sabato 30 giugno 2012

Radio Vaticana, radiogiornale, ore 20.00 domenica 24 giugno 2012




Morsi, candidato dei Fratelli musulmani, è il nuovo presidente dell'Egitto
E' Mohamed Morsi, candidato dei Fratelli musulmani, il primo presidente dell'Egitto del dopo Mubarak . Il risultato del ballottaggio che lo vedeva opposto ad Ahmed Shafiq, ex-premier del deposto presidente, è stato annunciato nel pomeriggio dalla Commissione elettorale: Morsi ha ottenuto 13 milioni di voti e il 51,7% dei consensi. In festa piazza Tahrir, al Cairo, dove sono assiepati migliaia di sostenitori dei Fratelli musulmani. Festeggiamenti anche a Gaza: in campagna elettorale Morsi ha promesso sostegno ai palestinesi. E in un comunicato il governo israeliano fa sapere di apprezzare il processo democratico svoltosi in Egitto e di rispettarne l'esito. Ce ne parla Giuseppe Acconcia:

Mohammed Morsi leader dei fratelli musulmani ha vinto con 13 milioni di voti, il 51,7%. Piazza Tahrir è esplosa all'annuncio. Il candidato vicino ai militari e ultimo primo ministro nominato da Mubarak, Ahmed Shafiq si è fermato a 12 milioni e 300mila voti, il 48,2%. Il maresciallo Hussein Tantawi, leader del Consiglio supremo delle forze armate, si è congratulato con il vincitore. Farouk Sultan, presidente della Commissione elettorale, ha annunciato i risultati in un clima incandescente. L'affluenza alle urne ha superato il 50%. Sono stati accolti vari ricorsi sui 400 presentati, mentre sono state ricontate le schede in molte province. Ma i risultati non cambiano di molto rispetto agli exit poll annunciati domenica scorsa dalla Fratellanza. Piazza Tahrir aveva atteso con il fiato sospeso, migliaia di militanti dei Fratelli musulmani sono rimasti con gli occhi fissi agli schermi televisivi in attesa dei risultati. Poi sono iniziati i caroselli e i festeggiamenti. I sostenitori di Morsi da 5 giorni occupavano la piazza. Hanno temuto per una sorpresa dell'ultimo minuto. Delusione nel quartier generale di Ahmed Shafiq trasferitosi in tutta fretta nella città satellite di New Cairo. I Fratelli musulmani hanno vinto questa battaglia. Ma hanno perso il Parlamento, i poteri del presidente della Repubblica sono stati ridimensionati dalla dichiarazione costituzionale dell'esercito ed è in vigore una nuova legge di emergenza. Grandi sfide attendono il neo-eletto presidente egiziano.


venerdì 29 giugno 2012

Radio Vaticana, Radiogiornale, ore 19.30, lunedì 18 giugno 2012




Egitto: Fratelli musulmani annunciano vittoria alle presidenziali


Presidenziali in Egitto. A spoglio quasi ultimato non accennano a diminuire le tensioni per la vittoria autoproclamata da parte del candidato dei Fratelli musulmani, Mohammed Mursi, che dichiara di avere ottenuto oltre il 53% dei voti. Un risultato fortemente contestato dallo schieramento di Ahmed Shafiq, i cui sostenitori sono scesi in piazza per protestare contro i presunti brogli. Unico dato certo: l'alta affluenza alle urne che si è attestata a oltre il 50% degli aventi diritto. Sentiamo dal Cairo, Giuseppe Acconcia: 


Nel campo di Shafiq si chiama ai brogli elettorali. La differenza tra i due candidati è ancora minima e non sono stati ancora scrutinati i voti di Il Cairo e di Giza, due grandi città. Ma la vittoria dei Fratelli musulmani sembra vicina: Mursi ha già dichiarato di aver vinto dalle 4 di questa notte, nel suo quartier generale di Imbaba, mentre i sostenitori di Shafiq denunciano brogli elettorali: parlano dei pullman organizzati dalla fratellanza per portare gente a votare, di voti già stampati con preferenza per Mursi. In realtà, le contestazioni sono reciproche. Le manifestazioni sono già cominciate in Piazza Tahirir contro il risultato elettorale da parte dei sostenitori di Shafiq e a sostegno di Mursi da parte dei Fratelli musulmani. A questi voti, c'è stata una grande partecipazione di copti e di donne: pochi i giovani, che hanno boicottato il voto.


Adesso, si apre un vero e proprio conflitto di poteri tra parlamento, Consiglio supremo delle Forze armate e presidente della Repubblica: la dichiarazione di ieri del Consiglio supremo delle forze armate sulla nuova Costituzione svuota il presidente della Repubblica dei suoi poteri, mentre i militari riprendono il potere legislativo. I Fratelli musulmani in questo momento sono pronti ad occupare il parlamento e a tornare per strada per riprendere l'Assemblea del Popolo, che hanno perso dopo la sentenza della Corte costituzionale. Il gioco di potere tra fratellanza ed esercito continua.


http://www.radiovaticana.org/it1/articolo.asp?c=597481

giovedì 28 giugno 2012

Radio Vaticana, radiogiornale, mercoledì 20 giugno 2012



Calma apparente in Egitto. Mistero sulla sorte dell'ex presidente Mubarak.

Una calma carica di tensione quella che caratterizza le piazze egiziane in attesa di conoscere la sorte dell'ex presidente, Hosni Mubarak, dato per morto la notte scorsa in seguito a un ictus. Cresce intanto l'attesa per i risultati definitivi delle elezioni presidenziali, mentre i due candidati usciti dal ballottaggio reclamano entrambi la vittoria. Dal Cairo, Giuseppe Acconcia.
Secondo i medici, l'ex presidente egiziano, Hosni Mubarak, sarebbe "clinicamente morto". Ma i suoi avvocati smentiscono e parlano di "coma". Al momento sarebbe in vita grazie a un respiratore artificiale. La moglie, Suzanne, si è recata in ospedale in piena notte per visitarlo. Le condizioni di salute di Hosni Mubarak sono peggiorate martedì sera quando è stato trasferito d'urgenza dopo un ictus dalla prigione di Tora all'ospedale militare di Maadi. L'ex presidente egiziano era stato condannato all'ergastolo il 2 giugno scorso per aver ordinato di sparare contro i manifestanti. 
I migliaia di sostenitori di Fratelli musulmani, gruppi salafiti e del movimento 6 aprile che hanno raggiunto piazza Tahrir nella serata di ieri, hanno accolto con scetticismo la notizia dell'aggravarsi delle condizioni di Mubarak. I manifestanti festeggiavano la contestata vittoria di Mohammed Morsy e chiedevano pieni poteri per il nuovo presidente. Le manifestazioni erano iniziate nel pomeriggio di ieri anche contro la sentenza della Corte Costituzionale che ha di fatto sciolto il parlamento. D'altra parte, i sostenitori di Ahmed Shafiq contestano e si dichiarano vincitori, in attesa dei risultati definitivi che saranno resi noti dalla Commissione elettorale nella giornata di giovedì prossimo. Intanto, in vista dell'annuncio del nuovo presidente, il Consiglio supremo delle forze armate ha riunito d'urgenza il Consiglio di sicurezza nazionale. Dopo tante voci, le condizioni di Mubarak appaiono critiche nel momento più delicato per il suo Paese.

