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giovedì 9 maggio 2013

Lo scandalo Savile travolge la Bbc e i suoi dirigenti


INTERNAZIONALE

GRAN BRETAGNA

Lo scandalo Savile travolge la Bbc e i suoi dirigenti

Giuseppe Acconcia
Lo scandalo Savile si estende a macchia d'olio. E coinvolge i dirigenti della Bbc, accusati di aver coperto il popolare dj britannico, scomparso nel 2011 a 84 anni. Jimmy Savile avrebbe molestato, per decenni, centinaia di ragazze, anche minorenni. E le rivelazioni sugli abusi si sono arricchite di particolari inquietanti, confermati dai rilevamenti degli investigatori nell'ospedale di Leeds, dove Savile è stato per anni portantino volontario. Secondo Terry Pratt, suo collega nell'infermeria del Yorkshire, lo showman occupava le sale destinate alla chirurgia per abusare di due giovani per volta. Non solo, secondo altre testimonianze, il dj sfruttava l'accesso libero per portare giovani e bambine all'interno del nosocomio. «Veniva alle due di notte, due volte a settimana, con due ragazze tra le braccia e occupava i letti liberi» - ha denunciato Pratt. Tra le pazienti molestate, secondo l'infermiera June Thornton, anche ragazze con problemi psichiatrici.
In principio, erano in cinque ad accusare Savile di molestie in un documentario, trasmesso dalla rete privata ITV. Le rivelazioni hanno creato uno scandalo tale in Gran bretagna, costringendo Scotland Yard ad aprire un'inchiesta che si allarga per coperture e complicità tra registi, cameramen e dirigenti della televisione pubblica, che ora ad inchiodare Savile ci sono oltre 300 denunce di molestie. Non solo, nei giorni scorsi, dagli archivi della Bbc, è emerso un video di “Top of the pops” del 1976 che mostra Sylvia Edwards, allora 19enne, mentre subisce molestie da parte di Savile. Per ora, il primo a pagarne le spese con l’arresto è stato il cantante glam, e amico di Savile, Gary Glitter. Rilasciato su cauzione, Glitter aveva già passato quattro mesi in carcere negli anni novanta per detenzione di materiale pedopornografico ed è stato espulso dalla Cambogia nel 2002 per abuso su minori.

Ma le gravi accuse di aver coperto il caso Savile vengono mosse ai dirigenti della Bbc. Il direttore editoriale, David Jordan, in un'audizione alla Commissione parlamentare cultura, media e sport ha negato che ci siano state omissioni sulla natura delle indagini nel caso Savile durante la trasmissione Newsnight, andata in onda nell'ottobre del 2011. Secondo alcuni parlamentari, Jordan avrebbe continuato a difendere Savile anche dopo la conferma sulle responsabilità del dj, venute dal produttore del programma, Meirion Jones.

Lo stesso direttore generale della Bbc, George Entwistle, ha dovuto affrontare le domande della Commissione parlamentare. Entwistle ha presentato le sue «scuse profonde e sincere» alle vittime. Ma John Whittingdale, presidente della Commissione, ha dichiarato che Entwistle ha ancora molto da chiarire.
Come se non bastasse, la polizia inglese e la Bbc devono fare luce sul supposto suicidio di un giornalista, che aveva accusato di molestie un’ annunciatrice. La televisione pubblica ha nominato un investigatore esterno per stabilire se le denunce del reporter, Russell Joslin abbiano determinato in qualche modo la sua morte. Mentre Londra si interroga sulla moralità dei personaggi televisivi degli anni ottanta e il loro rapporto con il pubblico, il premio per la libertà di Scarborough, attribuito al presunto molestatore nel villaggio dello Yorkshire, dove l'eccentrico Savile viveva prima della sua morte, verrà sospeso la prossima settimana.



Il Manifesto
Internazionale, pag.6
giovedì 1 novembre 2012

martedì 29 gennaio 2013

Un morto e tredici feriti, ma non e' un attentato


Un elicottero si è schiantato ieri mattina a Vauxhall, nel centro di Londra a due passi dall’ambasciata degli Stati uniti e dalla sede dei Servizi segreti britannici. Due persone sono morte nell'incidente e tredici sono rimaste ferite, quando l’elicottero è precipitato nella zona meridionale della città. Il veivolo commerciale era in volo tra Redhill e Elstree prima di precipitare sulle rive del Tamigi nel quartiere di Lambeth sud. Dopo la collisione con la gru del St. George Wharf, nuovo complesso commerciale e residenziale in costruzione, e l’impatto con il grattacielo residenziale alto oltre 181 metri, il veivolo è precipitato in fiamme.
A bordo dell’AW109, c'era soltanto il pilota che è morto sul colpo. Raggiungendo il suolo, l'elicottero ha investito diverse automobili in strada. I detriti prodotti dall'urto sono stati scagliati sulle facciate degli edifici adiacenti, che sono stati evacuati. Le strade della zona sono state avvolte dalle fiamme. «Abbiamo sentito un boato impressionante», ha raccontato con stupore Steve Carslake, accorso sul posto. «Ho guardato verso l’alto e visto l’elicottero. C’era molto fumo nero che ha subito coperto le vetture sistemate nei pressi, alcuni conducenti sono rimasti bloccati nelle vetture», ha continuato il testimone.
«Ho solo corso, ero terrorizzato. C’erano pezzi del veivolo che continuavano a piovere dall’alto», ha aggiunto Ray Watts, conducente della Sheffield Insulation. Secondo testimoni che hanno riferito l’accaduto a Scotland Yard, intervenuta pochi minuti dopo lo schianto, l'elicottero volava insolitamente basso. L'aviazione civile ha aperto un'inchiesta che ha già rilevato le precarie condizioni di visibilità a causa della fitta nebbia e dovrà chiarire se l'elicottero rispettava le norme per il sorvolo del centro cittadino. Nei primi minuti si è ventilata l’ipotesi di un attentato terroristico, poi esclusa dalla polizia. Il sindaco di Londra, Boris Johnson è intervenuto in merito alla regolamentazione dei voli nel centro di Londra, dopo le accuse di congestionamento e le polemiche sollevate per il luogo dove è avvenuto l’incidente. «Certamente sarà aperta un’inchiesta su come sia stato possibile che questo sia avvenuto e perché un disastro del genere non si ripeta», ha detto Johnson in una visita sul luogo dell’incidente. Anche il premier David Cameron ha sottolineato che le norme sulla sicurezza vanno completamente riviste per la continua trasformazione del tessuto urbano.

