domenica 25 dicembre 2011

La "meglio gioventu'"

 
Tra arte e politica, la rivoluzione dei giovani egiziani è ancora nel vivo. Manal racconta insieme al marito Alaa, nel blog manaal.net, le storie delle donne egiziane della rivoluzione: le attiviste di Kifaya! (movimento antiregime nato nel 2005), le infermiere che curavano i feriti in strada e le madri che continuano a tenere vivo il ricordo dei loro figli uccisi negli scontri. Come lei, centinaia sono gli artisti e gli attivisti che, parlando delle rivolte, motivano i giovani rivoluzionari ad andare avanti.
Ormai, confronti e dibattiti hanno preso il posto di scontri e proteste nelle strade del Cairo. In vista delle elezioni di novembre, le discussioni politiche si moltiplicano, sulle pagine dei blogger più seguiti: da Hamalawi, più volte minacciato dall’esercito, a Wael Abbas, più volte in prigione. I rapper, sulle orme degli Arabian nights, raccontano i nuovi stili delle ragazze, le partite di calcio e le mode tra i giovani dei quartieri più poveri. Mentre i graffitari ricoprono le mura della città in blitz notturni con i simboli delle rivolte, dal pane al giovane Khaled Sayd ucciso a 17 anni nelle proteste.
L’Egitto è come un laboratorio in cui si misura il potere dell’esercito, le libertà degli attivisti e dei partiti. “6 aprile”, movimento nato dagli scioperi del 2008, ha deciso di non partecipare alle elezioni. Altri attivisti tentano di ripartire da zero e non si fidano di chi ha avuto benefici dal vecchio regime. Questi giovani guardano all’Europa e sono attratti da Naguib Sawiris, magnate di Orascom, sceso in politica per una nuova destra liberale. Altri ragazzi seguono la miriade di partiti socialisti e comunisti nati, nei giorni delle proteste, dalle ceneri dei vecchi movimenti di sinistra. O fanno i conti con la frammentata galassia dell’islamismo politico: almeno tre sono i nuovi partiti legati ai Fratelli Musulmani. 
I giovani non sono soddisfatti dell’operato del Consiglio supremo delle Forze Armate che non ha cancellato la legge di emergenza e ha promosso una legge elettorale che favorisce grandi partiti e pesonalità indipendenti. Non solo, non vogliono chiudere gli occhi di fronte alle morti di soldati nel Sinai e per questo hanno tenuto sotto pressione l’Ambasciata israeliana al Cairo. Le ragazze e i ragazzi egiziani vogliono un futuro diverso, dove ci sia spazio per una città più ordinata, diritti per le donne, un occhio al passato e l’altro alla modernità. Questi sono i giovani che hanno fatto la ‘Rivoluzione’. 

Giuseppe Acconcia

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