http://www.radiovaticana.org/IT1/articolo.asp?c=598057

mercoledì 27 giugno 2012

Radio Vaticana, radiogiornale, ore 12, lunedì 18 giugno 2012






Egitto: Fratelli musulmani annunciano vittoria alle presidenziali


Presidenziali in Egitto. A spoglio quasi ultimato non accennano a diminuire le tensioni per la vittoria autoproclamata da parte del candidato dei Fratelli musulmani, Mohammed Mursi, che dichiara di avere ottenuto oltre il 53% dei voti. Un risultato fortemente contestato dallo schieramento di Ahmed Shafiq, i cui sostenitori sono scesi in piazza per protestare contro i presunti brogli. Unico dato certo: l'alta affluenza alle urne che si è attestata a oltre il 50% degli aventi diritto. Sentiamo dal Cairo, Giuseppe Acconcia: 


Nel campo di Shafiq si chiama ai brogli elettorali. La differenza tra i due candidati è ancora minima e non sono stati ancora scrutinati i voti di Il Cairo e di Giza, due grandi città. Ma la vittoria dei Fratelli musulmani sembra vicina: Mursi ha già dichiarato di aver vinto dalle 4 di questa notte, nel suo quartier generale di Imbaba, mentre i sostenitori di Shafiq denunciano brogli elettorali: parlano dei pullman organizzati dalla fratellanza per portare gente a votare, di voti già stampati con preferenza per Mursi. In realtà, le contestazioni sono reciproche. Le manifestazioni sono già cominciate in Piazza Tahirir contro il risultato elettorale da parte dei sostenitori di Shafiq e a sostegno di Mursi da parte dei Fratelli musulmani. A questi voti, c'è stata una grande partecipazione di copti e di donne: pochi i giovani, che hanno boicottato il voto.


Adesso, si apre un vero e proprio conflitto di poteri tra parlamento, Consiglio supremo delle Forze armate e presidente della Repubblica: la dichiarazione di ieri del Consiglio supremo delle forze armate sulla nuova Costituzione svuota il presidente della Repubblica dei suoi poteri, mentre i militari riprendono il potere legislativo. I Fratelli musulmani in questo momento sono pronti ad occupare il parlamento e a tornare per strada per riprendere l'Assemblea del Popolo, che hanno perso dopo la sentenza della Corte costituzionale. Il gioco di potere tra fratellanza ed esercito continua.


http://www.radiovaticana.org/it1/articolo.asp?c=597481

martedì 26 giugno 2012

Radio Vaticana, radiogiornale, lunedì 18 giugno 2012





Egitto: Fratelli musulmani annunciano vittoria alle presidenziali 

Presidenziali in Egitto. A spoglio quasi ultimato non accennano a diminuire le tensioni per la vittoria autoproclamata da parte del candidato dei Fratelli musulmani, Mohammed Mursi, che dichiara di avere ottenuto oltre il 53% dei voti. Un risultato fortemente contestato dallo schieramento di Ahmed Shafiq, i cui sostenitori sono scesi in piazza per protestare contro i presunti brogli. Unico dato certo: l'alta affluenza alle urne che si è attestata a oltre il 50% degli aventi diritto. Sentiamo dal Cairo, Giuseppe Acconcia:

Nel campo di Shafiq si chiama ai brogli elettorali. La differenza tra i due candidati è ancora minima e non sono stati ancora scrutinati i voti di Il Cairo e di Giza, due grandi città. Ma la vittoria dei Fratelli musulmani sembra vicina: Mursi ha già dichiarato di aver vinto dalle 4 di questa notte, nel suo quartier generale di Imbaba, mentre i sostenitori di Shafiq denunciano brogli elettorali: parlano dei pullman organizzati dalla fratellanza per portare gente a votare, di voti già stampati con preferenza per Mursi. In realtà, le contestazioni sono reciproche. Le manifestazioni sono già cominciate in Piazza Tahirir contro il risultato elettorale da parte dei sostenitori di Shafiq e a sostegno di Mursi da parte dei Fratelli musulmani. A questi voti, c'è stata una grande partecipazione di copti e di donne: pochi i giovani, che hanno boicottato il voto.

Adesso, si apre un vero e proprio conflitto di poteri tra parlamento, Consiglio supremo delle Forze armate e presidente della Repubblica: la dichiarazione di ieri del Consiglio supremo delle forze armate sulla nuova Costituzione svuota il presidente della Repubblica dei suoi poteri, mentre i militari riprendono il potere legislativo. I Fratelli musulmani in questo momento sono pronti ad occupare il parlamento e a tornare per strada per riprendere l'Assemblea del Popolo, che hanno perso dopo la sentenza della Corte costituzionale. Il gioco di potere tra fratellanza ed esercito continua.


lunedì 25 giugno 2012

Radio onda d'urto, giovedì 21 giugno 2012. Giuseppe Acconcia in diretta dal Cairo





EGITTO: FORTE TENSIONE DOPO IL RINVIO DELLA PROCLAMAZIONE DEL VINCITORE DELLE PRESIDENZIALI


Ore di forte tensione in Egitto dove è stata rinviata la proclamazione dei risultati del ballottaggio delle elezioni presidenziali attesi per oggi. Entrambi i candidati si promuovono a vincitori, mentre i militari presidiano Il Cairo. Dalla capitale egiziana sentiamo Giuseppe Acconcia, autore per Infinito edizioni del libro dal titolo "La primavera egiziana".


http://www.radiondadurto.org/2012/06/21/egitto-forte-tensione-dopo-il-rinvio-della-proclamazione-del-vincitore-delle-presidenziali/

domenica 24 giugno 2012

La battaglia tra Shafiq e Morsy si fa a colpi di terrore



EGITTO · Per l’annuncio dei risultati delle presidenziali potrebbe essere imposto il coprifuoco


