venerdì 29 luglio 2011

Esercito boccia legge di bilancio

Egitto: esercito boccia legge bilancio e respinge prestiti Fmi
Sotto accusa i tre miliardi di dollari offerti dal Fondo monetario internazionale
Il Cairo, 25 giu. -
(Aki) - Il Consiglio supremo delle forze armate, al potere in Egitto dallo scorso 11 febbraio quando si è dimesso il presidente Hosni Mubarak, ha bocciato la legge di bilancio 2011-2012 presentata dal governo del primo ministro Essam Sharaf. Lo rifierisce il quotidiano Youm7. Il giornale aggiunge che la bocciatura è venuta per l'oppisizione manifestata dall'esercito agli articoli che riguardano un prestito di tre miliardi di dollari all'Egitto dal Fondo Monetario Internazionale. Il prestito dovrebbe essere restituito a un tasso dell'1,5% dopo tre anni dal conferimento.
L'esercito ha chiesto in una nota al governo di coprire il debito pubblico egiziano senza fare ricorso al prestito dell'Fmi. Il Consiglio supremo ha anche chiesto a Sharaf di provvedere a una riduzione della spesa pubblica. L'annuncio viene dopo le opinioni discordanti espresse da alcuni ministri del governo Sharaf che si erano opposti ai prestiti del Fondo monetario internazionale e ai 4,5 miliardi di dollari della Banca mondiale per far fronte alla crisi economica egiziana. E' dei giorni scorsi, invece, la notizia che il governo egiziano ha accettato una linea di credito per 900 milioni di dollari dall'Arabia Saudita.
giugno 2011,
Giuseppe Acconcia

L'Oci cambia nome

Islam: Oci cambia nome e punta su Cooperazione, Kazakistan presidente di turno
I 57 Paesi membri riuniti ad Astana per discutere di transizione e conflitti
Astana, 28 giu. -
(Aki) - L'Organizzazione della Conferenza islamica cambia nome e diventa Organizzazione della Cooperazione Islamica. E' quanto è stato deciso nella riunione dlel'Oic ad Astana, in Kazakistan, secondo quanto riferiscono fonti di stampa russa. Nella riunione di oggi, il Kazakistan assume la presidenza di turno dell'Oci raccongliendo il testimone dal Tajikistan.
Nell'agenda dei colloqui in corso tra i 57 ministri degli Esteri dei Paesi membri vi è la crisi libica, la transizione in Medio Oriente e in Nord Africa, la situazione in Afghanistan e in Somalia. In un comunicato ufficiale in cui vengono riportati i temi che saranno discussi nei prossimi giorni nella riunione dell'Oci si legge che "i ministri dei paesi islamici discuteranno delle crisi in Medio Oriente, della causa palestinese, delle modalità per sostenere gli sforzi dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) nella dichiarazione di uno Stato palestinese indipendente nella riunione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del prossimo settembre, dei progetti di risoluzione relativi a una dichiarazione per promuovere i diritti umani nel mondo islamico".
Ihsanoglu Ekmeleddin, Segretario Generale dell'Oci, aveva sottolineato nei giorni scorsi che la riunione in Kazakistan aveva come obiettivo quello di ''dare un contributo positivo al progresso delle riforme, del buon governo e della sicurezza nella regione, in seguito al piano d'azione approvato al vertice straordinario de La Mecca del 2005''. A margine dell'iniziativa si terranno una serie di incontri bilaterali di politici ed economici sulle relazioni commerciali con i Paesi dell'Asia centrale e la riunione del Gruppo di contatto sulla Somalia.
Giuseppe Acconcia

