martedì 10 maggio 2011

Scontri copti musulmani, la Rivoluzione arriva ad Imbaba

È iniziata alle 5 di questo pomeriggio la manifestazione promossa dal movimento per il cambiamento di Baradei, da “6 aprile” (Ong di ispirazione liberale) e dai giovani della coalizione dei rivoluzionari. Gli attivisti si sono incontrati in piazza Wahda ad Embaba, il quartiere teatro degli incidenti di sabato, e si sono diretti verso la chiesa che é andata in fiamme nella notte di sabato. “Vogliamo portare la voce della rivoluzione anche in questo quartiere povero”, dichiara Ahmed Maher, portavoce di 6 aprile ad AKI-ADNKRONOSINTERNATIONAL. “Cerchiamo di ricordare a questa gente cosa ha significato la Rivoluzione e piazza Tahrir per l'Egitto”, continua l'attivista. “Dietro agli scontri di sabato ci sono piccoli gruppi isolati di salafiti e criminali che hanno lavorato per il partito di Mubarak e il Ministero degli Interni. Sono loro che cercano sistematicamente di sabotare questa fase di transizione verso la democrazia fomentando piccole tensioni confessionali”, conclude il giovane.
Sono continuati anche oggi gli scontri interreligiosi nelle strade del Cairo. L’esercito presidia le strade di Embaba. E la polizia militare staziona davanti alle chiese del quartiere. Il sit-in dei copti nei pressi del Maspero (Tv di stato) di questa mattina é sfociato in nuovi scontri con la polizia militare. Proseguono così le tensioni confessionali tra copti e salafiti, nonostante l’arresto nella notte di sabato di 190 persone. Tra loro c'era Yassin Sabadu, l’uomo aveva innescato le violenze nei pressi della chiesa Santa Mina, sostenendo che Kamelia, la donna copta, considerata da gruppi salafiti come convertita all’Islam, fosse tenuta prigioniera in quella chiesa. Sin da domenica, piccoli gruppi di cristiani copti si erano riuniti nei pressi dell’Ambasciata americana e nei quartieri a maggioranza copta di Shubra e Moqattam per manifestare contro gli incidenti di Embaba. Il patriarca copto Shenuda ha dichiarato tre giorni di lutto per gli incidenti. “I copti stanno formando gruppi di autodifesa per proteggere chiese, negozi e case”, dicono ad AKI Ranya e Mirat, due giovani ragazze del quartiere di Embaba - Non abbiamo dormito da ieri. Siamo qui per difendere la nostra chiesa e non ci fidiamo dell’esercito.”
Il quartiere di Embaba, a maggioranza musulmana, conta una numerosa comunità copta. Nello spazio di tre isolati ci sono cinque chiese copte e quattro chiese anglicane. Anche padre Bishoy della chiesa di Santa Mina, ha espresso il suo cordoglio: “ora siamo davvero preoccupati. C’é gente che ci attacca sistematicamente e non ci sono né esercito né polizia a proteggerci. Al tempo di Mubarak almeno c’era più sicurezza”- ha detto il religioso.
Anche i Fratelli musulmani si sono scagliati contro le conseguenze di una deriva confessionale, nonostante lo status da accordare ai copti nel nuovo partito sia oggetto di controversia. La nostra intenzione é inclusiva. I copti devono fare parte del nuovo partito e questo sarà la garanzia per la fine delle violenze- dichiara ad AKI, Mohammed Mursi, presidente del partito Libertà e Giustizia. In realtà, dopo l'incontro di mercoledì tra scheikh di Al Azhar e la guida suprema della confraternita Badie, la relazione tra Fratelli musulmani e moschee non é mai stata così solida. E così lo scheikh Abdel Amid Youssef di Al Azhar sembra concordare in tutto con la fratellanza: “gli scontri tra copti e musulmani sono casi isolati, generati da episodi senza fondamento, che devono avere fine immediatamente - dichiara ad AKI lo scheikh. “Non c’è un rischio di una deriva confessionale in Egitto perchè a cristiani, sufi e salafiti non sarà mai concesso di formare dei partiti politici basati sulla religione”.
Dopo gli incidenti di sabato notte, il procuratore generale del Cairo, Abdel Meguid Mahmoud, ha ordinato la formazione di un team di investigatori, incaricati di stabilire le responsabilità degli scontri. Gli investigatori si sono recati solo questa mattina sul luogo della strage e hanno fatto visita alla chiesa incendiata. Le tensioni tra copti e musulmani erano cominciate con l’attentato alla chiesa di Alessandria dello scorso gennaio. Anche l'ex ministro degli interni El Adly era stato iscritto nel registro degli indagati per quel grave atto terroristico. Gli scontri sono proseguiti con l’incendio di una chiesa ad Helwan e la morte di due persone in occasione di un matrimonio misto. Ma il culmine delle tensioni interreligiose si è registrato nel mese di marzo. Gruppi di salafiti, fomentati dal caso Kamalia, hanno innescato gravi incidenti nel quartiere di Moqattam. Questi eventi, nel vuoto di potere politico, fanno temere una deriva confessionale in Egitto, aggravata dalla radicalizzazione del discorso salafita.

Aki Adnkronos, maggio 2011
Giuseppe Acconcia

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