Tahrir, tende contro il terrore


Giuseppe Acconcia 
IL CAIRO


Le tende sono aumentate e l'occupazione dello spazio pubblico è permanente. I risultati delle presidenziali non ci saranno prima di sabato o domenica. All'annuncio potrebbe essere imposto il coprifuoco. Già oggi sono attese in piazza Tahrir migliaia di persone per la grande manifestazione di Fratelli musulmani e salafiti. "Il Consiglio supremo delle forze armate non vuole che i Fratelli musulmani prendano il potere". E' quanto assicura una fonte militare ad Al Ahram online. La piazza è presidiata notte e giorno dagli attivisti di Libertà e giustizia. "Dietro le quinte Fratelli musulmani ed esercito stanno cercando di arrivare ad un accordo che conceda la presidenza a Ahmed Shafiq e la carica di primo ministro a Mohammed Morsy" – assicura al Manifesto Zyad el-Elaimi, parlamentare liberale vicino a el-Baradei. Ma Khayrat el-Shater, il candidato escluso dalla battaglia elettorale, non ci sta ed annuncia battaglia per il tentativo di grave repressione contro il movimento islamista. E così, in un contesto di tensione e intimidazione, arriva la richiesta di Mohammed el-Baradei di formare un comitato di mediazione politica. "Sarebbe l'unica soluzione per lo stallo attuale avere un tavolo per formare un governo in carica un anno, mentre viene scritta la nuova Costituzione" – aggiunge el-Elaimi. Ma i due fronti liberale e socialista sono estremamente divisi. "I colloqui tra Sabbahi e Baradei si sono chiusi con un nulla di fatto", prosegue il parlamentare. Secondo el-Elaimi, nessuna delle due forze vorrebbe lo scontro. "Islamisti e nazionalisti sono forze conservatrici che si confrontano ed arriveranno ad un compromesso senza fare uso della violenza", prosegue Zyad. Ma le pressioni per una chiusura di questa grave crisi istituzionale vengono anche dagli Stati uniti. Il segretario di Stato Hilary Clinton ritiene "imperativo" il passaggio di consegne nelle mani di un presidente "legittimamente" eletto. Ma le critiche all'attuale operato del Consiglio supremo delle forze armate vengono espresso a gran voce da ogni parte. "Un consiglio militare non eletto non può scrivere la nuova Costituzione, i nuovi poteri del Consiglio militare, secondo la dichiarazione costituzionale aggiuntiva, sono terribili" – denuncia al manifesto Abdelkarim al-Iryani, ex primo ministro yemenita, tra gli osservatori elettorali accreditati. "Gli egiziani hanno fatto la loro parte andando a votare, ma vivono nell'incertezza costituzionale e politica per le continue interferenze dell'esercito" – conclude al-Irayani. Perchè la battaglia contro la chiusura del Parlamento viene solo dagli islamisti? In questo clima, le pressioni e le intimidazioni su giornalisti e attivisti diventano sempre più insistenti. Yosri Foda, presentatore della più seguita televisione egiziana indipendente Ontv, ha chiuso la sua trasmissione. "Ha ricevuto pressioni dal Cosiglio supremo contro le sue posizioni critiche verso Ahmed Shafiq e l'esercito" – racconta al manifesto Bahaa el-Taweel, giornalista di Youm7 e stretto collaboratore di Foda. "Ci hanno detto che l'invito  a Sultan Essam, leader del partito islamista moderato, el-Wasat (centro), non era gradito. A quel punto Foda ha deciso di chiudere definitivamente la seguitissima trasmissione". L'episodio fa seguito ad analoghe censure dopo il veto posto ad Alaa al-Aswani di intervenire nella stessa trasmissione. In verità, si sono moltiplicate in queste ore le minacce a stranieri e giornalisti. La tv di stato chiede di diffidare degli stranieri, considerati spie. In perfetto stile Partito nazionale democratico sembra di essere tornati al due febbraio del 2011 quando iniziò un attacco sistematico contro giornalisti stranieri. Dal canto suo, il quartier generale di Shafiq punta tutto sui brogli elettorali. Secondo al-Ahram, se l'ultimo primo ministro di Mubarak venisse dichiarato il nuovo presidente, contestualmente sarebbero invalidati un milioni di voti assicurati a Morsy. A quel punto, importanti leader di Libertà e giustizia, rischierebbero l'arresto. Tra pressioni internazionali e intimidazioni interne, lo scontro istituzionale e le manovre di palazzo sembrano nascondere soliti e inquietanti scenari: il compromesso o una nuova ondata repressiva contro la fratellanza.



Il Manifesto
Internazionale, pag.7
venerdì 22 giugno 2012

sabato 23 giugno 2012

Mubarak in fin di vita, Cairo blindata, prove di dialogo tra Fratelli musulmani e rivoluzionari




EGITTO · Morsy o Shafiq? Il verdetto ufficiale è atteso per oggi. Alta tensione nelle strade


Un giorno da nuovo presidente
Ancora voci sulla morte di Mubarak, mentre la Camera resta chiusa. E i Fratelli musulmani aprono al dialogo con i rivoluzionari




Giuseppe Acconcia 
IL CAIRO




C’è alta tensione al Cairo in vista dei risultati delle presidenziali. Mezzi blindati si dirigono verso il centro. Mentre i militari convocano d’urgenza il Consiglio Nazionale di Difesa. Per tutto il giorno, all’ospedale militare di Maadi è continuato il via vai dei sostenitori di Hosni Mubarak, colpito da ictus nella notte di martedì. Anche l’ex primo ministro Ahmed Shafiq ha fatto visita all’ex presidente, trasferito dal carcere di Tora, dove sconta l’ergastolo per aver ordinato di sparare contro i manifestanti. Le notizie sulle sue condizioni sono incerte, secondo la stampa indipendente, sarebbe in coma, ma respirerebbe autonomamente. In piazza Tahrir nessuno ha creduto alle voci della morte di Mubarak. “Solo ai funerali, crederemo alla sua morte” – ha commentato sarcastico Anuar. Per tutta la notte di martedì erano continuati i festeggiamenti per la vittoria di Mohammed Morsy. I Fratelli musulmani avevano chiamato alla mobilitazione notturna insieme al movimento 6 aprile. Si avvia così il dialogo tra islamisti e forze rivoluzionarie per un fronte comune in vista della formazione del nuovo governo. “E’ arrivato il momento che i Fratelli musulmani parlino con liberali e socialisti prima che nasca il nuovo governo” – ha dichiarato al manifesto Khaled Telima, deputato socialista. “I movimenti che hanno fatto la rivoluzione non possono continuare ad essere divisi in un contesto di confronto così aspro” – ha concluso. Accolto tra gli applausi è arrivato nel cuore della notte il candidato salafita, escluso al primo turno, Abu Ismail, che ha incitato la folla a riprendersi il parlamento. Ma i cancelli della Camera rimangono chiusi anche oggi. Uno dopo l’altro, i deputati tentano di entrare, ma gli accessi sono bloccati da centinaia di poliziotti che spostano le transenne per lasciare entrare solo i residenti. I palazzi del potere sono di nuovo irraggiungibili. “Morsy ha vinto, ma il regime non vuole ammetterlo” – ha dichiarato al manifesto Mamdou Ismail, parlamentare della fratellanza musulmana, che ha chiesto alla polizia di aprire le porte della Camera egiziana. “Non è possibile che debba essere l’esercito a scrivere la prossima Costituzione” – ha continuato Ismail. Con al collo la foto di Mohammed Morsy e in alto una lunghissima bandiera egiziana, i fratelli hanno sfilato tra carretti di venditori di succhi di frutta fresca e kosheri (pasta con ceci e cipolle) che hanno raggiunto la piazza per l’occasione. “Siamo qui perchè il nuovo presidente Mohammed Morsy deve avere autorità e potere” – ha detto Mirwat, seduta a sorseggiare un succo di asab (canna da zucchero) ai lati dell’aiuola centrale della piazza. “Se a vincere fosse stato Shafiq non avrebbero approvato degli articoli che limitano i poteri del presidente” – ha concluso. La dichiarazione costituzionale, annunciata dall’esercito lo scorso lunedì, ha di fatto subordinato le decisioni del nuovo presidente della Repubblica egiziana al Consiglio supremo delle Forze armate. E a chi ricorda che per cantare vittoria è ancora troppo presto, la risposta è una sola: “Morsy è il nostro presidente, eletto con oltre 13 milioni di voti”. “Il 52 per cento degli egiziani ha scelto Morsy, abbiamo i documenti ufficiali con i voti governatorato per governatorato” – ha confermato al manifesto Yasser Ali, portavoce dei Fratelli musulmani. Ma la stessa scena si è ripetuta dall’altro lato della città nel quartier generale di Ahmed Shafiq in piazza Vini a Dokki. Anche la campagna di Shafiq ha dichiarato la vittoria con il 51,5 per cento dei voti. E lo scontro diventa canzone. Anche la musica pop, stile Ahmed Adaweya, si mobilita. Il cantante Shaaban Abdel Rahim ha scritto versi a sostegno del candidato della fratellanza, mentre suo figlio Hossam ha composto una canzone che è sulla bocca di tutti a favore di Shafiq. D’altra parte, Jason Carter, del Carter Center, ha reso noti i risultati dell’operato dei 90 osservatori dell’ong. “Non abbiamo notato irregolarità sistematiche nelle operazioni di voto” – ha dichiarato al manifesto Jason. “Ma abbiamo operato in un clima di sospetto e intimidazione, non ci lasciavano rimanere nei seggi per oltre mezz’ora” – ha continuato Senna. Gli osservatori non hanno avuto accesso alle liste elettorali prima del voto. “Non abbiamo potuto osservare l’intera procedura elettorale. Non ci hanno permesso di assistere all’aggregazione dei voti locali a livello nazionale” – ha denunciato Senna. Questa lunga attesa per conoscere i risultati, che saranno disponibili giovedì, fa crescere i dubbi su frodi dell’ultima ora. D’altro canto, gli attivisti di movimenti politici liberali e socialisti fanno i conti con l’assenza di rappresentazione politica. Hamdin Sabbahi, il nasserista arrivato terzo al primo turno, in un’intervista al Masry al-Youm ha assicurato che dopo la stesura della nuova costituzione si andrà a nuove elezioni presidenziali. E, in vista delle parlamentari, Sabbahi è pronto a formare un blocco politico con Mohammed el-Baradei. Mentre piazza Tahrir si svuota, continuano a danzare fino all’alba migliaia di sufi intorno alla moschea di Sayeda Zeinab per il grande moulid (compleanno) che si tiene ogni anno. L’Egitto vive giorni di vera confusione. Sono in corso grandi manovre per timore di reazioni violente da entrambe le parti all’annuncio dei risultati. Ma quale potrebbe essere la reazione dei Fratelli musulmani se venisse annunciata la vittoria di Shafiq?

