti, che stanno costruendo alleanze che non li aiuteranno''. Ne e' convinto Wael Abbas, uno dei blogger egiziani piu' famosi della rete, che allo stesso tempo pero' sostiene che il partito vicino alla fratellanza potrebbe ''vincere al primo turno delle elezioni parlamentari in calendario per settembre''. ''I Fratelli musulmani si sono alleati con l'Esercito nel 1954, poi hanno subito gli arresti ordinati dal presidente Gamal Abdel Nasser. E ora stanno ripetendo lo stesso errore'', afferma il blogger in un'intervista ad AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL a margine di una conferenza stampa organizzata a Roma da Un Ponte Per... nell'ambito delle iniziative promosse in occasione dei 20 anni dall'inizio dei lavori dell'associazione.
''I Fratelli musulmani hanno colto l'opportunita' della rivoluzione pur non sostenendola sin dall'inizio - prosegue - Mubarak ha sempre usato la confraternita per mettere paura all'Occidente. In questo modo gli islamisti non hanno mai avuto la possibilita' di avere presa sulla popolazione''. Tuttavia, dopo le dimissioni di Hosni Mubarak, i Fratelli musulmani hanno iniziato a sfruttare i loro canali privilegiati ''per fare propaganda attraverso le moschee e le opere caritatevoli''. Ora, conclude Abbas, ''molti credono che ci sia un accordo tra i Fratelli musulmani e l'Esercito''.
Alla conferenza stampa sono intervenuti anche Gianluca Peciola, consigliere della Provincia di Roma, Domenico Chirico, direttore di Un Ponte Per..., e Donatella Della Ratta, esperta di media arabi.
(Vir-Acc/AKI)

Alessia Virdis e Giuseppe Acconcia
Adnkronos, maggio 2011

domenica 29 maggio 2011

Yemen: scontro personale Saleh-Ahmar

Yemen: rapporto Icg, paese sul baratro per scontro personale Saleh-Ahmar
'Le rivalita' personali tra il presidente e il capo tribu' sono ostacolo a transizione'
Sana'a, 28 mag. -
(Aki) - ''Il conflitto yemenita è diventato una lotta personale tra la famiglia del presidente Ali Abdullah Saleh e la guida della tribù Hashed''. E' quanto emerge da un rapporto diffuso dall'International Crisis Group. ''Nel tentativo di mediazione tra le tribù rivali - si legge nel report - le rivalita' personali e la competizione per il potere tra i figli dello sheikh Abdullah al-Ahmar, Sadiq, e i suoi nove fratelli, e i figli e i nipoti del presidente Saleh sono il primo ostacolo ai negoziati per un pacifico trasferimento dei poteri''.
''Sono soprattutto le lotte intestine tra questi due gruppi, più dello scontro tribale, a mettere lo Yemen sull'orlo della guerra civile'', conclude l'International Crisis Group. Il documento ricorda come, nel corso dell'attacco delle forze fedeli al presidente Saleh al leader della tribù Hashed, i militari abbiano preso di mira nei giorni scorsi anche la casa di Sadiq, uno dei figli di al-Ahmar.
L'azione avrebbe però provocato anche la morte accidentale di vari sheikh e di Ghalib Ghamish, dirigente dei servizi segreti yemeniti e uomo di fiducia del presidente Saleh. Secondo l'istituto di ricerca degli Stati Uniti, questo episodio ha aggravato la faida tra famiglie che caratterizza queste settimane di scontri in Yemen. (segue)
Yemen: rapporto Icg, paese sul baratro per scontro personale Saleh-Ahmar (2)
Sana'a, 28 mag. -
(Aki) - Secondo l'International Crisis Group ''soltanto l'assicurazione di un'esclusione di entrambi i gruppi dal periodo di trasizione potrebbe spingere il presidente Saleh e i suoi figli a cedere il potere''. ''Saleh e i suoi figli sono timorosi che una cessione di potere possa determinare l'ascesa della famiglia al-Ahmar. Lasciare proseguire questo scontro tra famiglie può solo produrre altre violenze'', conclude il report.
In Yemen, il fallimento dei negoziati per una soluzione della crisi hanno determinato nuovi scontri tra le truppe fedeli al presidente Saleh e il capo della tribù dei ribelli Hashed, al-Ahmar. Il Consiglio di Cooperazione del Golfo aveva proposto un piano per il trasferimento dei poteri al vicepresidente in cambio, dell'immunità per Saleh, con lo scopo di formare un governo di coalizione, guidato dai gruppi di opposizione, incaricato di indire elezioni presidenziali entro due mesi. Per tre volte Saleh ha ritirato all'ultimo momento il suo via libera al piano.
(Acc/AKI)

Giuseppe Acconcia, Adnkronos

sabato 28 maggio 2011

Sawiris scende in campo

Egitto: Sawiris lascia Orascom per entrare in politica
Il Cairo, 17 mag. -
(Aki) - Il magnate egiziano, fondatore di Orascom Telecom, Naguib Sawiris, ha deciso di lasciare la multinazionale per entrare in politica. Lo riporta il giornale egiziano Masry al Youm.
''Ho deciso di concentrarmi sul lavoro sociale e politico con l'obiettivo di ricoprire un ruolo importante nella transizione democratica nell'Egitto postrivoluzionario'', si legge in un comunicato di Sawiris, rilanciato dal sito web del quotidiano.
Sawiris si e' piu' volte schierato con i manifestanti che a inizio anno hanno avviato la protesta contro l'ormai ex presidente egiziano Hosni Mubarak. Sawiris e' tra i fondatori del Partito per un Egitto libero, movimento di ispirazione liberale. In seguito alle violenze di Imbaba tra copti e musulmani di inizio maggio, Sawiris aveva chiesto allo sheikh di Al Azhar di difendere la minoranza copta in Egitto.
(Acc/AKI)
Egitto: Bichara subentra a Sawiris alla guida di Orascom
Il Cairo, 17 mag. -
(Aki) - Khaled Bichara, che ha preso parte alle manifestazioni antigovernative esplose a inizio anno in Egitto e che hanno portato alle dimissioni di Hosni Mubarak, prendera' il posto di Naguib Sawiris alla guida di Orascom. Lo riferisce il sito web del quotidiano al-Masri al-Youm, precisando che Ahmed Abou Doma, direttore di Orascom Bangladesh, prende il posto di Bichara, sino ad oggi numero due della compagnia.