Articolo pubblicato sul Manifesto nel gennaio 2013

sabato 24 novembre 2012

Dimissione dei vertici della Bbc


GRAN BRETAGNA · Trema anche il presidente della televisione pubblica inglese

«Vogliamo la testa della Bbc»

Giuseppe Acconcia

Dopo le dimissioni del direttore generale della Bbc, George Entwistle, tremano i vertici della televisione pubblica inglese. Ieri hanno lasciato i loro incarichi anche la responsabile del settore news, Helen Boaden, e il suo vice, Stephen Mitchell. Dopo soli 54 giorni dal suo insediamento, Entwistle è stato oggetto di dure critiche per due diversi episodi di omissioni nella trasmissione di informazione serale Newsnight. Le polemiche sono divampate in seguito alla messa in onda di un servizio la sera del due novembre scorso che accusava un politico conservatore in pensione, Alistair McAlpine, di pedofilia. Politici e parlamentari Tory hanno accusato Entwistle di aver fabbricato accuse infondate, chiedendone le dimissioni immediate. Anche Iain Overton, direttore della fondazione no-profit di giornalismo investigativo ha rassegnato le sue dimissioni. Il Bureau of Investigative Journalism aveva coprodotto il servizio incriminato, andato in onda sulla Bbc. La fondazione ha annunciato che «un’ indagine per stabilire il ruolo avuto dal Bureau (guidato da Overton, ndr) è al momento in corso».
Ma a tremare ora c’è anche il presidente della Bbc, Chris Patten. In particolare, sono state sollevate dure critiche per la liquidazione riconosciuta al dimissionario Enwistle di 450 mila sterline (560 mila euro). Patten aveva difeso la decisione aggiungendo che il compenso accordato al direttore generale «è giustificato e necessario». Il presidente della Bbc ha spiegato la sua posizione in una lettera indirizzata alla commissione parlamentare cultura. Patten ha parlato di una delle notti più brutte della sua vita in riferimento all’annuncio delle dimissioni di Entwistle. «Nell’assenza dell’onorevole offerta di George di presentare le sue dimissioni, avrei chiesto al consiglio di presidenza di chiedere il suo allontanamento, cosa per fortuna che si è rivelata non necessaria» - si legge nella missiva. Ma Patten ritiene che le polemiche sulla liquidazione siano strumentali. «In quel caso, George avrebbe avuto comunque diritto ad un preavviso di dodici mensilità» - ha aggiunto il presidente dell’emittente pubblica inglese. Tuttavia, John Whittingdale, presidente della Commissione parlamentare cultura non ci sta e ha espresso critiche, insieme a deputati conservatori e laburisti, sulla decisione dell’azienda. Anche il primo ministro, David Cameron, insieme al ministro della cultura, Maria Miller, si è detto scettico sul fatto che l’ingente liquidazione di Entwistle sia «giustificabile».
Dal canto suo, Tim Davie, direttore generale ad interim della Bbc, non ha risposto ad alcuna domanda sull’argomento, interrompendo un’intervista su Skynews. In precedenza, in una lettera ai dipendenti della Bbc, Davie aveva difeso i giornalisti dimissionari, Boden e Mitchell, mentre annunciava di voler rivedere la struttura della televisione pubblica per stabilire una «chiara linea di comando» della redazione news. Nel pomeriggio di ieri, Davie, nella trasmissione di Bbc Radio 4 “The World at One” ha espresso anche l’intenzione di incontrare personalmente McAlpine per presentargli le sue scuse. Ma le gravi accuse di copertura ai dirigenti della Bbc avevano riguardato poche settimane fa anche il caso di Jimmy Savile, il dj inglese che per decenni avrebbe molestato giovani ragazze minorenni. In quell’occasione, il direttore editoriale della televisione pubblica inglese, David Jordan, venne ascoltato in un'audizione alla Commissione parlamentare cultura, media e sport dove aveva negato che ci fossero state omissioni durante la trasmissione Newsnight, andata in onda nell'ottobre del 2011. Secondo alcuni parlamentari, Jordan avrebbe continuato a difendere Savile anche dopo la conferma sulle responsabilità del dj, venute dal produttore del programma, Meirion Jones. Anche in quel caso, l’ex direttore generale della Bbc, George Entwistle, aveva dovuto affrontare le domande della Commissione parlamentare. Ma John Whittingdale, presidente della Commissione, aveva dichiarato di non essere soddisfatto delle risposte di Entwistle.
Tuttavia, a rincuorare la televisione pubblica inglese, è arrivata ieri la notizia dell’insediamento dell’ex direttore generale, Mark Thompson, alla carica di direttore esecutivo della New York Times Company. Thompson ha subito dichiarato di essere rattristato per i recenti eventi. «So che la Bbc è tra i più grandi operatori televisivi del mondo, non ho dubbi che riconquisterà la fiducia del pubblico in Gran Bretagna, per integrità e talento dei suoi dipendenti» – ha dichiarato Thompson appena insediatosi nella sede di Manhattam. Il dirigente era in carica alla Bbc quando nel dicembre 2011 l’emittente aveva censurato una puntata sulle accuse di pedofilia al presentatore Jimmy Savile. Per questo, alcuni giornalisti del New York Times, tra cui Margaret Sullivan e Joe Nocera, hanno sollevato dubbi sull'opportunità della nomina.