Il Manifesto
Internazionale, pag.8
giovedì 21 giugno 2012


venerdì 22 giugno 2012

Radio 3, Zazà, Voci dal Cairo







Radio 3
Zazà, Canzoniere Fantastico
Voci dal Cairo


Puntata numero 35  per Zazà, in onda ogni domenica dalla sede Rai di Napoli,  ospite musicale Daniele Sepe con la sua band, presenta l'ultimo disco "canzoniere illustrato".  Progetto autoprodotto in cui Sepe rispolvera la formula del "canzoniere" per rileggere in chiave jazz e world music diversi brani della tradizione. 12 fumetti per 12 canzoni scelte tra quelle della tradizione popolare di diversi paesi del mondo (dalla Romania al Libano, dal Portogallo al Brasile, fino a Napoli con canzoni di Raffaele Viviani e Salvatore Di Giacomo). La copertina, disegnata da Altan, mostra una colorata fanfara multietnica.

Completa la puntata, l'appuntamento fisso con la narrazione sonora - Radiodoc , a cura di Marcello Anselmo che questa settimana dedica una puntata speciale alla situzione politico-sociale dell’Egitto dopo la primavera del 2011. Grazie ad Alessandra Cutolo e Piero Pugliese, Zaza’ racconta dell’atmosfera che si respira in piazza Tahir a pochi giorni dal secondo turno delle elezioni presidenziali. Le voci dall'Egitto sono del fotografo Eduardo Castaldo, del corrispondente e ricercatore Giuseppe Acconcia e di donne e uomini riuniti in questi giorni in piazza Tahrir.

al microfono Piero Sorrentino

domenica 17 giugno 2012


http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/puntata/ContentItem-c212394e-2573-4d6a-aa9b-86c8131a09be.html

giovedì 21 giugno 2012

FM: “ci riprendiamo il Parlamento”. Morsy ha vinto, ma ridimensionati poteri del presidente, Shafiq non ci sta.




ERA PRIMAVERA


Egitto • La gioia (composta) dei Fratelli musulmani, che annunciano la vittoria del candidato di Libertà e giustizia. Ma ora brucia lo «scippo» del parlamento: «Oggi ce lo riprendiamo»


IL VOTO    Canti di giubilo nel quartier generale di Morsy. Ma i sostenitori di Shafiq non ci stanno