Giuseppe Acconcia
17 maggio, Adnkronos

venerdì 27 maggio 2011

Intervista a Riccardo Redaelli

Iran: Redaelli, potere di Ahmadinejad e' in declino
'Khamenei umilia ogni giorno il presidente iraniano'
Teheran, 24 mag. -
(Aki) - ''Declina il potere del presidente Mahmoud Ahmadinejad che diventa sempre più una figura sacrificabile in nome dei valori della Rivoluzione islamica''. E' quanto dichiara ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL Riccardo Redaelli, docente di Cultura e civiltà del Medio Oriente presso l'Università Cattolica di Milano. ''La Guida suprema, Ali Khamenei, ha subito troppo e ora tenta di far tornare il presidente nel suo alveo'', afferma Redaelli che aggiunge: "Ali Khamenei umilia ogni giorno il presidente iraniano Ahmadinejad".
Riferendosi allo scontro tra presidenza della Repubblica islamica e Consiglio dei Guardiani, dovuto alla decisione di Ahmadinejad di assumere l'interim al Petrolio e che potrebbe portare all'impeachment del presidente, Redaelli sottolinea che "Khamenei non ama lo scontro, cerchera' di ridimensionare il ruolo del presidente Ahmadinejad e di imbrigliare il suo potere decisionale creando nuovi istituti". Proprio oggi i media iraniani hanno annunciato la nascita di un nuovo Consiglio Superiore Culturale per il Progresso, guidato da personalità vicine alla Guida Suprema.
''La Repubblica islamica e' un sistema diviso in centri di potere. Lo scontro ora è tra religiosi conservatori e ultraradicali, vicini ad Ahmadinejad, che vorrebbero estromettere dal potere i primi'', precisa Redaelli in merito alle divisioni all'interno al blocco conservatore e alle ripercussioni nel clero tradizionale. ''Queste divisioni erano già presenti da anni - continua - ma venivano nascoste dall'uso che la Guida suprema Khamenei faceva del presidente Ahmadinejad in funzione repressiva del movimento riformista". (segue)
(Acc/AKI)
Iran: Redaelli, potere di Ahmadinejad e' in declino (2)
'Scontro interno leadership conservatrice piu' pericoloso dello scontro tra riformisti e conservatori'
Teheran, 24 mag. -
Secondo il docente dell'Università Cattolica, "questo scontro interno alla leadership conservatrice ha una natura piu' pericolosa dello scontro tra riformisti e conservatori degli anni di presidenza di Mohammad Khatami, perché gli ultraradicali sono annidati in centri di potere sostanziali e sostenuti dagli strati piu' poveri della popolazione''. ''Gli ultraradicali cercano di marginalizzare il clero tradizionale - prosegue Redaelli - Questo tentativo acuisce le divisioni tra clero politicizzato e i religiosi di Qom e Mashad. E sta trasformando la teocrazia islamica in uno stato totalitario".
In relazione al sostegno che il presidente Ahmadinejad ha sempre avuto da parte di pasdaran e gruppi paramilitari, Redaelli conclude affermando che, a suo parere "le divisioni si annidano anche all'interno dei basiji e dei pasdaran e per questo motivo i conservatori vicini a Khamenei tentano di accelerare l'uscita di scena del presidente Ahmadinejad prima che sia troppo tardi".

Giuseppe Acconcia, 25 maggio 2011, Adnkronos

giovedì 26 maggio 2011

Il cambiamento si fa arte

Egitto: sui muri i graffiti della rivoluzione, il cambiamento si fa arte
I writer in festa per due giorni al Cairo
Il Cairo, 23 mag. -
(Aki) - L'atmosfera di liberta' prodotta in Egitto dalla rivoluzione contro l'ex rais Hosni Mubarak ha trovato espressione anche sui muri del Cairo, dove i 'graffitari' egiziani hanno partecipato nei giorni scorsi al 'Weekend dei graffiti folli'. Per due giorni, gli artisti di strada hanno colorato le vie del Cairo, dedicando molte delle loro opere alla rivoluzione e ai suoi 'martiri'.
Gli artisti si sono dati appuntamento nel quartiere di Zamalek e intorno a piazza Tahrir. ''Di solito lavoriamo da soli, volevo vedere cosa sarebbe successo se per una volta ci fossimo organizzati e avessimo lavorato in gruppo'', ha spiegato ad al-Ahram On-line uno degli organizzatori, il 'writer' Ganzeer. Uno dei murales dipinti tra sabato e domenica e' stato dedicato a Islam Raafat, 18enne ucciso da un carro armato delle forze di sicurezza durante i 18 giorni di occupazione di piazza Tahrir.
''Non dobbiamo dimenticare i nostri martiri, spero che saremo in grado di dipingere per le strade della citta' una per una le 850 persone morte per un Egitto migliore'', ha continuato Ganzeer. Uno dei graffiti piu' significativi nelle rivolte egiziane era stato dipinto ad Alessandria su un grande muro e dedicato a Khaled Sayd, giovane ucciso durante le violenze. Wael Ghonim, attivista e blogger, aveva ideato in sua memoria la pagina Facebook ''Siamo tutti Khaled Sayd'', che aveva raccolto in poche ore il sostegno di centinaia di attivisti. (segue)
Egitto: sui muri i graffiti della rivoluzione, il cambiamento si fa arte (2)
Il Cairo, 23 mag. -
(Aki) - Uno dei nuovi graffiti disegnati da Ganzeer si trova a Zamalek, antico quartiere del centro del Cairo abitato soprattutto da stranieri, e rappresenta un bambino su una bicicletta che porta il pane e si confronta con un carro armato. ''Le rivolte non sono nate dal nulla, ma da un lento lavoro di artisti e intellettuali iniziato almeno dieci anni fa'', spiega ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL Magdy El Shafee, fumettista e autore di 'Metro', libro illustrato sottoposto a censura dal regime di Mubarak.
''Graffiti e rap: sono le nuove tecniche della rivoluzione culturale egiziana'', dichiara Magdy El Shafee. Il disegnatore e' tra gli ideatori della rivista ''Tok, tok'' e tra i primi graffitari che hanno colorato le mura che circondano l'Universita' americana del Cairo. ''La Rivoluzione ha dato nuovo impulso alle attivita' culturali egiziane, dal teatro al cinema documentario, fino alla musica rap'', continua Magdy. Secondo il disegnatore, le nuove tecniche usate dagli artisti egiziani non sono nate dal nulla.
''Hanno ispirato i giovani egiziani film come 'Fight club' e 'V per vendetta' - continua l'autore di Metro - Questo spiega perche' la rivoluzione culturale egiziana piu' che creare un nuovo linguaggio usi tecniche di oltreoceano per raccontare un paese che cambia. Gli egiziani cercano la loro nuova identita' in una societa' che potrebbe offrire loro possibilita' senza precedenti''. Concerti di musica rap e pop, spettacoli di mimi e danzatori hanno invaso in varie occasioni le strade del Cairo nei quartieri del centro, a Nasr City e Helipolis. Questa ondata senza precedenti di attivita' culturali sta raggiungendo lentamente anche la periferia urbana, con eventi organizzati e improvvisati che attirano l'attenzione di centinaia di fan e curiosi.