Il Manifesto
Internazionale, pag.8

martedì 13 novembre 2012


mercoledì 7 novembre 2012

Manifestazioni



L’UNIONE FA LA ROTTA

Sciopero • Per la prima volta i sindacati europei convocano una fermata generale per mezzo continente. Camusso promette solo: «Saremo in piazza»

GB · In più di 100 mila alla protesta nazionale

La grande marcia della «plebaglia»

Giuseppe Acconcia
LONDRA

«L’austerità ha fallito» si leggeva sugli striscioni che giovani e operai tenevano in testa al corteo che nella giornata di sabato si è diretto verso Trafalgar Square nel cuore di Londra. Non solo la capitale ma anche Glasgow e Belfast si sono mobilitate contro l’annuncio del primo ministro, David Cameron, di “lacrime e sangue” per mettere in ordine i conti inglesi. Tuttavia, proprio in opposizione a misure di estrema austerità, il vice primo ministro, Nick Clegg, aveva annunciato nei giorni scorsi di non voler votare ulteriori tagli al welfare.
Dopo un mese di dibattito interno, la Trade Union Congress (TUC), Federazione sindacale britannica, composta da 54 sindacati di base, che rappresenta 6 milioni di lavoratori, ha organizzato una delle più imponenti marce dal 1926. La manifestazione di sabato per “Un futuro che funziona” ha coinvolto dipendenti pubblici e privati, insegnanti, infermieri, conducenti dei trasporti urbani e disoccupati. Tra tamburi, megafoni e slogan, migliaia di manifestanti hanno attraversato il Tamigi dal ponte Hungerford, lasciando il parlamento e Westminster per avvicinarsi al palco di Hyde Park dove il corteo è confluito nel primo pomeriggio. Brendan Barber, segretario generale del TUC, ha dichiarato: «Ci hanno detto che se avessimo accettato i sacrifici, sarebbe arrivata la guarigione. Invece, siamo impantanati in una dura recessione. La sola verità è stata di tagli alle tasse per i ricchi con riduzione di salari e benefici per i poveri». «Gli operai sono in media più poveri di 1.600 sterline (1.900 euro) rispetto a tre anni fa» - ha concluso Barber.
Non è solo l’austerità e i nuovi tagli alla spesa pubblica a motivare i manifestanti, ma una critica dura all’intera classe politica conservatrice. “Cameron ha rovinato la Gran Bretagna”, recitava il cartello di Dan. Mentre «Noi siamo la plebaglia», ha gridato Elisabeth. Il riferimento ironico della giovane attivista è alle dimissioni del deputato conservatore e capogruppo dei Tories, Andrew Mitchell. Lo scorso mese aveva definito “plebaglia” un agente di polizia che si era rifiutato di farlo passare dall’ingresso principale di Downing Street. Ma la critica sollevata dai manifestanti colpisce più in generale i privilegi dei politici inglesi. Grandi polemiche ha sollevato un viaggio in treno del ministro delle finanze. George Osborne è stato colto in flagrante mentre, nella stazione londinese di Euston, viaggiava in prima classe con un biglietto di seconda. Dopo la richiesta del controllore di cambiare vagone, Osborne ha pagato la differenza di 189 sterline (232 euro).
Nel pomeriggio di ieri, il leader del partito labourista, Ed Miliband, è salito sul palco sistemato ad Hyde Park. Si è attirato le critiche dei conservatori che lo hanno accusato di voler innescare una “lotta di classe” per gli annunciati aumenti delle tasse e da molti attivisti cha hanno partecipato alla manifestazione di ieri, scettici sulla retorica labourista dell’ “unità nazionale”. «Con l’aumento dei prestiti, chiunque è al governo dovrebbe tagliare» - ha detto il politico prima di salire sul palco. «Non prometto tempi facili, ma un approccio diverso e più giusto. Non approverei mai un taglio delle tasse per i milionari mentre si chiedono sacrifici a tutti gli altri» - ha aggiunto Miliband.
Per le vie di Londra, alcuni poliziotti proteggevano le sedi della catena di caffè Starbucks. Degli attivisti del movimento contro i tagli avevano tentato nella mattina di ieri di avvicinarsi ai negozi della catena. David Prentis, segretario generale dell’Unison, il maggiore sindacato dei lavoratori del pubblico impiego, ha aggiunto: «non vogliamo che crollino le speranze di una generazione. Per Cameron, diffondere i privilegi significa soltanto accrescere i privilegi dei suoi amici milionari». La manifestazione nazionale di sabato in Gran Bretagna è stata salutata dai maggiori sindacati del paese come un grande successo. La polizia ha stimato una partecipazione di 100 mila persone, mentre il TUC ha parlato di 130.000 partecipanti. Senza incidenti, la piazza ha fatto sentire la sua voce nelle principali città inglesi contro l’austerità e i privilegi difesi dal governo conservatore di David Cameron.

Il Manifesto
L’unione fa la rotta, pagg.2-3
domenica 21 ottobre 2012





sabato 3 novembre 2012

Cameron e l'Ue



GRAN BRETAGNA
Ue, Cameron pensa a un referendum

Giuseppe Acconcia
LONDRA

La Gran Bretagna nell’Unione europea? «Che referendum sia». È l’opinione del primo ministro inglese, David Cameron rilasciatain un’intervista alla Bbc proprio nel giorno in cui la Tobin tax supera la soglia minima di nove paesi, prevista dai Trattati Ue. Cameron si è sempre dichiarato arci-nemico della tassa sulle transazioni finanziarie, con le parole di ieri rimarca pesantemente la sua distanza dal Continente. «Il referendum è il modo più netto, semplice e chiaro per affrontare la questione. Non sono mai stato a favore di un ’in or out’ ma neppure sono soddisfatto dello status quo», ha argomentato andando oltre. I Tories sarebbero pronti a inserire la questione del referendum nel programma politico in vista delle prossime elezioni politiche: «Vogliamo dare nuovo consenso popolare al ruolo della Gran Bretagna nell’Ue », ha assicurato Cameron, spesso su posizioni euroscettiche. In particolare, in riferimento alla politica economica europea in materia di moneta unica, ha aggiunto: «L’Europa sta cambiando, l’eurozona vuole una maggiore integrazione ed è giusto per loro che procedano in questo senso, se lo scopo è salvare la moneta unica. Questo però apre la strada ad un nuovo e migliore accordo per la Gran Bretagna».
E sulla crisi crescente in casa propria il premier ha già pronto un nuovo piano per apportare tagli aggiuntivi alla spesa pubblica, già ampiamente rivista al ribasso con i provvedimenti
finanziari del 2011 e 2012. I nuovi tagli sarebbero di 10 miliardi di sterline (12,4miliardi di euro). Ma ad accendere gli animi e il confronto politico in Inghilterra è la legge, proposta dal nuovo ministro della giustizia, Chris Grayling, sulla protezione della proprietà privata in caso di uso della forza contro ladri e malviventi, colti in flagranza. «Penso che non si sa mai bene cosa può succedere in quelle circostanze, ma tutti hanno bisogno di essere certi che se decidono di difendersi la legge è dalla loro parte», ha concluso il premier inglese.
Intanto, si chiude oggi il congresso del partito conservatore inglese a Birmingham. Nella giornata di ieri, Cameron ha incassato il pieno sostegno del popolare sindaco di Londra, Boris Johnson, che ha battuto l’uscente Ken Livingston lo scorso maggio. Johnson ha chiarito di voler usare tutto il suo credito politico per appoggiarlo: «Non lascerò che il Paese sbandi verso il Labour». In realtà, secondo i sondaggi, i Tories sarebbero sotto di dieci punti rispetto ai rivali labouristi, ma, secondo molti analisti, una presa di posizione netta di Johnson potrebbe spostare un gran numero di voti verso i conservatori. «Come quest’anno abbiamo evitato che Londra tornasse nelle mani di un manipolo di semimarxisti, così devo unirmi a voi nella lotta per evitare che il paese sbandi verso i due Eds (Ed Balls e EdMilliband, ndr)» - ha aggiunto Johnson. «Non si sono mai pentiti dei loro eccessi di deficit che ci costringono all’austerità attuale», ha tuonato il sindaco di Londra.





