La poesia di Giuseppe Acconcia sembra avere un taglio da reporter, una sorta di prosa poetica ben calata nell'oggi, di cui sviscera problematiche di genere, di confronto fra culture e in definitiva politiche e “globali”, con occhio così coinvolto da parere distaccato: «sono sguardi di altro pianeta / sembrano fissi, immobili, spenti / senza riflessi o bagliori improvvisi»; «sono pronto a rimanere solo / poiché anche se solo, in assenza di ogni rumore, / sento sempre il sibilo assordante di un acufene.» (AR)
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