Giuseppe Acconcia, maggio 2011, Adnkronos


mercoledì 25 maggio 2011

Rassegna stampa

M.O.: crisi in Siria e violenze in Yemen in apertura della stampa araba
Dubai, 24 mag. -
(Aki) - Le sanzioni imposte dall’Unione europea alla Siria di Bashar al-Assad e gli scontri registrati ieri a Sana’a, capitale dello Yemen, sono i temi principali trattati dalla stampa araba di oggi.
AL-SHARQ AL-AWSAT. Il giornale di proprietà saudita apre con le "Sanzioni imposte alla Siria". L’articolo di apertura riporta le pressioni dell’Unione europea sulla Siria con "viaggi all’estero proibiti e congelamento dei beni per il presidente siriano Bashaar Al-Asaad e dieci funzionari siriani", mentre il Segretario di Stato Hillary Clinton ha chiesto al presidente Assad di "fermare le violenze". D'altra parte, la Siria ha condannato l'iniziativa dell'Unione europea, con il ministro degli esteri Waleed Al-Moalem che ha dichiarato che "le sanzioni sono contro gli interessi siriani". La seconda notizia dell’edizione odierna del quotidiano saudita parla degli "Scontri tra la polizia di Saleh e le forze armate al-Ahmar" in Yemen. L’articolo riporta: "scontri tra tribù antigovernative e le forze militari lealiste a Sana'a". Secondo il quotidiano saudita "le opposizioni hanno avvertito le tribù del rischio di una guerra civile". L’articolo annuncia che l'ambasciata degli Stati uniti ha chiuso il consolato di Sana'a per mancanza di sicurezza nella città yemenita. (segue)
M.O.: crisi in Siria e violenze in Yemen in apertura della stampa araba (2)

Dubai, 24 mag. -
(Aki) - AL-QUDS AL-ARABI. Il giornale concorrente diretto da Abdel Bari Attwan titola: "Scontri armati in Yemen portano il Paese sull’orlo di una guerra civile". Secondo il quotidiano "membri della tribù Hashid, della famiglia al-Ahmar, hanno preso il controllo della sede centrale del Partito del Congresso, attualmente al potere, del ministero del Commercio e Industria e hanno tentato di occupare il ministero dell'Interno, delle Comunicazioni e dell'Informazione". Il giornale riporta la notizia dell'arresto di venti impiegati dell'agenzia di stampa 'Yemen News' all'interno del palazzo dell'Informazione e di un giornalista ferito a una gamba.
Di spalla si parla invece della Siria con un articolo dal titolo: "L’Unione europea impone il bando nei viaggi all’estero e il congelamento dei beni del presidente siriano Assad mentre Damasco denuncia" l'azione di Bruxelles. Il giornale intervista un funzionario siriano che ha condannato "queste sanzioni in questo momento in cui tentiamo di tornare alla stabilità e pianifichiamo riforme, mentre l’Unione europea interferisce nei nostri affari e mette in pericolo la stabilità del Paese". Le sanzioni dell’Unione europea colpiscono anche 10 membri dell’establishment di Assad. "Se qualcuno reprime la sua gente, rispondendo a manifestazioni pacifiche con l’uso della forza, queste azioni devono determinare delle risposte dell’Unione europea", ha dichiarato il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle. Il quotidiano riporta anche le dichiarazioni del ministro degli Esteri olandese, Uri Rosenthal, che ha dichiarato che "imporre sanzioni su Assad e il suo entourage e’ un segnale chiaro che l'Unione europea non perdonerà la politica del presidente Assad di violenza e repressione". (segue)
Aki) - AL-HAYAT: Il giornale libanese apre sulla crisi in Yemen e titola: "scontri tra le Forze di Sicurezza e membri delle forze armate di Hashid". Secondo questo giornale le tensioni sono scoppiate a Sana'a dopo il "rifiuto del presidente yemenita di concedere il trasferimento dei poteri al Consiglio di cooperazione del Golfo. Questo ha causato scontri tra tribu’ antigovernative e forze militari lealiste". Sempre secondo il giornale libanese, sei persone sarebbero rimaste uccise e 40 ferite. Al-Hayat riporta le dichiarazioni del portavoce del Dipartimento di Stato, Mark Toner: "crediamo che il presidente Saleh abbia ancora l’opportunita’ di approvare questa iniziativa". Inoltre, il portavoce del ministro degli Esteri francese, Bernard Valero, ha dichiarato che la posizione di Saleh sul passaggio di poteri è "irresponsabile e inaccettabile".

La seconda notizia di questo giornale riguarda le "iniziative diplomatiche avviate per chiudere la crisi libica". Jeffrey D.Feltman, Vice Segretario di Stato, ha visitato Bengasi dove ha incontrato i leader del Consiglio nazionale di transizione. Il quotidiano ricorda che "questa visita ha fatto seguito al viaggio dell’Alto rappresentante per gli affari esteri dell’Unione europea, Catherine Ashton. Entrambi hanno dichiarato che e’ tempo per Gheddafi di lasciare". Secondo al-Hayat, i ribelli si trovano nei pressi di Brega, a 20 chilometri dall’area controllata da Muammar Gheddafi. Anche il presidente turco Erdogan ha detto che "la Turchia continuera’ il dialogo con i ribelli e la comunita’ internazionale. La road map turca e’ la soluzione per risolvere le richieste della gente", ha continuato Erdogan secondo quanto riportato dal quotidiano libanese. (segue)
(Aki) - EL-KHABAR. Il quotidiano algerino dedica la sua prima pagina a temi di carattere interno e titola: "la Gran Bretagna elogia le consultazioni sulle riforme politiche in Algeria". Alistar Burt, ministro per il Medio Oriente e il Nord Africa, ha elogiato il dialogo nazionale ricordando che la "Comissione nazionale consultiva" e’ nata lo scorso 21 maggio. Secondo il discorso di Burt riportato da 'al-Khabar', "il dialogo nazionale deve comprendere una revisione costituzionale, emendamenti alla legge elettorale, sui media, decentralizzazione e partecipazione politica per le donne". Di spalla il giornale riporta un articolo dal titolo: "Sultany a Mazouzy: i brogli elettorali del 1997 sono un crimine grave". Il leader del partito islamico Hams, Abu Jara Sultany, ha dichiarato di non aver offeso Mustafa Mazouzy, ex parlamentare e presidente della commissione investigativa per i brogli nelle elezioni legislative del 1997. Sultany ha aggiunto che "pubblicare i risultati dell’inchiesta risponde al diritto del popolo algerino di sapere tutta la verità".