Il Manifesto
Eurocrack, pag.3
mercoledì 10 ottobre 2012





giovedì 1 novembre 2012

Mani, UK Scozia, 16.10.12



EUROPA

Venti di secessione • Nel vecchio Continente travolto dalla crisi cresce la voce
dei movimenti separatisti. E il via libera di Londra alimenta le speranze degli autonomisti


EDIMBURGO · David Cameron e il premier nazionalista Alex Salmond firmano l’accordo

Scozia indipendente, il referendum si farà

Giuseppe Acconcia
LONDRA

Per ricordare l’indissolubilità del Regno unito, con l’elmetto degli operai navali sul capo, Cameron ha visitato ieri mattina il molo di Rosyth dove è in costruzione la Queen Elizabeth, la più grande nave da guerra della Marina militare inglese di sempre. Il primo ministro inglese è quindi volato a Edimburgo per firmare l’accordo sul referendum per l’indipendenza della Scozia. Nel veloce incontro nella sede del governo scozzese di Saint Andrews House con il primo ministro scozzese, Alex Salmond, sono state stabilite le procedure per il referendum che chiamerà i cittadini scozzesi al voto nell’autunno del 2014. Il parlamento scozzese deciderà le parole del quesito che saranno sottoposte, secondo l’accordo, ad un’“imparziale commissione elettorale”, che darà l’approvazione finale al testo del referendum. Secondo l’accordo siglato, perché la consultazione possa avere luogo, il governo britannico concederà poteri legislativi temporanei al parlamento scozzese. Non solo, viene accettata la richiesta di deroga scozzese alla legge elettorale per permettere ai sedicenni di votare. In realtà, il governo scozzese aveva già permesso ai giovanissimi di votare nei referendum sulla riforma agraria e sanitaria.
Il clima nell’incontro tra Cameron e Salmond è apparso tutt’altro che caloroso. Non c’è stata una conferenza stampa congiunta né si terrà il previsto dibattito televisivo con i due leader, secondo quanto fa sapere Dawning Street. In un’intervista alla Bbc, Cameron ha ricordato la storia militare comune tra Scozia e Inghilterra. Non solo, «credo con passione nella Gran Bretagna e non penso che la Scozia possa stare meglio di come si trovi ora nel Regno unito» - ha aggiunto. Nonostante questo, l’accordo di ieri è un evento senza precedenti nella storia britannica. Tanto che il ministro per la Scozia, il liberal-democratico, Michael Moore, ha definito il referendum «la più importante decisione politica in 300 anni», in riferimento all’atto di unione tra Gran Bretagna e Scozia del 1707. 
Subito dopo la vittoria alle elezioni del parlamento scozzese nel 2011, con il Partito nazionale scozzese (Pns), Alex Salmond ha messo il piede sull’acceleratore per stabilire la tornata referendaria sull’indipendenza di Edimburgo da Londra. «Lavoriamo per la vittoria dei “sì” nel 2014 che trasformino la Scozia in un paese più giusto e prospero» - ha assicurato Salmond alla stampa. «Come il Pns ha vinto le elezioni del 2011 nonostante i sondaggi, i “sì” all’indipendenza vinceranno dopo la campagna elettorale» - ha aggiunto il premier scozzese. Tuttavia, se si votasse ora, secondo i sondaggi, il “no” all’indipendenza prevarrebbe con un 25% di scarto.
Ma nelle ultime settimane, le polemiche politiche sul referendum scozzese si sono concentrate sulle spese elettorali. Il parlamento inglese potrebbe dare il via libera a spese per il referendum pari a 1,5 milioni di sterline (1,9 milioni di euro), oltre a sovvenzioni aggiuntive ai partiti che avevano partecipato alle ultime elezioni parlamentari scozzesi. È stata bocciata da Dawning Street invece l’intenzione di Salmond di includere un secondo quesito referendario. Si tratterebbe di una sorta di paracadute in caso di vittoria dei “no” all’indipendenza scozzese. Secondo la stampa locale, insieme a imprenditori ed esponenti della società civile, Salmond preparava un quesito, definito “devolution plus”, per maggiori concessioni alla Scozia in tema di devoluzione. «Una seconda domanda che preveda maggiori poteri al governo locale vincerebbe e per questo non sarà sottoposta agli elettori» - ha dichiarato Martin Sime, direttore del Consiglio delle organizzazioni no-profit scozzesi.