Continuano le manifestazioni dall'8 luglio

Egitto: giovani rivoluzionari, manifestazioni a oltranza dall'8 luglio
Il Cairo, 30 giu. -
(Aki) - La Coalizione dei giovani rivoluzionari ha rilasciato un comunicato nel quale si invita a una massiccia manifestazione per l'8 luglio, definita il ''Venerdì di martiri''. Lo riferisce il quotidiano al Masry al Youm sottolineando che alle richieste di processi rapidi agli ex esponenti del regime dell'ex presidente Hosni Mubarak, in custodia cautelare a Sharm el Sheik, verrà aggiunta la richiesta di risarcimenti alle famiglie delle vittime delle rivolte iniziate lo scorso 25 gennaio.
Nel comunicato si invitano i manifestanti a rimanere a oltranza in piazza Tahrir e si chiedono le dimissioni del ministro degli Interni, responsabile secondo gli attivisti di non aver evitato gli scontri di martedì e mercoledì che hanno causato il ferimento di circa mille persone tra il quartiere di Agouza e piazza Tahrir nel centro del Cairo. Ieri anche l'ong di ispirazione liberale '6 aprile' aveva chiamato a un sit-in di protesta per il prossimo martedì e a manifestazioni a oltranza in piazza Tahrir a partire dal prossimo giovedì 7 luglio.
(Acc/AKI)
Giuseppe Acconcia

giovedì 28 luglio 2011

Ai ferri corti con l'Esercito

Egitto: Esercito, scontri Piazza Tahrir organizzati per destabilizzare Paese
Il Cairo, 29 giu. -
(Aki) - Il Consiglio supremo delle Forze armate al potere in Egitto dallo scorso 11 febbraio, quando le rivolte popolari hanno costretto alle dimissioni l'ex presidente Hosni Mubarak, ha pubblicato sulla pagina Facebook dell'Esercito una dichiarazione ufficiale in cui si sostiene che gli scontri delle ultime ore a piazza Tahrir, al Cairo, rientrano in un ''piano premeditato''. ''Gli scontri di piazza Tahrir rispondono a un piano premeditato, con l'obiettivo di colpire la stabilità del Paese'', si legge. In riferimento agli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza, l'Esercito prosegue affermando che ''le violenze servono a usare le morti dei martiri della Rivoluzione per incitare gli scontri tra rivoluzionari e l'apparato di sicuerezza''.
Gli scontri sono scoppiati nella notte e sono ripresi stamani. Al momento il bilancio del ministero egiziano della Salute parla di almeno 201 feriti. Al Cairo, secondo la ricostruzione del quotidiano egiziano Masry al Youm, la tensione e' salita alle stelle ieri sera dopo l'arresto di alcuni parenti delle vittime dei 18 giorni di mobilitazione contro Mubarak, che si erano radunati nella zona del teatro Baloon, nel quartiere di Agouza. Cosi' le proteste si sono spostate a Piazza Tahrir, dove e' iniziato un lancio di pietre e molotov, mentre la polizia ha risposto con i gas lacrimogeni. Gli scontri si sono presto estesi alle vie limitrofe, nei pressi dell'American University. Gli egiziani sono scesi in piazza anche per chiedere le dimissioni del maresciallo Tantawi, guida del Consiglio supremo delle Forze armate. ''Ci hanno colpito come nei giorni di piazza Tahrir, mentre noi cercavamo di sorprenderli disperdendoci nelle strade della città'', ha dichiarato Mohammed Raouf al quotidiano. Le ultime manifestazioni in piazza Tahrir che avevano causato la morte e il ferimento di manifestanti risalgono al 9 arpile scorso.
Giuseppe Acconcia

Riconoscimento sovranita' territori palestinesi

M.O.: al-Malki, il 2 luglio a Madrid riunione ambasciatori Anp in Paesi Ue
'Europa favorisca riconoscimento stato palestinese'
Ramallah, 28 giu. -
(Aki) - ''Il 2 luglio si terra' a Madrid una riunione di ambasciatori dell'Autorità nazionale palestinese nei Paesi dell'Unione europea per favorire il riconoscimento dello stato palestinese da parte dei Paesi membri dell'Ue''. Lo rivela ad AKI - ADNKRONOS INTERNATIONAL Ryiad al-Malki, ministro degli Esteri dell'Anp. "Nella riunione di Madrid si deciderà come intervenire sui Paesi dell'Unione per ottenere il riconoscimento dello stato palestinese prima della richiesta di adesione alle Nazioni Unite il prossimo settembre'', aggiunge al-Malki nell'intervista.
Al-Malki rivela anche che ''i 57 ministri degli Esteri che prendono parte alla riunione in Kazakistan dell'Organizzazione della conferenza islamica (Oci) confermeranno il loro sostegno al riconoscimento dello stato palestinese''. "Durante l'incontro verranno adottate una serie di risoluzioni relative al tentativo palestinese di mobilitazione internazionale per la nascita di uno stato palestinese e per l'adesione alle Nazioni Unite", aggiunge al-Malki. ''Insistiamo sulla necessità di accelerare il riconoscimento dell'indipendenza dello Stato palestinese sfruttando soprattutto - prosegue - la rinnovata attenzione alla causa palestinese che viene dai Paesi islamici''.
Giuseppe Acconcia