AL-ARAB ONLINE. La notizia di apertura del quotidiano giordano è dedicata alla Libia: "la Gran Bretagna si unisce alla Francia e invia elicotteri in Libia". Il ministro della Difesa francese Gerard Ongeh ha dichiarato a Bruxelles che "la Gran Bretagna si sta preparando a impegnare elicotteri in Libia". Il ministro Ongeh ha aggiunto che il dispiegamento fa seguito all’invio di una portaerei francese al largo delle coste libiche. La seconda notizia parla di "Scontri in Yemen dopo il fallito accordo". Si legge nell'articolo che "gli scontri avvenuti a Sana'a tra forze lealiste e gruppi di opposizione mettono a rischio una soluzione politica della crisi yemenita".

domenica 22 maggio 2011

Il Grande Inquisitore. Peter Brook

Il teatro Stabile d’Innovazione Galleria Toledo apre la nuova stagione 2007/2008 proponendo “Il Grande inquisitore”, testo di enorme spessore di uno dei più importanti registi europei Peter Brook. Tratto da un frammento de “I fratelli Karamazov” di Fëdor Dostoevskij, è il discorso di un giudice di fronte al nuovo avvento di Cristo nella Spagna del XVI secolo. In un’epoca di terribili persecuzioni contro gli eretici, dopo essere sceso tra la gente, Cristo è di nuovo accusato ed arrestato per aver risvegliato negli uomini coscienza e libero arbitrio. Sulla scena un giovane (Joachim Zuber) ascolta in silenzio mentre il vecchio inquisitore (Bruce Myers) descrive la lenta correzione della libertà concessa da Cristo all’uomo ad opera di un’oligarchia universale. Lo fa riproponendo le tre tentazioni del deserto a cui Gesù fu sottoposto. Egli rifiutò di trasformare le pietre in pane poiché “l’uomo non vive di solo pane”. Così non volle che l’umanità lo seguisse solo per necessità. Un gruppo di eletti ha corretto questo assunto dando all’uomo ciò di cui cibarsi. “Ma non capisci che i secoli passeranno e l’umanità proclamerà che non esiste il delitto e nemmeno il peccato, ma vi sono soltanto degli affamati? Noi allora li nutriremo in tuo nome”. A questo punto, l’inquisitore aggiunge che l’uomo ha bisogno di “consegnare a qualcuno il dono della libertà”. Gesù, rifiutando di adempiere alla seconda tentazione che gli chiedeva di salvarsi nella caduta dal dirupo, aveva tolto all’uomo il miracolo. “Ma tu non sapevi che appena l’uomo respinge il miracolo, respinge con questo anche Dio, poiché l’uomo cerca Iddio quanto il miracolo; quando resta senza miracolo si sente debole e crea a sé nuovi miracoli e s’inchina davanti ai maghi e alle streghe, sia pur egli cento volte ribelle, eretico ed ateo”. Infine, l’inquisitore gli rimprovera di aver rifiutato la spada di Cesare. “Quanto tu avessi accettato il mondo, e la porpora di Cesare, avresti potuto fondare un regno universale, assicurando a tutti la pace. Noi prendemmo la spada di Cesare, e naturalmente prendendola, ti respingemmo e passammo a lui. Vi sono sulla terra tre forze uniche, capaci di vincere e di piegare la coscienza di questi deboli ribelli, per loro felicità, e queste tre forze sono: il miracolo, il mistero e l’autorità.” L’inquisitore sostiene che in questo modo sarà creata la felicità per uomini sottomessi a cui verrà concesso il pane soltanto come frutto del loro lavoro, a cui sarà permesso di peccare limitatamente al tempo libero, così, incapaci di giudicare sul bene e sul male, milioni di persone vivranno felici tranne alcune migliaia di oligarchi, custodi della verità, che, mantenendo il loro segreto, vivranno infelici.   
La scena semplice richiama la struttura del teatro di parola a cui il regista inglese fa riferimento. Bruce Myers, ha una forza interpretativa unica. Recitando in inglese con sopratitoli in italiano, dimostra le sue doti espressive, gestuali e di padronanza dello spazio grazie alla formazione shakespeariana acquisita alla Royal Academy of Dramatic Art. “Il Grande inquisitore” è uno dei testi proposti da Peter Brook al Centre International de Création Théâtral, da lui fondato a Parigi nel 1971, e messo in scena nel Théâtre des Bouffes du Nord da lui diretto. “In un’epoca in cui le dicotomie che hanno retto il mondo si sono dileguate - sostiene Brook - forse l’atteggiamento migliore è quello espresso dal Cristo di Dostoevskij, che fa prevalere sulla discussione l’azione e l’esperienza diretta.”

La Sicilia, 2007
Giuseppe Acconcia


sabato 21 maggio 2011

The crisis of the Arab Authoritarian Regimes


The Crisis of the Arab Authoritarian Regimes

Authoritarian regimes: the case of the National Democratic Party in Egypt.
Egypt and Mubarak: leadership, ideology, pluralism and mobilization.

The Arab Spring: a social, liberal, Islamic, military, youthful revolution.
From Tunisia to Syria: a revolutionary wave (1848, 1968, 1989).
Armed forces and social movements: their relations with political power.

Political Islam – The Muslim Brotherhood: an international organization.
The revolts: Tahrir Square, social networks and media, the Fridays, pacifism.
Religious sectarianism and confessional challenges: Christians, Sufis and Salafists.

Iran and the “Green Movement” (2009): anticipating the revolts.
Israel and the Palestinian Territories: the consequences of the revolts.
Cultural movements and revolution: civil society and new techniques in the cultural industry.