Il Manifesto
Internazionale, pag.6
martedì 16 ottobre 2012

venerdì 26 ottobre 2012

Barclays


ECONOMIA

FINANZA · Rese note le conclusioni della Commissione parlamentare sullo scandalo Libor

Diamond non ha detto tutto
Anche la Bank 
of England nel 
mirino: «Va cambiata 
tutta la cultura 
di vigilanza inglese»



Giuseppe Acconcia

Diamond non ha detto tutto. Sono queste le prime conclusioni della Commissione parlamentare sullo scandalo Libor. L'ex amministratore delegato di Barclays si era dimesso lo scorso 3 luglio per le denunce di manipolazione dei tassi di cambio interbancari. In seguito allo scandalo Libor, la banca inglese aveva dovuto pagare una multa di 360 milioni di euro. La testimonianza di Diamond in parlamento è stata «parziale», si legge sul report di 122 pagine, reso noto ieri dalla Commissione. A presiederla è il deputato conservatore, Andrew Tyrie, che rincara: «Ci aspettavamo franchezza da parte dei testimoni ascoltati. Le prove addotte dal signor Diamond sono state inferiori alle attese del parlamento». Secondo il documento, Diamond non ha fatto luce completa nè sulle circostanze che hanno determinato la manipolazione del Libor nè sulle relazioni tra Barclays e autorità di vigilanza bancaria. Su queste accuse, non si sono fatte attendere le reazioni di Diamond. Dalla sua liquidazione dorata (153 milioni di euro) negli Stati uniti, Diamond ha detto: «Sono contrariato e in disaccordo con i contenuti resi noti dalla Commissione d'inchiesta». 
Ma i parlamentari inglesi vanno avanti. Hanno definito una «copertura» le illazioni apparse sulla stampa di pressioni della banca d'Inghilterra su Barclays per ridurre i tassi Libor. Sospetti mai chiariti erano nati dopo la rivelazione di una telefonata di Paul Tucker, vicegovernatore della Banca d’Inghilterra, nell’ottobre 2008 all’ex amministratore delegato della Barclays, Robert Diamond. Dopo la telefonata, Diamond aveva riferito di «figure del governo» preoccupate dei tassi interbancari di prestito ammessi da Barclays. E così, uno dei dirigenti della banca, Jerry Del Missier, dimessosi nel luglio scorso, aveva dato l’ordine di abbassare i tassi per ridurre le preoccupazioni sulla stabilità finanziaria della banca. 
Inoltre, la Commissione ha sottolineato il fallimento della Fsa nel controllare le manipolazioni del Libor. «Non è accettabile che nè la banca d'Inghilterra nè la Fsa si siano accorte delle manipolazioni dei tassi» - ha continuato Andrew Tyrie. 
La Commissione, presieduta da Tyrie, ha criticato duramente l'intera «cultura di vigilanza bancaria» britannica e la lentezza delle inchieste della Fsa. «Se la vigilanza, anzicchè raccogliere dati, si occupasse attentamente di rischio bancario, potrebbe ottenere un controllo più efficace. Questo potrebbe comportare un cambiamento della cultura di vigilanza» - ha aggiunto Tyrie. 
Mala nota della Commissione va oltre. Secondo i deputati, le pressioni che Mervyn King, governatore della banca d'Inghilterra, ha esercitato sui dirigenti di Barclays nel caso Libor rendono necessario lo stretto controllo anche della banca centrale di Threadneedle street. «Il coinvolgimento del governatore è difficile da giustificare» - si legge nel report della Commissione. Da parte sua, King ha negato di aver chiesto le dimissioni di Diamond. Ma, secondo la stampa inglese, il governatore della banca d'Inghilterra avrebbe parlato ai dirigenti di Barclays lo stesso giorno delle dimissioni del presidente, Marcus Agius. «Non importa se le pressioni siano venute dalla Fsa o dal governatore della banca centrale, l'azione definisce un potere arbitrario di licenziamento» - prosegue il documento. «L'Fsa non dovrebbe interferire nella composizione dei consigli di amministrazione in risposta alle notizie di stampa» - ha proseguito Tyrie. D’altra parte, il caso Libor ha portato alla ribalta l’efficacia delle autorità di vigilanza bancaria americana: dalla Commodity Futures Trading al Dipartimento dei servizi finanziari fino alla Security and Exchange Commission. Il coordinamento tra le autorità statali di vigilanza sembra rendere il sistema dei controlli bancari americani più efficace di quello europeo. Proprio, nei giorni scorsi, lo scandalo Libor si era allargato alle più grandi banche del mondo con l'intervento della magistratura americana. I giudici di Connecticut, Florida e New York hanno denunciato la formazione di un cartello di almeno 13 istituti di credito per tenere basso il tasso di cambio interbancario. Per questo, hanno inviato un mandato a comparire non solo a Barclays ma anche a colossi bancari quali Lloyds, Deutsche Bank, Royal bank of Scotland,Hsbc, JPMorgan, Citigroup e Ubs. Gli istituti di credito devono presentare ogni documento sulle variazioni del Libor. E ora, alla vigilanza inglese, non resta che correre ai ripari. Martin Wheatley, direttore dell’Fsa, aveva chiesto nei giorni scorsi una riforma del Libor che considerasse dati oggettivi per ridurre le possibilità di manipolazioni, di stabilire un comitato commerciale per il controllo dei tassi interbancari e di rafforzare i poteri di controllo delle autorità giudiziarie.

CAUSE MILIARDARIE
Moody’s e Standard&Poor’s a processo per i subprime

Moody's e Standard & Poor's dovranno difendersi dall'accusa di frode per aver assegnato «rating gonfiati» a titoli venduti da Morgan Stanley e garantiti dai mutui subprime, dopo che il giudice distrettuale di New York, Shira Scheindlin, ha respinto il ricorso delle due agenzie di rating di liquidare il caso, accettando così la richiesta degli investitori istituzionali, avviata nel 2008, di citarle in giudizio. I legali degli investitori, fra cui l'Abu Dhabi Commercial Bank, si sono detti «soddisfatti che il giudice dopo aver esaminato le prove ha riconosciuto il valore delle nostre accuse contro le agenzie di rating». Sarà dunque una giuria di un tribunale di Manhattan a stabilire se i rating assegnati da Moody's e S&P alle obbligazioni garantite da mutui subprime erano «inappropriati», traendo in inganno gli investitori. È bene ricordare che la quasi totalità dei titoli – in genere «prodotti derivati» garantiti da un «sottostante» – collegati ai mutui subprime venivano accreditati dalle due agenzie della «tripla A». In pratica, venivano indicati come un investimento sicuro al pari dei titoli di stato Usa o tedeschi. Solo a esplosione imminente o avvenuta furono «downgradati» in rapida successione, fino a diventare «junk», spazzatura. I mutui subprime erano quelli concessi a persone senza garanzie (lavoro, patrimonio, reddito) per acquistare comunque una casa.