A un passo dal cielo

Giuseppe Acconcia 
IL CAIRO


“Oggi riprendiamo il Parlamento, eletto da milioni di egiziani” – ha dichiarato al manifesto il portavoce di Libertà e giustizia, Yasser Ali. Questa mattina dovrebbe tenersi la prima sessione della Camera dopo lo scioglimento disposto dalla Corte costituzionale. “Se non ci fanno entrare in Parlamento, andiamo dalla polizia” – ha ribattuto Sabah Salaa, deputato di Libertà e giustizia. I Fratelli musulmani sono ad un passo dalla conquista della presidenza della Repubblica. Ma lo scippo del Parlamento è una ferita insanabile. Domenica, nel cuore della notte, Mohammed Morsy ha annunciato tra i suoi fedelissimi di aver vinto le elezioni. Un capannone fatto di stoffa colorata costeggia l’antico quartier generale dei Fratelli musulmani in via Mansour numero 28, a due passi dal Ministero degli interni e dai muri eretti dai militari. Dal secondo piano si odono canti di giubilo che inneggiano ad Allah e alla nazione. Nei sotterranei, nell’ora della preghiera, si inginocchiano i proseliti di Libertà e giustizia. Nessuna esagerazione, la gioia è viva ma composta. I Fratelli musulmani non sono abituati ad esultare. Alla spicciolata, in una notte caldissima, sono arrivati i dati degli exit poll, condotti da uomini della fratellanza. Un milione di voti separerebbe Morsy da Shafiq. E la tensione si è sciolta all’improvviso, i compagni di partito sono scoppiati in grida e applausi. A quel punto, Mohammed Morsy, professore della facoltà di ingegneria, ha attraversato la sala tra scatti di fotografi e le braccia serrate del servizio d’ordine che ha impedito alla folla di travolgerlo. “Grazie a Dio che ci ha permesso di vincere il ballottaggio” – ha iniziato Morsy ,con il suo accento non molto urbano, circondato da Essam el-Arian, vice presidente di Libertà e giustizia, e Saad el-Katatni, presidente della Camera uscente. La folla ha incitato a canti rivoluzionari. “Non vendicheremo nessuno, io sono anche il presidente dei copti, voglio uno stato laico, democratico e costituzionale che non  dimentichi gli ultimi che vivono per strada nè i martiri della Rivoluzione” – ha continuato Morsy, certo della vittoria. E così lunedì piazza Tahrir si è svegliata in festa per Morsy. “Oggi sento che la rivoluzione è compiuta, non avrei mai accettato la vittoria di Shafiq e tutta la violenza che avrebbe determinato” – ha raccontato sorridente Moataz. Ma la giornata non ha mancato di riservare sorprese. Anche se i risultati definitivi saranno annunciati solo giovedì, secondo la televisione di stato, su oltre il 90 per cento dei seggi scrutinati, Morsy è in vantaggio a Giza, Alessandria, Minya, Assiut, Fayum e Suez. Mentre Ahmed Shafiq conquista il Cairo. E vince a Port Said, Dakhleya, Mounoufeya e Sharkeya. L’affluenza alle urne dovrebbe attestarsi sui livelli del primo turno, quando aveva votato il 46 per cento degli aventi diritto. Questa volta i seggi si sono riempiti domenica pomeriggio, seconda giornata elettorale, con i sostenitori di entrambi i candidati che hanno motivato i più restii a recarsi alle urne. Ad aspettare per entrare ai seggi c’erano soprattutto donne e cristiani copti. Alla chiusura, nella scuola media el-Baheia di Sayeda Zeinab, alle dieci in punto di domenica, gli scrutatori hanno riversato le urne su un lungo tavolo di legno, mentre militari e polizia chiudevano i cancelli ai curiosi. In questo seggio, Morsy ha prevalso per pochi voti, con un alto numero di schede nulle. Ma nel pomeriggio di lunedì sono arrivate puntualmente le prime contestazioni. C’erano facce lunghe nel quartier generale di Ahmed Shafiq. “I Fratelli musulmani diffondono voci false, secondo i nostri dati Ahmed Shafiq è in testa” – ha commentato al manifesto Ahmed Sarhan, portavoce del candidato nazionalista. “Abbiamo notizie di un ampio raggio di brogli, dalla stampa di schede già votate a favore di Morsy a pulmann organizzati per portare i suoi elettori nei seggi” – ha continuato Ahmed con gli occhi di chi si arrampica sugli specchi. In realtà, le denunce di brogli sono numerose da entrambe le parti. Secondo testimoni, alcune attiviste, fuori dai seggi nel centro del Cairo, hanno distribuito banconote da 100 ghinee (13 euro) come compenso per un voto ad Ahmed Shafiq. A quel punto dei bambini sono stati incaricati di entrare nei seggi per verificare il rispetto della promessa elettorale dentro la cabina. Altri raccontano invece di vestiti e tuniche mortuarie regalate dalla fratellanza, un segno tradizionale di perdono e riconciliazione. “Le violazioni ci sono state, ma non sono tali da rendere invalido il voto” – ha confermato al manifesto Denis Kadima dell’Istituto elettorale per la democrazia sostenibile in Africa. D’altra parte, la grande manifestazione prevista per questa mattina nei pressi del Parlamento si oppone anche alla dichiarazione costituzionale annunciata dai militari. La presidenza della Repubblica viene svuotata dei suoi poteri. Il Consiglio supremo delle forze armate mantiene il veto sugli atti presidenziali e sulla legge di bilancio. Mentre al presidente rimane il potere di nominare governo e primi ministri. Come se non bastasse, dopo lo scioglimento del Parlamento, il potere legislativo torna al Consiglio supremo delle forze armate. Tuttavia, questi articoli vengono duramente contestati da molti costituzionalisti. E’ in atto in Egitto un conflitto tra centri di potere che tende a svilire il ruolo del Parlamento e a limitare la libertà d’azione degli islamisti in vista della vittoria di Morsy. 

Il Manifesto
Internazionale, pag.9
martedì 19 giugno 2012


mercoledì 20 giugno 2012

Telecolore. Mursi ha vinto



Telecolore
Ore 12, spazio dedicato all'Archeoclub Nuceria Alfaterna. 
Conduce Giuseppe Leone. 
In studio Antonio Pecoraro dell'Archeoclub Nuceria Alfaterna.

La situazione in Egitto dopo le votazioni del giugno 2012.
Giuseppe Acconcia in collegamento telefonico da piazza Tahrir, Il Cairo

lunedì 18 giugno 2012

martedì 19 giugno 2012

I giovani boicottano il voto, arrivano i rinforzi per Shafiq




EGITTO AL VOTO · Morsy contro Shafiq, «l’uomo della provvidenza» sfida l’erede del vecchio regime


Ma i giovani disertano le urne: né uno né l’altro



Giuseppe Acconcia 
IL CAIRO



Ai cancelli della scuola Mohammed Farid di Helwan uomini in tunica e zebiba, il segno della preghiera, aspettano di votare per Morsy. “Ha fatto bene a non ritirarsi. E’ lui l’uomo della provvidenza” – racconta Rushdy mentre cancella l’inchiostro rosso indelebile, segno del voto effettuato. Ma un sostenitore di Shafiq lo critica e parte un lungo alterco verbale. Poco più avanti, all’interno della scuola Sannaueia Fanneia, una donna in nikab si svela per il riconoscimento. “E’ Dio a guidare la mia mano” – assicura all’uscita. Dei signori leggono i loro nomi sui grandi fogli affissi nel giardino centrale. Altri si fanno indicare dove votare da uomini della fratellanza, seduti a dei banchetti agli angoli della strada. I seggi si riempiono lentamente, ma l’affluenza appare ancora più bassa del primo turno, quando aveva votato solo il 46% degli aventi diritto. Da Moussa a Shafiq, tutti spingono ad andare a votare. Ma i giovani non raccolgono l’invito. La campagna Muqataoun (boicottaggio) conquista i milioni che hanno seguito le rivolte via internet. “Distribuiamo volantini in metro e incitiamo a non votare attraverso blog e twitter” - racconta Hossam della campagna per il socialista Hamdin Sabbahi. Escluso al primo turno pur avendo ottenuto quattro milioni di voti, Sabbahi ha dato libertà di andare ai seggi o meno al suo elettorato. “Non abbiamo votato per 30 anni e continueremo così, nulla è cambiato” – conclude Hossam. Dal canto suo, Mohammed Morsy, l’uomo della Fratellanza è stato accolto da una grande folla di suoi sostenitori nel seggio di Zagazig a Sharqeya. Sono le sterminate province del Saidi, regno per decenni del Partito nazionale democratico, uno degli ostacoli per la fratellanza. “Pulmann stracolmi di poliziotti in borghese vengono accompagnati ai seggi” – denuncia Libertà e giustizia in una conferenza stampa organizzata in fretta in via Mansour al centro del Cairo. Ma le accuse di brogli sono reciproche. “Ho visitato il seggio di Fayoum sabato mattina. E’ ancora presto per valutare la regolarità del voto” – spiega al manifesto Senna del Carter Center, tra gli osservatori ammessi ai seggi. Molti stranieri e giornalisti locali hanno subito intimidazioni ed accuse da parte di polizia e militari. D’altra parte, nel quartiere popolare di Shubra, quasi tutti votano per Shafiq. Il giudice della commissione elettorale osserva l’aula del seggio della scuola media Ali bin Tabiq. E’ seduto all’antica scrivania mentre consulta le liste elettorali. Al centro, c’è un banco con un’urna piena a metà, ai lati sono sistemati minuscoli banchetti dove siedono i rappresentanti delle due liste. Alle spalle, hanno vecchi mobili coperti di polvere e nell’angolo una piccola cabina di plastica, divisa in quattro postazioni dove un vecchietto apre la sua scheda. “Voglio uno stato laico e non essere cittadino di serie B” – spiega Peter, giovane cristiano copto con al braccio la sua vecchia madre. A Shubra, i copti si sono mobilitati per votare per Shafiq. Anche qui, non mancano voci opposte. “Non amo Morsy ma lo voto. Voglio voltare pagina” – racconta Midu. I Fratelli musulmani reclamano di avere già oltre il 60%, ma la battaglia è ancora lunga. La decisione di Morsy di non ritirarsi ha provocato una dura spaccatura all’interno di Libertà e giustizia. E, secondo la stampa indipendente, il movimento è oggetto di nuove inchieste giudiziarie, legate all’organizzazione internazionale della fratellanza. Shafiq e Morsy contano i rispettivi voti. E mobilitano i loro sostenitori in un contesto di boicottaggio giovanile del voto. Entrambi sembrano pronti a tornare al compromesso, una volta noto il risultato elettorale.