Giuseppe Acconcia
Bocconi, Milano, 19 maggio 2011

venerdì 20 maggio 2011

Intervista al Segretario generale della Lega araba, Nabil Al arabi

Intervista Nabil el Arabi, Hamed Hussein e Giuseppe Acconcia 

M.O.: ministro esteri Egitto, promuoveremo conferenza di pace
El Arabi, Subito dopo formazione stato palestinese
Roma, 17 mag. -
(Aki) - L'Egitto ''promuovera' una conferenza di pace per trovare una soluzione al conflitto israelo-palestinese''. Lo annuncia il ministro degli Esteri egiziano, Nabil el Arabi, in visita in Italia, in un'intervista ad AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL. ''L'accordo (siglato al Cairo il 4 maggio scorso tra Hamas e Fatah, ndr) e' servito a rafforzare l'autorita' di uno degli interlocutori. Se i palestinesi sono divisi, Israele proseguira' unilateralmente e denuncera' sempre l'assenza di un interlocutore credibile'', spiega il ministro uscente, appena nominato segretario generale della Lega araba.
''Quando in un negoziato c'e' una parte molto forte e un'altra debole - prosegue - e' necessario sostenere chi ha meno forza. E per questo motivo la comunita' internazionale dovrebbe riconoscere lo Stato palestinese al piu' presto. Il passo successivo alla formazione di un forte governo palestinese sara' promuovere una conferenza di pace'', prosegue il capo della diplomazia egiziana.
Il ministro fa riferimento alle numerose conferenze di pace che hanno tentato di porre fine al conflitto e al nuovo corso determinatosi in relazione alla 'primavera araba'. ''I tentativi sono stati molteplici dal 1949 al 1973, fino alle recenti iniziative promosse da Clinton e Bush. Ma ora le condizioni sono cambiate - afferma - La linea di tutti coloro che sono coinvolti nella questione israelo-palestinese negli ultimi venti anni e' stata di gestire un conflitto, noi vogliamo chiudere il conflitto''. (segue)
M.O.: ministro Esteri Egitto, Italia riconosca indipendenza palestinese
El Arabi, Dichiarazioni indipendenza sono tutte unilaterali
Roma, 17 mag. -
(Aki) - ''Il presidente Berlusconi sa bene che tutte le dichiarazioni di indipendenza sono state fatte unilateralmente a partire da quella dichiarazione degli Stati Uniti. Lo stesso e' avvenuto per la fondazione di Israele''. Lo afferma il ministro degli Esteri egiziano, Nabil el Arabi, in un'intervista ad AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL, commentando la posizione del governo italiano che, in riferimento alla questione palestinese, ha fatto sapere di non voler riconoscere uno stato creato sulla base di una dichiarazione unilaterale di indipendenza.
''Quando sara' riconosciuto lo Stato palestinese sara' necessario continuare con negoziati bilaterali per la definizione dei confini e degli altri temi oggetto di controversia'', ha precisato el Arabi, ministro uscente, appena nominato Segretario generale della Lega Araba.
M.O.: ministro esteri Egitto, promuoveremo conferenza di pace (2)
Roma, 17 mag. -
(Aki) - Riguardo, poi, alle critiche sull'uso della violenza da parte di Hamas, per el Arabi ''ci sono esponenti di Hamas che fanno un uso scorretto della violenza cosa che succede anche in campo israeliano''. ''L'importanza di un nuovo governo con una linea guida unica nei territori palestinesi e' essenziale'', sottolinea.
A questo proposito el Arabi ricorda la necessita' della fodazione di uno Stato palestinese indipendente, affermando che ''la necessita' di due stati, uno israeliano e uno palestinese, e' sancita dalla risoluzione delle Nazioni Unite del 1948, che sancisce la fondazione dello Stato di Israele''. ''Questo ha determinato basi legali egualitarie per israeliani e palestinesi per avere due stati indipendenti. Anche George Bush prima e Barack Obama poi si sono espressi in questo senso. Negli ultimi anni - conclude - l'intera comunita' internazionale ha seguito questa iniziativa''.
Libia: ministro Esteri Egitto, siamo vicini all'opposizione
El Arabi, Gheddafi chiuda conflitto e non prosegua con uso armi
Roma, 17 mag. -
(Aki) - ''Non vogliamo che in Libia proseguano le violenze, questo e' motivo di simpatia per le forze di opposizione''. Lo afferma il ministro degli Esteri egiziano e neo segretario generale della Lega Araba, Nabil El Arabi, in un'intervista ad AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL.
La richiesta del governo egiziano al colonnello libico Muammar Gheddafi, quindi, e' di cessare le ostilita'. ''Gheddafi chiuda il conflitto e non prosegua nell'uso delle armi'', dichiara il ministro, in visita a Roma. El Arabi esprime poi le sue preoccupazioni in merito al conflitto in corso nelle zone lungo il confine occidentale egiziano. ''Siamo preoccupati per il bagno di sangue che sta colpendo i nostri vicini libici e per la numerosa comunita' egiziana in Libia’’, ammette Al Arabi.
Iran: ministro Esteri Egitto, Teheran non e' un nemico
El Arabi, Ma non deve interferire in affari interni del Cairo
Roma, 17 mag. -
(Aki) - ''In questa fase, l'Egitto non ha piu' nemici. Neppure l'Iran e' un nemico''. Lo dichiara ad AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL Nabil el Arabi, ministro degli Esteri egiziano appena nominato segretario generale della Lega Araba. ''Non abbiamo ancora avviato un negoziato con l'Iran per rafforzare le relazioni diplomatiche'', dice al Arabi, sottolineando pero' come ''l'Iran non debba interferire nella politica interna egiziana''. ''Le autorita' iraniane - afferma - devono mostrare una mentalita' aperta e, nelle relazioni bilaterali, devono rispettare la reciproca autonomia''.
El Arabi, una volta nominato ministro degli Esteri, si e' subito espresso in favore di nuove relazioni diplomatiche tra Egitto e Iran. Dal 1979, anno della Rivoluzione islamica, Egitto e Iran non hanno ambasciate nei due Paesi. Sul futuro delle relazioni tra Il Cairo e Teheran, El Arabi precisa che ''solo tre paesi al mondo non hanno relazioni diplomatiche piene con l'Iran: Stati Uniti, Israele ed Egitto''. ''Tuttavia sin dal 1991 esistono dei rapporti tra Egitto e Iran. Esistono gia' due uffici di rappresentanza al Cairo e a Teheran - conclude - che gestiscono le relazioni tra i nostri Paesi''.