Il Manifesto
Economia, pag.5
domenica 19 agosto 2012




martedì 23 ottobre 2012

Wikileaks wanted



I GIOCHI DI LONDRA

Il rifugio • Da 58 giorni nella sede di Knightsbridge l’uomo che ha rivelato
ai giornali di tutto il mondo i segreti delle guerre dell’Occidente

Wikileaks wanted

L’Ecuador concede la protezione diplomatica a Julian Assange: interrogatelo nell’ambasciata. Londra furiosa vuole l’arresto e minaccia il blitz 

Giuseppe Acconcia 


A Knightsbridge, di fronte ai cancelli dell’ambasciata dell’Ecuador, in uno dei ricchi quartieri occidentali di Londra, centinaia di giovani e attivisti sono pronti a difendere Julian Assange. Se l’ideatore di WikiLeaks dovesse dirigersi verso l’aeroporto con un salvacondotto diplomatico, rischierebbe l’arresto immediato in territorio britannico. «Proteggerò Assange ad ogni costo se dovessero tentare di arrestarlo» - ha detto Paul Milligan, 19 anni del movimento Occupy the City. «Libertà di parola, libertà per Assange!» - si leggeva sui cartelli, portati dai giovani dei movimenti inglesi. E la protesta si è subito accesa via internet. Adam Gabbet, attivista di Occupy Wall Street, ha chiesto ai sostenitori del movimento di raggiungere anche l’ambasciata britannica a New York. Mentre sul web non è mancata l’ironia sull’estradizione concessa nel 2000 dalle autorità britanniche ad Augusto Pinochet e ora negata ad Assange. Mentre i commenti dell’attivista e regista americano, Michael Moore, echeggiavano tra i twitter di ProtectAssange, il portale che aggrega le voci a sostegno del fondatore di Wikileaks. 
Dietro le transenne, sistemate nei pressi dei marciapiedi di fronte l’ambasciata, un boato di gioia ha accolto la notizia della concessione dell’asilo politico, annunciato nel pomeriggio di ieri dal ministro degli esteri di Quito, Ricardo Patiño. «Rischia di diventare un perseguitato politico» - ha detto il ministro prima di leggere gli 11 motivi che hanno determinato la sua decisione. «Non siamo una colonia britannica», hanno subito urlato i giovani, assembrati ai cancelli dell’ambasciata. In quel momento sono cominciati tafferugli con la polizia che ha fermato tre attivisti. 
Dal canto suo, Assange dovrebbe parlare ai media oggi pomeriggio dai cancelli dell’ambasciata. L’ideatore di WikiLeaks ha sottolineato, in un comunicato, il «coraggio» del governo di Quito. «Non è stata la Gran bretagna né il mio paese, l’Australia, a difendermi, ma una nazione indipendente dell’America latina» - ha commentato. Assange è rinchiuso nell’edificio di Knightsbridge da 58 giorni. Nel giugno scorso era fallito ogni tentativo di resistere alla richiesta di estradizione emessa dalle autorità svedesi in riferimento alle accuse di aggressione sessuale su due donne svedesi, collaboratrici di WikiLeaks.
In realtà, per l’uomo che ha rivelato i segreti della diplomazia americana, per ora nulla è cambiato. Si è aperta invece una vera crisi diplomatica tra Gran bretagna e Ecuador. «La Gran bretagna è determinata a portare avanti il processo di estradizione. Non daremo alcun “lascia passare” ad Assange verso l’America latina » - ha dichiarato il ministro degli esteri ingleseWilliamHague. «L’asilo diplomatico non è un principio riconosciuto dalla Gran bretagna e in ogni caso non può essere usato con lo scopo di fuggire» - ha aggiunto Hague. Invocando il «Diplomatic and Consular Premises Act» del 1987, il Foreign office ha rivendicato il diritto di entrare nella sede diplomatica dell’Ecuador a Londra e procedere con l’arresto. 
Su un eventuale blitz in ambasciata, diplomatici e esperti di diritto internazionale inglesi avvertono delle conseguenze. Secondo l’ex ambasciatore Tony Breton, se Londra dovesse entrare in ambasciata contraddirebbe il principio di inviolabilità delle sedi diplomatiche, sancito dall’articolo 22 della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche. Invece, Assange potrebbe usare il principio di inviolabilità della valigia diplomatica (art. 27 della Convenzione) per raggiungere l’aeroporto di Londra. Lo ha fatto nel 1984 un ex ministro nigeriano che si era nascosto in una cassa per tornare in Lagos. 
D’altra parte, le reazioni dell’entourage di Assange sono state di approvazione e biasimo. Alcuni hanno chiesto le dimissioni del ministro degli esteri inglese. Secondo WikiLeaks, Hague avrebbe atteso le ferie del premier David Cameron e del vice Nick Clegg per intervenire sul caso. «La procura svedese dovrà accettare l’evoluzione della vicenda e interrogare Assange nell’ambasciata dell’Ecuador a Londra» - ha commentato Samuelson, l’avvocato svedese che segue il caso Assange in Svezia. 
Per ora gli Stati uniti stanno a guardare. Secondo il dipartimento di stato si tratta di una disputa tra i paesi coinvolti nella quale non vogliono «interferire». In realtà, dopo aver rivelato migliaia di documenti riservati della diplomazia americana, il fondatore di WikiLeaks teme le conseguenze di un’accusa di spinaggio internazionale. La crisi diplomatica tra Londra e Quito ha conseguenze ancora incerte. E apre nuovi interrogativi sull’assenza di norme internazionali sull’asilo diplomatico, pratica comune in America latina.