Il Manifesto
Internazionale, pag.6
domenica 17 giugno 2012


lunedì 18 giugno 2012

Shafiq-Mursi: tra le vie del Cairo il gioco democratico alla vigilia del voto



L'ARABBIA



Egitto • Oggi e domani al voto per scegliere il nuovo presidente, Il candidato islamista accetta il «golpe militare morbido» che ha gettato scompiglio nell’opposizione.


Shafiq vuol dire vendetta



Giuseppe Acconcia 
IL CAIRO


Sotto il telo che protegge dal sole all’ingresso della moschea Mustafa Mahmud di Mohandessin si sono raccolti gli anti-Shafiq. Il golpe costituzionale morbido ha gettato scompiglio tra l’opposizione. La Camera e il Senato sono chiusi con divieto di ingresso per i deputati. “E’ il tempo di nuovi metodi di protesta” – dichiara al manifesto Alaa Abd-el Fatteh. Il giovane attivista è ancora sotto accusa per aver dato fuoco al quartier generale di Ahmed Shafiq a Dokki. “A quel punto Mursi avrebbe dovuto ritirarsi e non l’ha fatto. I Fratelli musulmani temono il sistema più delle leggi” – continua Alaa. “D’ora in poi ci incontreremo all’improvviso in tutte le strade e le piazza della città per evitare l’arresto” – spiega al manifesto il fumettista Magdy el-Shafee. “Ci sono 9 milioni di egiziani che non trovano rappresentanza politica. Ma ora siamo vulnerabili più che mai. Se Shafiq vince ci aspettiamo la vendetta dell’esercito contro i movimenti” – conclude Magdy. In questo clima di tensione, attivisti di 6 aprile, liberali e socialisti in corteo hanno attraversato via Ahmed Abdel Aziz fino al ponte Qasr el-Nil e sono arrivati di sera a piazza Tahrir. Ma non è finita. Tra poche ore il Consiglio supremo delle forze armate annuncerà una nuova dichiarazione costituzionale e la data delle nuove elezioni parlamentari. Ha raggiunto la folla anche Abou el-Fotuh, islamista moderato escluso al ballottaggio. Ma non tutti i giovani del movimento andranno a votare per Mursi, come indicato da Fotuh. “Non voglio che l’uomo di Mubarak diventi presidente, ma in altre circostanze non è Mursi che sceglierei” – ammette Hossam della campagna elettorale per Hamdin Sabbahi. D’altra parte, il fronte del boicottaggio ha acquistato sempre più spessore. “Shafiq ha già vinto. Dopo la sentenza di ieri la gente celebra la sua vittoria per le strade” – racconta Ahmed Naguib di 6 aprile. “L’esercito ha forgiato la legge elettorale per poi chiudere il Parlamento. E’ un gioco democratico al massacro sulle spalle degli egiziani” – conclude il giovane. Alcuni parlamentari dei Fratelli musulmani hanno seguito il corteo. Sostengono Mursi in ogni modo. “Resistiamo a tutte le campagne di diffamazione. Mursi non avrebbe potuto ritirarsi dalla competizione perché questo non è previsto dalla legge” – spiega al manifesto Mohammed al-Qassas dei Fratelli musulmani. A Libertà e giustizia non resta che rafforzare i controlli ai seggi e chiedere a gran voce le liste elettorali. “Nessuno ha avuto ancora accesso alle liste” – dichiara al manifesto Denis Kadima dell’Istituto elettorale per la democrazia sostenibile in Africa. “Le liste vengono affisse fuori dai seggi solo al momento dell’apertura e non possono essere controllate prima” – denuncia l’osservatore. Insieme ai suoi colleghi visiterà oltre 500 seggi in 15 governatorati. “Le maggiori violazioni al primo turno sono state di poliziotti in borghese ammessi al voto contro la legge” – aggiunge Kadima. Alla vigilia del ballottaggio per le presidenziali, al caffè Nadwa di Abdin continuano ad arrivare poster di Shafiq. L’immagine dell’uomo dei militari è dovunque. Vecchi camion verdi trasportano decine di poliziotti verso i seggi elettorali. Sorseggiano un succo di yansun (anice), mentre ascoltano l’ultimo discorso di Shafiq al popolo egiziano. “Io sono un feloul e per questo voterò per Shafiq. Solo lui può riportare l’ordine in questa assoluta confusione” – commenta Mohammed appena uscito dall’ufficio di Maadi dove vende condizionatori. “Sono tornato alla scelta delle Parlamentari, voto per Mursi” – ribatte Khaled, agente immobiliare, mentre gioca a tawula (backgammon). “Ho deciso di sostenerli, quando i Fratelli musulmani sono stati coinvolti nel processo sulla battaglia dei cammelli” – aggiunge il giovane. Alcuni esponenti della Fratellanza sono accusati di aver innescato gli scontri del 2 febbraio scorso tra pro e anti Mubarak. Tuttavia, la stampa indipendente nutre seri dubbi sulla natura politica di questa inchiesta. D’altra parte, gli accampamenti rimangono in piedi tra i palazzi del potere. Ibrahim ha passato la notte in una tenda alle porte del Senato. “Ero all’assembramento di questa mattina a Giza”. “Per me nè Mursi nè Shafiq rappresentano il cambiamento. Sono pronto a dare la vita perchè la Rivoluzione non muoia” – aggiunge il giovane. Nel pomeriggio, piccoli assembramenti sono proseguiti per chiedere la fine del governo militare avanti alla televisione di stato e lungo la Corniche. Di sera gli anti-Shafiq hanno continuato ad urlare la loro rabbia in piazza Tahrir. Ma i Fratelli musulmani non sono scesi in piazza. Per ora non hanno reagito alle provocazioni dei militari. Aspettano il risultato elettorale, quando sarà forse troppo tardi. Gli egiziani all’estero hanno scelto Mursi, ma il risultato atteso per le vie del Cairo è ben diverso.