Adnkronos, Roma, 17 maggio 2011

mercoledì 18 maggio 2011

Fratelli musulmani: un'organizzazione internazionale

Il Cairo, 16 mag. -
(Aki) - Dopo la nomina dell'egiziano Nabil el-Arabi come segretario generale della Lega Araba, la Guida suprema dei Fratelli musulmani, Mohammed Badie, si e' congratulata con il ministro degli Esteri uscente. Badie, in particolare, ha ringraziato el-Arabi ''per il lavoro svolto da ministro degli Esteri''.
Il leader della fratellanza ha aggiunto che la Lega Araba avra' un ruolo molto piu' importante d'ora in avanti. ''Le rivolte della primavera araba rafforzeranno il ruolo della Lega Araba - ha dichiarato Badie in un comunicato diramato dalla fratellanza - e il Segretario generale avra' sempre piu' un ruolo incisivo di mediatore''.
Egitto: Fratelli Musulmani, rafforzare nostro ruolo internazionale
'Vogliamo nostra Organizzazione internazionale piu' forte'
Il Cairo, 16 mag. -
(Aki) - Le rivolte in corso nel mondo arabo danno alla ''Lega Araba un ruolo piu' forte'', che deve crescere di pari passo con ''un'azione piu' incisiva dell'organizzazione internazionale che unisce i Fratelli Musulmani nel mondo''. E' l'auspicio espresso ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL da Mohammed El Qassas, membro dei Fratelli musulmani e del partito Liberta' e Giustizia.
La fratellanza ha piu' volte sottolineato la necessita' di una rinnovata azione dell'Organizzazione Internazionale dei Fratelli musulmani, che conta piu' di 25 gruppi aderenti, dalla Tunisia alla Malesia fino ai rappresentanti nelle capitali europee.
Negli anni Novanta, l'organizzazione internazionale, con sede al Cairo, aveva condannato univocamente gli attacchi in Iraq e Afghanistan. Tuttavia, negli ultimi anni, il ridimensionamento dei Fratelli Musulmani nella vita politica egiziana aveva anche reso meno organica l'azione dell'organizzazione internazionale a loro legata.
Egitto: Fratelli Musulmani, bene nomina el-Arabi a guida Lega Araba (2)
L'ex membro del partito di Mubarak el Fiqi defenestrato all'ultimo momento
Il Cairo, 16 mag. -
(Aki) - Intanto, emergono alcuni particolari in merito alla nomina di el-Arabi a Segretario generale della Lega Araba. Molti paesi arabi si erano opposti alla candidatura di Mustafa El-Fiqi, ex diplomatico inizialmente indicato dal Cairo per la carica. In particolare, il Qatar aveva proposto un candidato alternativo e a quel punto l'Egitto ha cambiato ieri il suo candidato, proponendo el-Arabi, nonostante un suo iniziale rifiuto. Mustafa El-Fiqi era ai vertici del Partito nazionale democratico dell'ex presidente Hosni Mubarak, ora dissolto.
Secondo il quotidiano Youm7, el-Fiqi avrebbe ricevuto la notizia della sua esclusione poco prima della formalizzazione della nuova candidatura e avrebbe avuto poco dopo un incontro con il Consiglio supremo delle forze armate, al potere in Egitto dopo le dimissioni di Mubarak. Amr Moussa e' stato presidente della Lega Araba per dieci anni. Nelle scorse settimane, l'esponente politico egiziano aveva annunciato le dimissioni per potersi candidare alle elezioni presidenziali del prossimo novembre. Il suo successore El-Arabi aveva assunto la carica di ministro degli Esteri nel governo guidato da Essam Sharaf dopo le dimissioni di Ahmed Abul-Gheit.
Dal 1945 e' l'Egitto a ricoprire la carica di Segretario generale della Lega Araba, ad eccezione di un breve periodo dopo il 1979 in cui e' stata assegnata alla Tunisia, dopo la ratifica dell'Egitto del Trattato di pace con Israele. L'organizzazione ha svolto un ruolo di spicco nelle crisi petrolifere della regione, nel conflitto israelo-palestinese e nella gestione delle controversie sulla distribuzione delle acque del Nilo. Tuttavia, l'Organizzazione attraversa una fase di transizione insieme ai principali Stati membri. In seguito alla crisi tunisina, infatti, sette sui 23 Stati membri attraversano crisi politiche interne. Mentre la Libia, dopo le critiche subite da Amr Moussa per non aver incisivamente condannato i crimini di Gheddafi, e' stata sospesa dall'organizzazione lo scorso 22 febbraio.

Adnkronos, 16 maggio 2011 
Giuseppe Acconcia

domenica 15 maggio 2011

Non inciampare nei giornali

Sono un mucchio
lì accatastati
tra riviste e giornali.

Sono centinaia di migliaia
formano grattacieli altissimi
raccontano, come si dice, notizie.

Sono carta coperta di inchiostro
distribuita nei piccoli
chioschi aperti all’alba.

Sono pieni di discorsi di nominati giornalisti
i più brillanti, i migliori dei migliori
accozzaglie di parole imprecise.

Sono comunicatori come altri
ma veramente artefatti,
per lo più capaci di parlare
di ogni argomento
senza alcuna conoscenza.

Un’intervista campata in aria,
un fatto nuovo,
un collegamento magistrale
entra in scena il comunicatore
per distorcere quella piccola storia.

Chi come me voleva raccontare,
era affascinato dalle notizie,
metodo infallibile per entusiasmarsi
a qualsiasi cosa,
ma adesso non può far finta di niente.

Non è stato difficile,
è bastato guardare le facce dei chiamati giornalisti,
nessuna serenità, nessuna verità,
ingabbiati loro stessi in cumuli
di parole inutili ed inventate,
ripetute all’infinito, intuizioni errate,
racconti distorti, fatti senza fondamenti
che acquistano ogni giorno potere essenziale.

Guardateli i contabili della scrittura
affaticarsi nei resoconti, nei prospetti, negli schemi,
negli stati patrimoniali,
nelle strutture linguistiche efficaci di comunicazione.

Non farti incantare dall’aria oscura,
dalle cartine ingiallite, dal volto del guru indonesiano
della libreria Odradek, dai vecchi mobili di una cantina, da redazioni postpseudocomuniste,
neppure quelle sono eccezioni,
è la velocità che rovina, la tecnica che ha colpito definitivamente,
senza alcun segnale di ripresa possibile.

Non pensare che gli esteri siano meglio,
se distingui l’uniformità del discorso politico bipolare del tuo paese[1],
allontanandoti da questioni politiche
tendenti monotonamente verso un infinito limite destro,
perché dovresti descrivere altri paesi
solo parlando dei loro altrettanto oligarchici affari politici?
Non pensare che i critici siano meglio,
se hai ben chiaro il vuoto della lettura
tra le righe o tra le immagini
senza vedere le righe e le immagini,
come puoi occuparti di raccontare trame o giudicare?
Non pensare che le cronache locali siano migliori,
gli affannati cronisti del mercato bovario
o dei funerali assassini che
facce toste devono avere per fare domande?