LA VICENDA GIUDIZIARIA

Stupro o spionaggio? La trama si complica
Il cofondatore di Wikileaks, che è cittadino australiano, è accusato in Svezia di aver abusato sessualmente di due donne (rapporti consenzienti ma non «protetti»), che l’hanno denunciato nell’agosto del 2010. Interrogato dalla polizia svedese, Assange ha negato ogni addebito e dal 27 agosto 2010 è fuggito a Londra. Il 6 dicembre 2011 la polizia britannica ha notificato un mandato europeo di arresto contro di lui per i reati di prevaricazione e abuso sessuale. Assange si è presentato alla polizia a Londra ed è stato arrestato ma il 16 dicembre ha ottenuto la libertà con una cauzione da 240mila sterline. I giudici gli hanno concesso i domiciliari presso la villa di un amico nel Norfolk. Il 14 giugno la Corte suprema britannica ha respinto il ricorso contro l'estradizione e dal 19 Assange si è rifugiato nell’ambasciata dell’Ecuador. L'ex magistrato spagnolo Baltasar Garzon, che coordina la difesa di Assange e che chiese a Londra l’arresto di Pinochet, il 3 agosto ha dichiarato che l'australiano non teme l'estradizione verso la Svezia. Il suo vero timore - ha precisato - e che questa possa «rivelarsi una cortina fumogena per coprire la sua consegna agli Stati Uniti», dove potrebbe essere processato per spionaggio.



Il Manifesto
Giochi di Londra, pag.2
venerdì 17 agosto 2012




giovedì 11 ottobre 2012

Assange


CASO ASSANGE · Inizia a New York sit-in permanente
Unasur: solidarietà a Ecuador

Giuseppe Acconcia 

È iniziato ieri a New York un sit-in permanente davanti al consolato britannico in favore di Julan Assange. Domenica scorsa, il fondatore di WikiLeaks aveva lanciato un breve appello al presidente degli Stati uniti, Barack Obama, dal suo rifugio forzato. Parlando dal balcone dell'ambasciata ecuadoriana a Londra, dove ha ottenuto l'asilo diplomatico, Assange ha chiesto che finisca la «caccia alle streghe nei confronti di chi lavora per Wikileaks». 
Intanto, i ministri degli esteri dell'Unione delle nazioni sudamericane (Unasur) hanno espresso «solidarietà e appoggio» al governo dell'Ecuador per il caso Assange. In una riunione convocata d'urgenza a Guayaquil in Ecuador, l'Unasur ha sottolineato «il valore istituzionale dell'asilo diplomatico, come mezzo per proteggere i diritti umani». A sostegno di Assange si è espresso ieri anche il presidente venezuelano. Hugo Chavez ha parlato di una risposta «molto forte e ferma» se la Gran Bretagna non dovesse ritirare la «minaccia», fatta nei giorni scorsi, di una possibile irruzione nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra. Da parte sua, il governo inglese starebbe cercando una soluzione diplomatica alla crisi. Un portavoce di Downing Street ha confermato che ad Assange, che rischia l’estradizione in Svezia dove è accusato di stupro, non sarà offerto alcun salvacondotto. Londra però «continuerà a parlare con il governo ecuadoriano e di altri paesi per una soluzione diplomatica».

Il Manifesto
Internazionale, pag.7
martedì 21 agosto 2012



mercoledì 1 agosto 2012

Mai più greci in Gran Bretagna




GRAN BRETAGNA

«Frontiere chiuse ai greci», Cameron «risolve» la crisi


Giuseppe Acconcia 
LONDRA




Myrto e Roy distribuiscono pinte al pub Dolphin di Hackney, quando sentono la notizia. Se la Grecia è fuori dalla moneta unica, la Gran Bretagna potrebbe limitare l’ingresso alla frontiera di cittadini ellenici. Le due giovani di Atene sembrano preoccupate. Secondo i Tories, il trattato di Schengen potrebbe non essere applicato in caso di tensioni e imprevisti, dovuti alla crisi dell’eurozona. “E’ ridicolo. Ma sono paure comprensibili, temono che l’economia greca collassi. Queste misure porterebbero solo il caos in tutta l’Unione” – commenta a caldo Myrto. In realtà, dopo le parole del primo ministro David Cameron, c’è gran fermento nella comunità greca londinese. Negli ultimi anni, medici, informatici e laureati greci hanno raggiunto la capitale inglese. Una vera fuga di cervelli per tentare una carriera impossibile ad Atene. “Non hanno fiducia nella nuova coalizione di governo greco” – ha commentato Dimitris Papanikolau, ricercatore all’Università di Oxford. Come tanti giovani trentenni, anche Dimitris, dopo il dottorato, si è fermato ad insegnare in Inghilterra. “Ma negli ultimi anni è cresciuto il numero di giovani greci che viene qui per disperazione e si accontenta di fare qualsiasi lavoro” – ha aggiunto il ricercatore. Non solo laureati quindi, anche camerieri, agenti immobiliari, impiegati di multinazionali vivono nella capitale britannica. Il greco, l’italiano e lo spagnolo sono diventate le lingue più parlate dopo l’inglese a Londra. Tanto che il ministro degli Interni inglese, Theresa May, ha in programma da mesi di limitare l’immigrazione dai paesi europei per la crisi finanziaria. E prepara piani di cantingentamento in caso di uscita dall’euro di uno dei paesi membri per fermare il conseguente aumento di flussi di lavoratori. Per questo, il provvedimento potrebbe riguardare non solo i cittadini greci. “Una decisione in tal senso creerebbe soltanto nuova immigrazione clandestina: manodopera a basso costo di cui ha sempre bisogno il mercato inglese e cittadini senza diritti” – è il commento al manifesto di Adam Hanieh, docente di Politiche dello sviluppo all’Università di Londra. La polemica riguarda anche i flussi migratori dall’Europa dell’est che limitano gli arrivi da Romania e Bulgaria. “Si tratta di allarmismo ingiustificato fino a questo momento. Non esistono dati che fanno prevedere un aumento esponenziale degli arrivi dalla Grecia in Gran Bretagna” – ha aggiunto il professore. “Fino ad ora si regista soltanto un aumento di trasferimenti di capitali dalla Grecia all’Inghilterra per l’acquisto di immobili o beni finanziari” – conclude Hanieh. La dichiarazione di Cameron si inserisce in un confronto più ampio che coinvolge il sistema bancario inglese dopo lo scandalo Barclays. Le manipolazioni dei tassi d’interesse interbancari avevano deteminato  le dimissioni dell’amministratore delegato Bob Diamond e del presidente Marcus Agius. Mentre continuano le pressioni sul colosso bancario inglese per cancellare la liquidazione record di 22 milioni di sterline prevista per Diamond. In realtà, le preoccupazione dei Tories riguardano la tenuta del sistema finaziario inglese in caso di una rafforzata integrazione bancaria tra i paesi dell’Unione.  E così, le dichiarazioni di Cameron fanno seguito alle discussioni sulla ricapitalizzazione bancaria nella zona euro, emerse dal vertice di fine giugno a Bruxelles. Proprio per placare gli euroscettici tra i Tories, Cameron era arrivato a mettere in discussione la permamenza della Gran Bretagna nell’Unione europea in caso di maggiore integrazione economica. Ma i primi a farne le spese sarebbero i migranti regolari e la libera circolazione tra i paesi dell’Unione.

