sabato 26 marzo 2011

I demoni di Peter Stein al festival del teatro di Napoli


Si è chiusa la terza edizione del Festival del teatro di Napoli. L'evento è diventato appuntamento stabile che coinvolge i teatri e i luoghi della città, dando spazio a grandi spettacoli, giovani registi e nuove iniziative. Tra le novità, la teatronovela a puntate "Bizarra" di Rafael Spregelburd e il Fringe Festival, dedicato alle compagnie emergenti. Il 19 e 20 giugno è stato messo in scena l'evento assoluto della rassegna: «I demoni» di Dostoevskij per la regia di Peter Stein, premio Ubu 2010. Dopo dodici ore, cinque intervalli e due pause per i pasti, le vicende di Varvara Petrovna e Nikolay Stavrogin, interpretato da Ivan Alovisio, nella Russia di fine '800, scorrono come la lettura di un libro o la visione di un film. Gli spettatori adeguano i ritmi della loro giornata alle azioni degli attori. E così il tempo della storia letteraria e il tempo del racconto teatrale si sovrappongono e si impongono sulle abitudini del pubblico. Lo spettatore non è obbligato a cogliere ogni istante dell'azione scenica ma a calarsi nel tempo come durata del racconto e della vita, perde il suo sguardo critico e definisce più intensamente la memoria delle vicende raccontate. Peter Stein, cofondatore e direttore artistico della Schaubuhne di Berlino, vive a San Pancrazio in Umbria da molti anni con la moglie Maddalena Crippa, la splendida Varvara Petrovna. E' avvezzo a messe in scena di lunga durata dopo l'Orestea di Eschilo (1980, durata 9 ore), il Faust di Goethe (2000, 22 ore) e il Wallenstein di Schiller (2007, 10 ore). In seguito ad una permanenza dissoluta a Pietroburgo, il bel Nikolay fa ritorno nella casa di famiglia, come indemoniato. Sebbene nessuno possa notare i segni fisici delle sue malefatte, nonostante i continui tic e gli occhi incavati, Nikolay confessa delitti efferati e rende pubblico il capriccio del suo matrimonio con una donna zoppa. «L'attualità del testo sta nel personaggio di Stavrogin- dichiara Peter Stein - Non è nè nichilista nè reazionario, è il vuoto, l'indifferenza, il male del nostro tempo. Accoglie tutto e il contrario di tutto, tentando di divertirsi o di sentire la vita, una varietà di piccole perversioni, settarismi e altre inclinazioni di una vita destinata a passare come un lampo senza fermare nulla». D'altra parte, le vicende ripercorrono il progressivo costituirsi di un gruppo di anarchici e socialisti. Secondo Peter Stein «I Demoni» è il romanzo più politico di Dostoevskij che anticipa i tempi bui dello stalinismo. La generazione dei padri viene rappresentata come colta, ma debole, mentre quella dei giovani disorientata e ricca di radicalismi: atea, cinica e perversa. Sembrano tutti demoni di una realtà che cerca un'identità nuova, ma non riesce ad abbandonare gli antichi riferimenti. Stein rispetta la struttura del libro, sceglie una scenograzia essenziale, fatta di pochi mobili, alcuni muri girevoli e una pedana avanzata. I bravissimi attori mantengono una recitazione semplice e incisiva, non perdendo mai di vista il coinvolgimento di tutti nelle vicende di ciascuno. Nel buio della notte, il tragico epilogo.

La Sicilia
Giuseppe Acconcia
29/06/2010

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