Non voglio denigrarvi,
ma non è necessario sapere le cose che raccontate,
anzi, quasi sempre, le poche verità necessarie sono altrove,
non serve recarsi a quel chiosco
né accendere lo schermo,
consiglio di mille professori.

Non perdiamo altre forze,
per favore, scavalchiamo quei mucchi di giornali.



[1] I conflitti tra i piccoli interessi dell’oligarchia e le grandi necessità delle masse non trovano una risposta positiva in questo sistema democratico. Per questo, i partiti post-comunisti sono delle caricature sia all’opposizione che al governo. In entrambi i casi non influenzano minimamente le scelte politiche dei partiti socialisti o detti di sinistra che incoraggiano il sistema capitalistico sovrapponendosi ai conservatori per strappare loro il governo. Questo rende necessario criticare gli effetti delle libertà borghesi sull’uomo ed un’analisi più libera sui metodi autoritari usati altrove per affermare le necessità della maggioranza.

Tratto da ''1,2,3, liberi tutti!'', 2007
Giuseppe Acconcia

sabato 14 maggio 2011

Il metaesercito della cultura (1952-2011)


Sheikh Imam cantava: “nei nostri campi c’è chi come noi lavora con le mani/le birrerie vicine alle industrie e le prigioni al posto dei giardini/lascia (sicurezza di stato) i tuoi segugi per strada e chiudici nelle tue prigioni/non lasciarci dormire nei nostri letti/dormiremo in prigione e non nei nostri letti/domanda di noi nei giorni della Rivoluzione/l’abbiamo fatta e a noi basta/sappiamo chi ci ha feriti e conosciamo noi stessi/lavoratori, contadini, studenti, il nostro orologio suona e iniziamo/imbocchiamo una strada senza ritorno perchè l’onore è vicino ai nostri occhi”. Ahmad Foad Nigm, ottantenne poeta vernacoliere egiziano, scrisse questi versi dopo la Rivoluzione del 1952. Pensa di scrivere di nuovo, guarda le immagini dei moti egiziani scorrere sullo schermo e racconta, rinato nel fisico e nello spirito. “L’esercito inglese ha aperto l’Egitto all’Europa e spronato il popolo a liberarsi dall’occupazione. Nonostante negli anni ’40 fossero nati partiti e movimenti politici, solo l’esercito egiziano seppe usare questo sentimento. Il primo ministro Ali Maher andò dal re Farouk perchè accettasse le sue dimissioni. Il re firmò, ma lo richiamò poco dopo per siglare un nuovo documento. La prima volta la sua mano tremava. La comparsa di Nasser all’interno dell’esercito e la sua allenza con i socialisti cambiò ogni cosa in Egitto. E Sadat, talento d’ignoranza, è stato il portavoce dell’esercito. La Rivoluzione del 1952 fu contro la borghesia feudale. Da quel momento, l’esercito dovette vedersela con i comunisti: gli operai di Mahalla vennero fucilati in pubblico per questo. Dopo di che, l’esercito ha dovuto confrontarsi con gli islamisti. Ha sempre cercato di mantenere buone relazioni con Stati Uniti e Fratelli musulmani da una parte, sovietici e comunisti egiziani dall’altra. Così facendo, l’esercito ha vanificato gli sforzi rivoluzionari del 1952”.
Nigm è entusiasta, questa non è una rivoluzione militare. “Il 2011 sarà ricordato come l’anno della prima Rivoluzione in Egitto, sono felice e orgoglioso per questo. L’intera popolazione è scesa in piazza. Aspettate finchè sarà completata, sarà una leggenda da raccontare! Gente senza il coltellino per sminuzzare la cipolla ha affrontato un gigantesco sistema di sicurezza di stato, che si è sbriciolato. Tutti ora credono nei giovani, sono andati in trenta a Tahrir e sono diventati un milione. E ancora sono lì. Questa abilità di spingere la gente in piazza non ha un colore politico. Ha fatto più Wael Ghonim con la sua pagina Facebook “Siamo tutti Khaled Sayd” che comunisti e Fratelli musulmani. Gli egiziani hanno fatto la Rivoluzione contro un regime potente e corrotto. Quanti sono morti? Non sappiamo quanti, se non di chi è morto davanti alle telecamere. Chi fumava colla ora pulisce i marciapiedi”.
Foad Nigm era in piazza Tahrir il 2 febbraio, durante la “battaglia dei cammelli”. La folla lo ha circondato e così lentamente ha lasciato la rivolta. Più volte in prigione negli anni di Nasser, Sadat e Mubarak, è autore anche dei magnifici testi delle canzoni di Abdel Kalim Afez. “Quanto avevamo bisogno di questo? – riprende Foad dopo una pausa di burla e aneddoti su Oum Khultum – Già nel 1919 i cuori degli egiziani cantavano, era tempo di lamentarsi per l’occupazione e la povertà. E arrivarono Sayd Derwish con il suo teatro, gli scrittori Tawfiq Hakim, Taha Hussein, Habbas Mahmud El Aqqad, e i musicisti Mohammed El Qasabji, Mohammed Fawzi, Belik Amdi. La Rivoluzione del 1952 è stato il secondo atto delle rivolte del 1919, che furono tradite da politici come Saad Zaghloul e dall’impero inglese. Ma naque allora l’Egitto come nazione: il Parlamento, il sistema dell’informazione, musica e letteratura. La cultura egiziana cambiò definitivamente. Shawki ha stravolto le parole di Abdel Taieb Mutanabi (poeta che visse nel decimo secolo in Iraq, Egitto e Siria), di Abu Ala Al Maarri e le sue Resalat Al Ghufran, che ispirarono la Divina Commedia.”