mercoledì 27 luglio 2011

Rinviata sentenza Sayd, manifestanzioni ad Alessandria

Egitto: rinviata sentenza per morte Sayd, manifestazione ad Alessandria
Rinviata a settembre per responsabili uccisione del giovane simbolo della Rivoluzione del 25 gennaio
Alessandria, 30 giu. -
(Aki) - Prosegue la manifestazione di centinaia di attivisti davanti al tribunale di Alessandria dopo la decisione del giudice di posticipare la sentenza del processo agli esecutori delle torture e dell'uccisione di Khaled Sayd. Il giovane attivista, morto nelle manifestazioni di Alessandria, è divenuto il simbolo delle proteste. Dopo la sua morte venne aperta una pagina Facebook dal nome ''Siamo tutti Khaled Sayd'' che portò centinaia di migliaia di manifestanti in piazza Tahrir in segno di cordoglio per la morte del giovane. Lo riferisce il sito web del quotidiano Al Ahram. Due poliziotti, Mahmoud Salah e Awad Ismail Suleiman, sono accusati di uso eccessivo della forza e arresto illegale, entrambi rischiano una condanna a venti anni di prigione.
Il quotidiano egiziano riporta la delusione dei manifestanti che si sono raccolti nei pressi del tribunale di Alessandria. Le manifestazioni ad Alessandria si erano susseguite nella giornata di ieri e di oggi, quando alcuni attivisti avevano ricevuto la notizia delle centinaia di feriti in piazza Tahrir in seguito agli scontri tra forze di polizia e manifestanti che chiedevano le dimissioni del maresciallo Tantawi, guida del Consiglio supremo delle forze armate, al potere in Egitto dallo scorso 11 febbraio.
I manifestanti, che si sono radunati fuori al tribunale di Alessandria, chiedono anche giustizia per le altre vittime delle manifestazione di piazza, che hanno avuto inizio lo scorso 25 gennaio. E' di una settimana fa la notizia che la corte penale di Alessandria ha aggiornato a ottobre il processo al generale Mohammed Ibrahim e altri ufficiali accusati di aver sparato contro i manifestanti nelle proteste nella città costiera.
(Acc/AKI)
Giuseppe Acconcia