Il Manifesto
Internazionale, pag.8
sabato 16 giugno 2012

domenica 17 giugno 2012

Radio Colonia. Egitto nel caos



Radio Colonia
venerdì 15 giugno 2012


Egitto nel caos
Sendung vom 15. Juni 2012


I giudici sciolgono il parlamento e ammettono i protagonisti del regime Mubarak alle elezioni. Per gli islamici è un colpo di stato a opera dei militari.

La corte costituzionale egiziana ha deciso di annullare le elezioni parlamentari che si sono svolte quest'inverno e di permettere agli uomini del vecchio regime di partecipare alle elezioni. Una nuova legge, inoltre, assegna poteri giudiziari alla polizia militare e ai servizi segreti e decreta così il ritorno al clima di paura degli anni Cinquanta. Con lo scioglimento del parlamento e dell'assemblea costituzionale, infine, il consiglio supremo dei militari assume pieni poteri. Si riaccende dunque la protesta in piazza Tahrir al Cairo. Il destino della giovane democrazia egiziana diventa così sempre più incerto. Radio Colonia ha raggiunto al telefono nella capitale egiziana Giuseppe Acconcia, giornalista ed esperto di Medio Oriente, che racconta l'atmosfera di incertezza e delusione che si respira in Egitto.
http://www.funkhauseuropa.de/sendungen/radio_colonia/rc_il_tema/2012/06/120615_aegypten_parlamentswahlen.phtml


Il podcast
http://ondemand-http.wdr.de/mediendb/fhe/audio/italienisch/rc_il_tema/2012/06/120615_aegyptenohneparlament.mp3?dslSrc=http://ondemand-http.wdr.de/mediendb/fhe/audio/italienisch/rc_il_tema/2012/06/120615_aegyptenohneparlament.mp3

sabato 16 giugno 2012

Primavera mortificata





Egitto 
La Corte costituzionale dà il via libera all’uomo di Mubarak per il ballottaggio e scioglie il nuovo parlamento. Per i Fratelli musulmani è «golpe militare»


Primavera mortificata

Si va verso la resa dei conti tra militari, islamisti e rivoluzionari. La rabbia dei giovani: «Non resta che tornare a piazza Tahrir»


Giuseppe Acconcia 
IL CAIRO



Hanno tra le mani catene e scarpe da lanciare contro Ahmed Shafiq. La rabbia dei giovani rivoluzionari non ha fine. L’uomo di Mubarak non è stato escluso, nessun colpo di scena. E come se non bastasse, dopo pochi minuti giunge la notizia dello scioglimento di un terzo del Parlamento egiziano. I giovani rivoluzionari hanno atteso la sentenza per ore alle porte della corte Costituzionale di Maadi, sfidando il filo spinato sistemato dalla polizia per chiudere la Corniche. “Non ci resta che tornare a Tahrir per difendere la nostra rivoluzione. Ammettere Shafiq al ballottaggio mortifica il sangue dei nostri giovani” – grida Riham. “La Corte Costituzionale non ha i poteri per sciogliere il Parlamento” – ribatte al Manifesto Yasser Ali, portavoce di Mohammed Mursi, candidato dei Fratelli musulmani al ballottaggio del 16 e 17 giugno. Tra i leader islamisti, non ci sono dubbi. “E’ una sentenza politica, che cancella 16 mesi di transizione” – ammette Aboul Fotuh, islamista moderato ora al fianco di Mursi. Un colpo di stato che apre un “tunnel” verso il caos, aggiunge l’intera vecchia guardia di Libertà e Giustizia. “A questo punto il Parlamento verrà dissolto. E con il Parlamento l’Assemblea costituente” – dichiara al manifesto Elijah Zarwan dell’International Crisis Group. Insieme a Mohammed el-Baradei, leader di Sviluppo e Riforma, tutto il fronte liberale si schiera contro la sentenza. Qualsiasi presidente eletto senza Parlamento nè Costituzione sarebbe un “dittatore”. “Il testimone è ora nelle mani dei Fratelli musulmani, potrebbero finalmente chiudere la pagina degli accordi segreti con i militari e tornare in piazza, sarebbe questa per loro l’unica via di uscita” – continua Zarwan. “Ma per la loro consueta ambiguità potrebbero voler proseguire, andare allo scontro diretto al ballottaggio e in questo modo potrebbero perdere tutto” – prevede il ricercatore. “La decisione di non eliminare Shafiq polarizzerà un sistema politico estremamente diviso. In Egitto, una vera resa dei conti tra islamisti, rivoluzionari ed esercito, invoca lo spettro siriano” – continua Zarwan. Dopo la decisione della Corte, il Consiglio supremo delle Forze Armate ha ripreso nelle sue mani il potere legislativo in vista dello scioglimento del Parlamento. Anche i nuovi poteri, concessi mercoledì, a polizia militare e Servizi Segreti acquistano ora un nuovo significato. “E’ l’estensione del presente regime militare. L’esercito ha deciso che deve essere la giustizia militare a controllare l’Intelligence civile e militare”. D’altra parte, in un contesto di grande instabilità politica riemergono gli scontri settari. E’ stato distrutto il mausoleo sufi dello Shekh Zuwayed nei pressi di Rafah per opera di estremisti salafiti. “Il sostegno che molte associazioni salafite assicurano a Shafiq chiarisce quanto siano nelle mani delle forze di sicurezza. Il movimento salafita è stato creato dai militari per innescare scontri e violenze al momento opportuno”, conclude ICG. Inoltre, la decisione della Corte costituzionale genera un conflitto di poteri senza precedenti in Egitto. “Il presidente del Parlamento, Saad al-Katatni,si opporrà alla sentenza. In questo modo emergerà lo scontro da una parte tra esercito e Fratelli musulmani, dall’altra, tra deputati all’interno del Parlamento” – denuncia al manifesto Ali Ramadan, direttore della ong per l’Indipendenza del potere giudiziario, oggetto di numerose minacce e perquisizioni negli ultimi mesi. “Le istituzioni elette sono nate discreditate per l’assenza di legalità in cui si è svolto l’intero processo di transizione. Ma a questo punto, anche chi avrebbe voluto boicottare il voto, potrebbe decidere di votare per Mursi”. Le promesse del candidato islamista per la chiusura della campagna elettorale sembrano molto concrete. Dall’inquinamento alla congestione urbana, dallo smaltimento dei rifiuti all’aumento delle pensioni e prestiti per i contadini: sono queste le priorità per Mursi. Insieme all’aumento dal 5 al 35% della quota riservata alle banche islamiche nel sistema bancario nazionale. Dal canto suo, Ahmed Shafiq ha accolto con grande soddisfazione la decisione della Corte Costituzionale. Alla chiusura della campagna elettorale, al fianco della vedova di Anwar al-Sadat e del nipote di Gamal Abdel Nasser, Shafiq aveva definito il nuovo Parlamento egiziano “non rappresentativo del popolo”. La retorica elettorale dell’ultimo primo ministro nominato da Mubarak ha raccolto consensi a macchia d’olio tra nostalgici del vecchio regime e businessmen, vicini al Partito nazionale democratico. “Stabilire una zona di libero scambio tra Port Said e Suez per accrescere gli investimenti stranieri, la piena cittadinanza alle tribù del Sinai, il ritorno dei nubiani alle loro terre di origine”, sono i temi a cuore di Shafiq. Ma l’ex dirigente delle linee aeree egiziane si rifiuta di parlare di libertà di espressione e punta tutto sulla laicità dello stato e richiami ad una religiosità moderata.
Quanto le rivolte del 2011 in Egitto siano state un colpo di stato militare, sembra essere chiaro a tutti solo oggi. Sabato e domenica prossimi sono giornate festive, i mezzi pubblici sono gratis per consentire a tutti di andare a votare. Ma da date storiche per l’elezione del nuovo presidente potrebbero trasformarsi nel sigillo ad un processo elettorale precoce voluto da un potere militare capace di annullare l’opposizione islamista. Ma in Egitto, tutto cambia in poche ore.

