giovedì 31 marzo 2011

Don Chisciotte: attore, folle, uomo. Antonio Latella

Antonio Latella, nuovo direttore artistico del Teatro Nuovo di Napoli, propone in prima assoluta fino al 24 gennaio Don Chisciotte e [H]L_DOPA.
In Don Chisciotte, i due bravissimi attori, Massimo Bellini e Stefano Laguni, vestono i panni di due folli che raccontano la vicenda del “cavaliere dalla triste figura”. In un ambiente metafisico, ha inizio la confessione: un goffo tentativo di ripercorrere per sommi capi la follia presunta del vecchio nobile, determinata dalle letture di romanzi di cavalleria, la scelta di un cavallo, l’ordinazione a cavaliere e la ricerca di Dulcinea del Toboso. Il linguaggio degli attori è semplice e chiaro. A questo punto, la drammaturgia di Federico Bellini conquista lentamente la scena, i due folli diventano attori con i loro camerini o registi con le loro sedie. La storia è raccontata ora da origami che vengono raccolti in libri, il cibo dei personaggi. Nel discorso, ci sono continui richiami al sesso, come vaneggiamenti di un uomo impenitente. Don Chisciotte è nudo al centro della scena, ormai l’attore, il folle, il personaggio letterario e quello teatrale sono diventati un uomo solo. I mulini a vento sono due scale, i cui pioli sono luci a neon. Dietro, in alto, si trovano i camerini degli attori. Sancio, unico appiglio alla realtà, avvisa e trattiene il compagno di viaggio fino a concedergli l’illusione di danzare, vestito in abito da sera, con una Dulcinea raccolta tra il pubblico. La vicenda è completamente scomparsa, la drammaturgia ha invaso la scena. Don Chisciotte per un attimo si trova tra le braccia la donna che tanto cercava, che tanto diceva, che in alcuni attimi sembrava una figura immensa. Nel finale filosofico Sancio supera il maestro e, raccogliendo i libri della vita, veste Don Chisciotte della conoscenza. Quest’uomo, armato dei suoi libri, potrebbe farsi esplodere, ma danza. Nell’ultimo istante l’attore torna ad essere il suo personaggio. “Fuori dal gioco e dalle sue regole, la follia ci assale - scrive Antonio Latella - ci rende viandanti. Cavalieri pronti a sconfiggere i mulini a vento che proiettano la morte sul nostro vano tentativo di resistenza. Tutto diventa follia, il tempo scorre, ma è una processione della passione umana”.
[H]L_DOPA è, invece, un esperimento drammaturgico nato dalla collaborazione di Latella                                                           con l’Ecole des Maitres di Franco Quadri, il risultato di un laboratorio itinerante che si è svolto tra Spagna, Portogallo, Belgio, Francia e Italia. Sulla scena ci sono i pazienti, raccontati da Oliver Sacks in Risvegli. L_DOPA è la sostanza che viene somministrata ai malati affetti da encefalite letargica per destarli dal “sonno”, una sorta di farmaco miracoloso. Questo spettacolo è un percorso nel teatro come luogo della malattia e della cura.
Con questi due racconti adattati alla scena, Latella prosegue la sua ricerca sperimentale lavorando sull’immaterialità della conoscenza e della costruzione scenica, trasformando la donna manichino de “Le lacrime amare di Petra von Kant” in una presenza inafferrabile.

La Sicilia
gennaio 2010
Giuseppe Acconcia

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