Le radici della crisi in Yemen

Yemen: W. Post, radici della crisi precedenti a Primavera araba
Sana'a, 29 giu. -
(Aki) - La crisi in atto in Yemen ''non è una semplice estensione della Primavera araba''. E' quanto emerge da un articolo del Washington Post, in cui si sottolinea come nel Paese arabo l'eventualita' di una guerra civile sia sempre dietro l'angolo e come si tratti di una possibilita' che ''esisteva prima della Primavera araba'' e che va ben oltre manifestazioni per la democrazia.
In Tunisia ed Egitto, ricorda il giornale, i manifestanti per la democrazia hanno ''usato i metodi della resistenza civile e i social network'' per chiedere un cambiamento di regime o riforme. ''Lo stesso hanno fatto gli yemeniti - scrive il Washington Post, riferendosi alla mobilitazione per costringere alle dimissioni il presidente Ali Abdullah Saleh, al potere da 33 anni - Ma la loro storia non e' una semplice estensione della Primavera araba''.
Il quotidiano, nell'articolo 'Cinque miti sullo Yemen', fa riferimento alla ''forzata riunificazione degli anni Novanta'', quando ''yemeniti del Nord e del Sud si sono scontrati ripetutamente'', alle ''periodiche'' manifestazioni dei separatisti del Sud contro il governo del Nord, allo scontro tra i ribelli sciiti nel Nord e il governo di ispirazione sunnita di Sana'a per chiarire come tra i ''separatisti del Sud e i ribelli del Nord, il governo centrale non abbia il controllo di una vasta area fuori dalla capitale''. (segue)
Yemen: W. Post, radici della crisi precedenti a Primavera araba (2)
Sana'a, 29 giu. -
(Aki) - Tra l'altro, sottolinea il Washington Post, dopo l'uccisione di Osama bin Laden nel blitz delle forze speciali americane del due maggio in Pakistan, lo Yemen e' divenuto la ''nuova roccaforte di al-Qaeda''. Gia' prima della morte di Osama Bin Laden, gli uomini di al-Qaeda avevano trovato rifugio nelle zone dello Yemen fuori dal controllo del governo. Il giornale cita le parole di John Brennan, principale consigliere antiterrorismo del presidente statunitense Barak Obama, che lo scorso dicembre aveva sottolineato come al-Qaeda nella penisola arabica (Aqap) rappresentasse per gli Usa una minaccia piu' grande di quella costituita dalle struttura dell'organizzazione in Pakistan. Tra l'altro, lo yemenita Anwar Anwar al-Awlaki, esponente di al-Qaeda, avrebbe avuto un ruolo in diversi attacchi negli Usa, da quello fallito dello scorso anno a Times Square, a New York, alla sparatoria del 2009 a Fort Hood, in Texas.
Tuttavia, evidenzia il giornale, nonostante le eterne 'divisioni' tra Nord e Sud e la minaccia rappresentata da al-Qaeda, gli yemeniti contestano tutti al presidente Saleh le sue politiche in campo economico, sociale e politico, accusandolo di aver provocato l'impoverimento della popolazione. Il Washington Post sottolinea quindi come in questo momento storico allo Yemen serva un ''presidente piu' forte'', anche per far fronte alla minaccia rappresentata da al-Qaeda. In tal senso, scrive il giornale, ''il Comando centrale americano ha proposto lo stanziamento di 1,2 miliardi di dollari'' per sostenere le forze di sicurezza yemenite, addestrandole ed equipaggiandole nei prossimi sei anni. ''Ma questi aiuti - conclude il quotidiano - potrebbero non servire all'unita' dello Yemen ne' rafforzare il controllo del governo fuori dalla capitale senza considerevoli aiuti economici e per lo sviluppo sociale''.

Giuseppe Acconcia,
giugno 2011

lunedì 25 luglio 2011

Intervista Abu Saada

Egitto: attivista diritti umani, serve dialogo tra polizia e manifestanti
'Non è ragionevole un numero di feriti che supera il migliaio'
Il Cairo, 30 giu. -
(Aki) - ''La polizia deve cambiare strategia nei confronti dei manifestanti''. E' il commento di Hafez Abu Saada, presidente dell'Organizzazione egiziana per i diritti umani in un'intervista a AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL, in merito agli scontri ancora in corso al Cairo che hanno provocato il ferimento di più di mille persone. ''Si tratta del primo scontro tra polizia e attivisti dopo che le forze dell'ordine hanno fatto la loro ricomparsa per le strade del Cairo'' dopo che la polizia è stata sciolta il 28 gennaio scorso, pochi giorni dopo l'inizio delle manifestazioni di piazza, continua l'attivista.
Secondo Abu Saada gli agenti dovrebbero imparare a dialogare con i manifestanti. ''Un numero di feriti superiore al migliaio è irragionevole. La nuova strategia della polizia dovrebbe essere di dialogo e persuasione nei confronti dei manifestanti, - continua Abu Saada - Questi ultimi hanno tutto il diritto di scendere in piazza come avviene in ogni parte del mondo''. "Coloro che hanno subito le violenze negli ultimi giorni non sono delinquenti, ma i figli dei martiri della Rivoluzione''. Secondo Abu Saada, è necessario che anche gli attivisti adottino tecniche rispondenti ai criteri di trasparenza, previsti in altri Paesi del mondo. ''La gente deve comunicare in anticipo dove intende manifestare e perchè - spiega Abu Saada - Centinaia di persone che si assembrano intorno al ministero degli Interni all'improvviso possono essere scambiati come dei malviventi''.
L'attivista parla della manifestazione dei familiari delle vittime dei 18 giorni piazza Tahrir (circa mille secondo le ultime stime del ministero della Salute egiziano, ndr) nel quaritere di Agouza di martedì sera che è stata all'origine degli scontri di ieri in piazza Tahrir. ''E' necessario aprire un'inchiesta sui mandanti della repressione. Non è possibile che i civili arrestati vengano processati da tribunali militari'', aggiunge l'attivista.
Giuseppe Acconcia e Hamid Hussein,
giugno 2011, Aki

