mercoledì 2 marzo 2011

Intervista a El Arian, Leader dei Fratelli musulmani


Saranno i Fratelli musulmani a raccogliere il testimone di Mubarak? In questa "rivolta senza leader", com'è stata ribattezzata dai giornali egiziani, in una conferenza stampa, i Fratelli musulmani hanno annunciato la formazione di quattro diversi gruppi politici. El Arian, portavoce della confraternita, medico riconosciuto per le sue posizioni coraggiose in materia di educazione e di sostegno ai giovani, ha annunciato la nascita di un nuovo partito che si chiamerà Libertà e Giustizia. Mentre altre correnti interne alla confraternita stanno formando tre diversi gruppi. Avrebbe finalmente ottenuto la legalizzazione il partito moderato di centro Wasat, la cui piattaforma politica venne presentata negli anni '90, ma non ottenne un riconoscimento ufficiale. E così gli storici oppositori del progetto hanno presentato due nuove sigle: il Partito delle Riforme e il Partito per un Egitto libero, che potrebbe essere guidato da Abdullah al Ashaal, vicino all'ex ministro dell'interno. I temi del contendere riguardano la funzione di partito politico, il ruolo della legge islamica nello statuto del partito, i rapporti con la moschea di Al Azhar, la possibilità che donne o copti accedano alla carica di presidente. Tutti argomenti che sembravano parzialmente superati negli anni della cooptazione all'interno del regime. L'interpretazione dell'Islam politico proposta dalla fratellanza potrebbe determinare una mediazione tra le richieste dei manifestanti e le posizioni del regime. E, quindi, moderate riforme interne in campo economico, politico e una nuova posizione egiziana nel conflitto israelo-palestinese. D'altraparte, una corrente meno accondiscendente con il regime ha già lasciato la confraternita. E' sufficiente ricordare l'arresto del 2009 di Ehab Alqlliopi e Hany Motlak che dichiararono di aver lasciato il movimento egiziano per sostenere Hezbollah, movimento sciita libanese, in segno di dissenso.
Ho incontrato, Hessam El Arian, capo dell'ufficio politico e leader storico dei Fratelli musulmani, al sindacato dei medici in via Qasr Al Aini. Secondo fonti indipendenti, la polizia lo ha arrestato prelevandolo di casa la notte di venerdì 28 gennaio per poi rilasciarlo qualche giorno dopo. Dopo 35 anni di vita politica, otto dei quali passati in prigione, El Arian mi è sembrato ancora sorpreso dei comportamenti delle autorità egiziane: "mi hanno bloccato in aeroporto, mentre ero in procinto di prendere parte alla Conferenza dei nazionalisti panarabi". Il provvedimento è stato preso in attuazione di una controversa sentenza che dal 2005 impedisce a lui, e ad altri importanti leader del movimento, di lasciare il Paese. "Viviamo in uno stato di polizia - ha denunciato il leader egiziano - Ogni rotazione politica è costantemente impedita. Ma nessun movimento riesce a rimanere opposizione per sempre. In un modo o nell'altro, è costretto a venire a patti con il potere. E' per questo che in alcuni contesti abbiamo accettato le procedure governative, ma Mubarak ha sempre saputo di non lavorare nel vacuum. Siamo un movimento vitale."
El Arian si è espresso a favore della legge che permette la donazione di organi. Ed è stato più volte incaricato di dialogare con i gruppi di opposizione. Tuttavia, secondo Arian, la repressione delle autorità non ha compromesso l'efficacia dell'azione politica di opposizione: "I Fratelli musulmani, nella fase di continua tensione latente, si sono battuti per una corretta interpretazione dell'Islam, preferendo un ruolo sociale, educativo e religioso piuttosto che prendere parte alle decisioni politiche. Un'interpretazione della legge islamica - ha continuato Arian - che permetta ai musulmani di vivere liberamente e non in conflitto, che intenda perseguire giustizia e uguaglianza. Che dialoghi con tutti in nome dell'Islam. Attributo che non può rimanere appannaggio soltanto delle gamat (le associazioni universitarie). Perchè non si può escludere la religione dalla vita pubblica." Parole che riprendono le polemiche sull'inserimento nella costituzione egiziana del diritto di cittadinanza. La Fratellanza lo considera un principio "importato dall'estero, contrario alla sharia e orientato a separare la religione dallo stato." A conferma di quanto detto, il dialogo sembra aperto anche con i cristiani, sebbene Arian li consideri "ben lontani dal voler creare un fronte comune di opposizione, perchè impegnati nel perseguire i propri scopi nell'agenda politica."
E sulla questione della formazione di un partito politico, Arian non ha dubbi: "Chi aveva inteso costituirsi in partito, senza un cambiamento di regime, aveva commesso un errore tattico più che ideologico." Il riferimento è al tentativo, più volte fallito, promosso anche da leader della Fratellanza, di formare un partito moderato di centro. Ma Arian non si ferma qui, uno sbaglio è stato anche il manifesto per un partito politico del 2007 "che ora è congelato. L'ipotesi di formare una struttura presieduta da un Consiglio di ulema è cancellata e trasferita alla sezione collegata alla moschea di Al Azhar". Nonostante questo, gli obiettivi politici dei Fratelli musulmani non cambiano. Si concentrano su "riforme che consentano libere elezioni, un numero di mandati presidenziali limitato, di eliminare le barriere alla formazione di partiti politici, la fine dello stato di emergenza e la libertà di operare dei sindacati professionali. E poi, sosteniamo ogni riforma economica, come foriera di cambiamenti politici". Ed una nuova posizione dell'Egitto nel conflitto israelo-palestinese. "Sono sempre stato davvero critico - ha aggiunto il leader politico egiziano - nei confronti di Mubarak e delle sue aperture al governo israeliano. E' un gioco sporco. Questo orientamento è voluto dall'esterno e non dall'interno dell'Egitto. L'Egitto non può essere la guardia di Israele. I problemi per il mio paese vengono da Israele e non dai palestinesi". E il sostegno alle manifestazioni non è una novità per la Fratellanza: "ogni giorno ci sono scioperi e manifestazioni in Egitto, sintomo di un grande disagio di tutti gli strati sociali. E costantemente coloro che ne pagano le conseguenze sono gli affiliati ai Fratelli musulmani."

Giuseppe Acconcia

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