Il Manifesto
Europa, pag.5
giovedì 5 luglio 2012



domenica 15 luglio 2012

Lo scandalo Barclays travolge la politica




BASSA FINANZA
LONDRA · Nell’aggiustamento dei tassi Libor coinvolti Labour e Tories. E la City rischia

Lo scandalo Barclays travolge tutto e tutti

Giuseppe Acconcia 
LONDRA


Colpiti dall’ennesimo scandalo finanziario, gli attivisti di “Move your money” coprono di adesivi le vetrine delle filiali di Barclays a Westminster. “I banchieri responsabili dovrebbero essere arrestati”- denuncia Levent, impegnato nel movimento Anticuts, contro i tagli alla spesa pubblica voluti dal governo Cameron. “Ci aspettiamo che ora i rischi e gli investimenti che hanno reso la Barclays così vulnerabile vengano ridotti drasticamente” – prosegue il giovane. Lo scandalo Barclays è ormai fuori controllo, si è esteso alla politica e all’intero mercato bancario britannico. Ma i primi chiarimenti potrebbero arrivare lunedì quando Paul Tucker, vicegovernatore della Banca d’Inghilterra, sarà ascoltato dalla neonata Commissione parlamentare d’inchiesta sui tassi Libor. Fanno parte della commissione solo deputati. Nessun giudice, come voleva invece il leader dei Labour, Ed Milliband, sul modello Leveson per la riforma del sistema giornalistico. Tucker deve chiarire i contenuti della telefonata dell’ottobre 2008 con l’ex amministratore delegato della Barclays, Robert Diamond. Dopo la telefonata, Diamond aveva riferito di “figure del governo” preoccupate dei tassi interbancari di prestito ammessi da Barclays. E così, uno dei dirigenti di Barclays, Jerry Del Missier, dimessosi nei giorni scorsi, aveva dato l’ordine di abbassare i tassi per ridurre le preoccupazioni sulla stabilità finanziaria della banca. A complicare le cose sono arrivate venerdì le accuse del ministro delle finanze inglese. Secondo George Osborne, a fare pressioni sui dirigenti della Barclays sarebbe stato l’allora ministro delle finanze, Ed Balls. Per il Financial Times, oltre a Balls, sarebbero coinvolti anche l’ex ministra Shriti Vadera e lo stesso ex primo ministro labourista Gordon Brown. Nel novembre 2008, Vadera avrebbe commissionato un report dal titolo “Ridurre il Libor. Migliorare le condizioni dei prestiti”. Nel documento si farebbe riferimento a politiche finanziarie per abbassare i tassi di interesse interbancario. Ma la City è sempre la stessa, sta reagendo con distacco al terremoto Barclays. Tra gru e grattacieli, a Threadneedle street, i dirigenti della Banca d’Inghilterra si avventano su porzioni di sushi in ristoranti giapponesi minimalisti. Mentre all’ingresso della Torre 42 fervono i preparativi dei decori per le Olimpiadi. “Siamo shoccati dalle notizie che ci vengono dal regolatore americano. Stiamo formando un gruppo di osservazione sul Libor” – ci ha detto Brian Mairs della British bankers association. “Barclays dovrebbe agire ora come difensore della trasparenza nella procedura di definizione dei tassi, cooperando con l’associazione bancaria britannica” – ha continuato Mairs. Più avanti, giovani banchieri discutono di Libor tra litri di birra al pub Phoenix. Mentre emergono le responsabilità politiche, tutto il mercato bancario britannico è in subbuglio. L’Agenzia governativa anti-corruzione ha annunciato ieri l’avvio di un’inchiesta penale contro i trader coinvolti nella manipolazione dei tassi di interesse. Secondo l’Autorità finanziaria britannica, anche altre banche avrebbero aggirato il sistema di tassi interbancari. Come se non bastasse, crescono le polemiche sull’uscita di scena di Diamond. L’ex amministratore delegato è volato negli Stati uniti. Gli sarebbe stata accordata una liquidazione di 100 milioni di sterline con un bonus ulteriore (per un totale di 153 milioni di euro). Mentre uno dei maggiori azionisti di Easyjet ha chiesto le dimissioni del dirigente, Michael Rake, per i suoi incarichi in Barclays. Simili malumori riguardano Richard Broadbent, amministratore delegato della catena di supermercati e telefonia Tesco. E colpiscono anche Naguib Kheraj, vice direttore di Berclays, direttore della fondazione Aga Khan. E così, con implicazioni politiche e finanziarie, la crisi appare quanto mai sistemica. Anche le maggiori agenzie di rating sarebbero pronte a retrocedere Barclays dopo il recente scandalo finanziario. “Con i bassi profitti del sistema capitalistico, è più semplice agire sui mercati finanziari che attivare investimenti produttivi” – spiega al manifesto Alex Callinicos, docente di Economia internazionale al King’s Collage. “Le speculazioni bancarie sono il vero sintomo della grave crisi europea” – conclude il professore a margine del Festival del marxismo in corso a Londra. Ma i legami tra banche e politica rendono la vita difficile anche ai conservatori. Tra i Tories, le accuse avanzate ai laburisti dal ministro delle finanze hanno creato non pochi malumori. Mentre lo scandalo Barclays rischia di creare nuova opposizione alle politiche di tagli e austerità del governo Cameron che hanno messo in ginocchio il settore pubblico britannico, dalla scuola, all’Università fino al sistema sanitario.



Il Manifesto
Internazionale, pag.6
domenica 8 luglio 2012