Il Manifesto
Internazionale, pag.8
venerdì 15 giugno 2012




venerdì 15 giugno 2012

Torna la legge d’emergenza



EGITTO · Poteri giudiziari speciali alle forze di sicurezza. Il post-Mubarak si annuncia difficile
Torna la legge d’emergenza

Giuseppe Acconcia 
IL CAIRO


“E’ un passo indietro al 1954. L’Egitto torna ad essere uno stato basato sul Mukabarat (Servizi segreti) come ai tempi di Nasser”, commenta al Manifesto l’attivista e blogger egiziano, Wael Abbas. E’ di oggi la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale della legge sui poteri giudiziari speciali al personale militare e alla Sicurezza di Stato. “La legge è immediatamente operativa. Non solo la polizia ma qualsiasi poliziotto ha poteri giudiziari. E’ peggio della legge di emergenza” – denuncia Abbas. Il provvedimento, redatto e approvato dal Ministero della Giustizia, arriva alla vigilia della decisione della Corte Costituzionale sulla legittimità della candidatura degli uomini del vecchio regime che potrebbe determinare l’eliminazione in extremis di Ahmed Shafiq. Atteso anche per domani il pronunciamento sulla validità delle elezioni Parlamentari. In verità, i primi ad essere messi in causa dagli attivisti di opposizione sono i Fratelli musulmani e la loro connivenza con il Consiglio Supremo delle Forze Armate. “I Fratelli musulmani non hanno mai cercato lo scontro diretto con i militari. Questo ha aperto le strade alla vittoria di Ahmed Shafiq” – prosegue Abbas. Le attese per i primi provvedimenti dopo una possibile elezione di Shafiq dopo il ballottaggio di sabato e domenica prossimi preoccupano attivisti e giovani rivoluzionari. “Mi aspetto nuove misure contro blogger e per limitare l’accesso ad internet in caso di vittoria di Shafiq” – continua il blogger. “L’unica soluzione è tornare in piazza in massa, ci vuole una nuova pressione della strada sui palazzi del potere” – conclude Abbas. Ma non tutti concordano sull’operato dei Fratelli musulmani e molti credono nella vittoria di Mohammed Mursi per fermare il vecchio regime. Secondo Heba Morayef di Human Rights Watch, “una vittoria di Shafiq metterebbe la parola fine all’azione della società civile egiziana”. Secondo Heba, l’azione parlamentare dei Fratelli musulmani è stata fino ad ora “estremamente controversa”. Morayef fa riferimento alla legge sulle ong che elimina gli attuali impedimenti ai movimenti no-profit. “Hanno emendato la legge sulla definizione della tortura, mentre le voci sulla legge sul corpo delle donne dopo la morte non è mai stata presentata in Parlamento”. E poi c’e’ il tema sull’uso della violenzxa contro la piazza. “In caso di elezioni Mursi non userebbe la forza contro la sua costituency, Shafiq non ci penserebbe due volte a reprime le manifestazioni”. “Le ong durante Mubarak erano l’opposizione politica piu’ dei partiti. 17 ong affrontano processo e 43 sono stati accusati di non essere registrati nè relazione bilaterale Usa-Egitto. Azione determinata contro le ong chiude lo spazio dell’attivismo politico piu’ che la legge di emergenza”.

L’ong 6 aprile vicina ad Ahmad Maher sostiene la candidatura di Mohammed Mursi insieme agli attivista vicini all’islamista riformista Abul Fotuh. Ma 6 aprile appare estremamente frammentato al suo interno tanto che varie fronde nel movimento si sono espresse per il boicottaggio.  Mursi ha promesso nei suoi incontri nei governatorati di Munufeya.
di quadruplicare gli stipendi della polizia e di allargare di quattro volte l’accesso all’assistenza sanitaria. I Fratelli musulmani hanno reso noti i documenti che certificano la collaborazione con la Sicurezza di Stato nel 2005 per confutare le prove che li vogliono coinvolti negli scontri del 2 febbraio scorso tra attivisti pro e anti-Mubarak in piazza Tahrir. D’altra parte, Shafiq in perfetto stile Partito nazionale Democratico del deposto Mubarak, continua la sua campagna elettorale nei grandi alberghi dal Mariott al Grand Hayat promettendo una visita agli Stati Uniti se eletto e aperture verso l’Iran e un intervento in Siria, se eletto. Ha ottenuto il sostegno delle Jamat, frangia vicina alle associazioni universitarie del movimento salafita. “E’ molto strano che i salafiti sostengano Shafiq, l’uomo che rappresenta il regime che li ha oppressi. Questa posizione è emersa con la mediazione di Naguib Sawiris”. Secondo la stampa indipendente, parte del movimento salafita ha sostenuto l’ultimo primo ministro di Mubarak, Ahmed Shafiq, già al primo turno. Nonstante al-Nour, partito a maggioranza salafita sostenga ufficialmente Mohammed Mursi, numerosi sono i segni di voti del movimento a sostegno di Ahmed Shafiq. D’altra parte, continua lo scontro sulla seconda Assemblea Costituente. Se l’accordo prevedeva una divisione 50 a 50 tra forze islamiste e secolari, attivisti socialisti e liberali hanno minacciato di non partecipare ai lavori poiche’ due movimenti islamista sono stati inclusi in quota secolare. E cosi’ Alaa Al-Aswani, scrittore e intellettuale, ha deciso di declinare l’invito a prendere parte all’Assemblea tra i componenti della societa’ civile. Tra passi avanti e brusche retromarce, il cammino verso l’elezione del primo presidente del dopo Mubarak, accende gli animi, mette alla prova il sistema politico egiziano e mette a rischio liberta’ scontate e nuove conquiste.


Il Manifesto
Internazionale, pag.8
giovedì 14 giugno 2012


martedì 12 giugno 2012

Le foto della presentazione di Torino









































Ha partecipato Ferruccio Pastore

Ha letto con l'autore Andrea Kallinis

Libreria Feltrinelli
Piazza CLN, 251
Torino
lunedì, 14 maggio 2012