Il poeta egiziano continua ricordando alcuni episodi dei moti del 1952, che lo videro protagonista. “Abbiamo iniziato a manifestare prima dell’esercito dopo la II guerra mondiale. Grandi cose iniziarono con le manifestazioni. Restavamo di notte fuori dalla moschea di Al Azhar, avremmo dato il nostro sangue per liberarci dagli inglesi. Un uomo si unì a noi, brandiva un fornelletto a petrolio, alzava la fiamma e urlava: “Andate via o vi do fuoco”. Un giorno l’esercito inglese sparò in piazza Ismailia (ora Tahrir) contro la folla. Morì un uomo. Lo prendemmo con il sangue che scorreva, lo tenevamo in alto. Conducemmo il suo corpo fino al palazzo del re Farouk. Un ragazzo prese una bandiera egiziana da un negozio di radio e avvolse il cadavere. “Il popolo vuole il re”: urlava la folla. Nagim Pasha uscì fuori e disse che il re era ad Alessandria. La folla allora gridò: “il popolo non vuole il re”. Qualche giorno dopo, tornammo alla moschea di Al Azhar e trovammo la porta chiusa e i soldati in uniforme bianca per il caldo. Degli studenti allora urlarono: “Soldato aiutaci, chi vende il suo paese è un infedele”. E i giovani soldati applaudirono”. Sembra che ora accada lo stesso, una sorta di controrivoluzione guidata dall’esercito in accordo con i Fratelli musulmani. “Il Consiglio delle Forze armate vorrebbe fermare tutto, ma i giovani ufficiali non lo permetteranno, sono più vicini ai rivoluzionari di quanto si pensi. L’esercito resta un ordine antidemocratico, ma noi siamo un esercito nell’esercito! Mentre i Fratelli musulmani sono stati distrutti dalla prigione, sono esausti, pensano alla via verso il Paradiso.”
Nonostante la cancellazione della grande Fiera del libro, che si tiene al Cairo tutti gli anni nel mese di marzo, piccoli editori hanno improvvisato affollatissime fiere di quartiere, come a Zbakeya, Attaba. Giovani autori, come Youssef Rakha e Mahmoud Atef, scrivono brevi racconti e poesie sulla Rivoluzione, Foad Nigm ha ispirato questa nuova generazione di artisti, ma il linguaggio e i mezzi sono completamente cambiati. È in corso un nuovo 1952, che avrà degli effetti indefinibili sulla cultura egiziana. Magdy El Saeef, disegnatore di graffiti era in giro per il Cairo con Omar Mustafa e Mohammed Fami (detto Mufa) per colorare le mura di via Mohammed Mahmud, di Bab el louk, Champollion e perfino Dokki. Alcune scritte: pane, il pugno chiuso, 25 gennaio, sono Khaled Sayd. “Giravamo bardati con i nostri spray e le nostre giubbe dalle mille tasche. Ma alcuni graffiti sono stati già cancellati”. Secondo Magdy c’è una grande differenza tra i rivoluzionari del ’52 e quelli del 2011. “Questa volta abbiamo ottenuto un risultato. I giovani che erano in piazza non sono quelli del 1952. Sono ispirati da internet, hanno orizzonti diversi, hanno sviluppato un nuovo senso dell’umorismo. E tutto è successo così velocemente e senza legami pratici con la vecchia generazione. La sorpresa di Kifaya nel 2005 e delle manifestaioni contro la corruzione e per l’indipendenza della magistratura del 2007 hanno preparato i moti del 2011. Ma la sopresa di Mubarak e di tutta la classe politica è stata grande perchè consideravano tutto questo come un cadavere. E non sono stati neppure i comunisti, i liberali o la correttezza machiavellica dei Fratelli musulmani, che fino all’ultimo momento hanno discusso con Suleiman, ad ispirare questi giovani. E allora cosa? Anche i tanti film che vengono da oltreoceano”. Magdy è consapevole che questo è solo un primo passo verso il pluralismo. “Il nostro lavoro è solo all’inizio, anche la società civile, gli editori e le aziende hanno fatto parte di questo sistema corrotto. E per questo il mio prossimo lavoro è ispirato alla “Microfisica del potere” di Michel Foucault. Come cambia l’uomo che vive le rivolte? Come si supera uno stato di polizia che lascia votare la gente su decisioni predeterminate? Come si passa da uno stato di resa ad intravedere la possibilità del cambiamento?”
Per Magdy è il tempo di disegnare e raccontare. Come lui, giovani teatranti tengono spettacoli per strada o leggono le loro storie nella libreria Merit in via Qasr El Nil e al Centro Al Hanager. Sono compagnie indipendenti come Sabeel (fontana pubblica), Hala (stato della mente), Soo’Tafahom (incomprensione), Hawasa (allucinazione), Nas (gente) e Ana El-Hikaya (la storia sono io). Raccontano la Rivoluzione attraverso le testimonianze di chi era in piazza usando canzoni, poesie, mimo e danza. Mustafa Sayd, giovane oudista della scuola classica, spera che questi movimenti si trasformino in nuova linfa per la musica araba. Ma sembra scettico. “Le scuole persiana, turca, iraqena e egiziana sono dialetti di un unico sistema musicale. A partire dagli anni ’40, hanno preso dall’Occidente non solo mezzi tecnici, ma l’armonia verticale. E così dopo i grandi classici Azuri Arun, Mohammed Qasabji e Abdu El Hamuli fino a Ryad Sambati e Saliba Qatrib negli anni ’40, la musica araba è stata schiacciata dal sistema occidentale e ha perso l’armonia lineare che la catterizzava, diventando melodia”. È rimasto poco del passato e il mezzo popolare di espressione non è solo l’oud, ma il rap dei giovani di Alessandria e dei quartieri poveri del Cairo. I rapper riempiono le loro canzoni di temi sociali usando il dialetto mischiato a parole straniere. Ahmad Mikki per tutti, chiede la libertà per l’Egitto riferendosi agli incendenti nella partita Egitto-Algeria in Sudan nel 2010. Ma il numero di nuovi rapper è infinito: gli Arabian Knights di “Non siamo i tuoi prigionieri”, Mc Amin di Mansoura e gli Y crew di Alessandria. Rommel B e Priesto parlano dell’integrazione delle donne arabe all’estero, mentre gli Egy Rap school si soffermano sulle ragazze egiziane vestite all’occidentale e in “Stop al governo” hanno incitato alla Rivoluzione per i diritti ben prima del 25 gennaio. Amr Ahah riprende le canzoni popolari dei matrimoni, genere Adaweya degli anni ’70, parlando degli attacchi ai centri commerciali durante le rivolte. “Parliamo di Rivoluzione, era un sogno/l’abbiamo disegnato con la nostra rabbia/è venuta perchè il cieco dittatore usa il potere/manifestiamo contro le loro povere idee, le loro ingiustizie, la finta faccia dietro la bandiera dell’Islam/vediamo i volti delle manifestazioni, ascoltiamo le loro voci e non aspettiamo l’aiuto degli americani”: canta Hossem El Hosseini.

Giuseppe Acconcia
Alias, sabato 14 maggio 2011
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