Il nuovo stato del Sud Sudan

Sudan: Bashir invitato a cerimonia indipendenza del Sud
Juba, 29 giu. -
(Aki) - Il presidente sudanese, Omar al-Bashir, è stato ''invitato ufficialemente alle celebrazioni per l'indipendenza nel Sud Sudan che si terranno il nove luglio a Juba''. Lo ha annunciato Barnaba Benjamin Marial, ministro dell'Informazione sudanese, citato dal sito web del quotidiano Sud Tribune. Durante la cerimonia verra' celebrata la nascita del nuovo Stato in base ai risultati del referendum di gennaio per l'autodeterminazione del Sud del Sudan che ha sancito la nascita del nuovo Stato indipendente.
Il sito web riferisce che la decisione di invitare Bashir è stata presa contrariamente a quanto era emerso nei giorni scorsi quando sembrava che l'eventuale presenza del presidente sudanese avrebbe creato problemi di sicurezza. "Abbiamo esteso l'invito al Partito del Congresso nazionale e al presidente Bashir per l'attuazione dell'Accordo di pace del 2005 che si concludeva l'8 luglio'', ha aggiunto Marial.
Il giornale riferisce, inoltre, che sono stati invitati alle celebrazioni anche i leader di partiti politici sudanesi. Le dichiarazioni del ministro arrivano all'indomani della notizia secondo cui il presidente degli Stati Uniti Barack Obama si sarebbe rifiutato di partecipare alla cerimonia del 9 luglio in presenza di Bashir. Nelle dichiarazioni ufficiali, il ministro ha anche negato che altri leader abbiano condizionato la loro presenza alla cerimonia all'assenza di Bashir. ''Abbiamo inviato un invito a tutti coloro che sarebbero potuti essere interessati a partecipare alla celebrazione della nascita di una nuova Nazione'', ha assicurato Marial.
Il ministro ha quindi fatto appello al governo di Khartoum per rispettare la risoluzione delle Nazioni Unite e dell'Unione Africana di condanna degli attacchi aerei del forze del Nord del Paese sui civili nella regione Sud Kordofan. Almeno 16 civili sono stati uccisi nel Sud Kordofan in un recente bombardamento aereo delle forze militari sudanesi. Secondo le Nazioni Unite, 70mila persone avrebbero lasciato le loro case a causa dell'escalation degli scontri nella regione.
(Acc/AKI)
Giuseppe Acconcia

Iran e Egitto si riavvicinano

Iran: segnale disgelo con Egitto, cambia nome strada dedicata a killer Sadat
Diventera' 'via dei martiri egiziani'
Teheran, 3 giu.-
(Aki) - Nuovo segnale di disgelo tra Iran ed Egitto. La via di Teheran dedicata a Khaled Islambuli, uno degli assassini dell'ex presidente egiziano Anwar el Sadat, sara' ribattezzata 'via dei martiri egiziani'. Lo hanno annunciato i rappresentanti della delegazione egiziana che ha visitato l'Iran nei giorni scorsi, stando a quanto ha riferito il sito web del quotidiano 'Youm7'.
La delegazione egiziana, composta da religiosi e intellettuali, era partita alla volta di Teheran nell'ambito di un rafforzamento delle relazioni tra Iran ed Egitto, che dal 1979 hanno chiuso le reciproche ambasciate. Nelle scorse settimane il ministro degli esteri egiziano, Nabil El Arabi, si era espresso a favore di un ripristino delle relazioni diplomatiche con l'Iran, tuttavia, l'arresto al Cairo pochi giorni fa di Sayed Kassem al-Hosseini, un diplomatico iraniano accusato di spionaggio e subito rilasciato, aveva messo in discussione il dialogo tra i due paesi.
Giuseppe Acconcia