giovedì 10 marzo 2011

Caos copti-musulmani. Via le tende da Tahrir.


Gli scontri interreligiosi tra cristiani e musulmani al Cairo sono proseguiti per tutta la notte di martedì e nella giornata di mercoledì. Gruppi di salafiti si erano dati appuntamento in via Moghles Shab nei pressi del Parlamento inneggiando al rilascio di Kamelia, donna cristiana convertitasi all’Islam. Secondo alcuni, la giovane sarebbe tenuta in prigionia in un monastero copto. D’altra parte, nella giornata di martedì centinaia di cristiani si sono appostati nei pressi della tv di stato per chiedere la ricostruzione della chiesa bruciata ad Helwan, in seguito all’uccisione di due uomini dopo una lite familiare per impedire un matrimonio misto. Tantawi, capo del consiglio supremo delle forze armate, ha raggiunto i manifestanti e li ha rassicurati sulla ricostruzione. Ma le voci che la chiesa sarà ricostruita in un’aria diversa, per un contenzioso aperto con la moschea nei pressi, ha spinto i copti a scendere di nuovo in piazza.
Nella notte di martedì gli scontri tra cristiani e musulmani si erano concentrati nel quartiere popolare di Moqattam, provocando dieci morti. È lì che ha sede l’Associazione per la protezione dell’ambiente, guidata da religiosi cristiani, che da anni si occupa di progetti di riciclaggio. “Non ha precedenti per l’Egitto uno scontro così intenso tra cristiani e musulmani - ha detto suor Cristine -. Inizio a credere che non si tratti soltanto di semplici incidenti”. Secondo fonti mediche, i cadaveri dei cristiani presentavano ferite da colpi di arma da fuoco. In tutta la giornata di mercoledì gli scontri tra cristiani e musulmani sono proseguiti anche negli antichi quartieri della Cairo islamica: Qala, nei pressi della Cittadella costruita da Mohammed Ali, e Sayda Aisha, non lontano dalla Città dei morti. Sul dialogo tra copti e musulmani, Mohammed El Qassas, membro dei Fratelli musulmani, impegnato nell’ufficio politico del movimento e nella coalizione dei giovani rivoluzionari, ha dichiarato: “il partito Libertà e Giustizia sarà aperto ai cristiani. Mi ha molto colpito la notizia della chiesa bruciata. Deve essere ricostruita”.
L‘atmosfera delle strade del Cairo è tesa dopo gli assalti alla sicurezza di stato (Amn al Dawla) che hanno portarto alla luce centinaia di documenti segreti sull’uso della forza contro i manifestanti, sui principali leader dei Fratelli musulmani e sulle azioni antiterrorismo degli Stati Uniti in Egitto. E proprio dalla notte di sabato sono riapparse per strada le bande di baltaghi, criminali e ex poliziotti che hanno ingaggiato scontri con i manifestanti. Sono da ricercare in questi gruppi i responsabili dell’incendio scoppiato mercoledì al Ministero delle finanze e i successivi scontri di piazza Tahrir e delle vie limitrofe, costati almeno 12 feriti. L’esercito è intervenuto sgomberando la piazza e anticipando il coprifuoco. A Tahrir continuavano a stazionare alcuni appartenenti al movimento Kifaya, mentre la maggior parte dei giovani aveva smesso di manifestare dopo le rassicurazioni del nuovo primo ministro Sharaf. Ai dimostranti si aggiungevano poveri dei quartieri di Embaba, Bulaq e Sayeda Zeinab che si rifugiavano in piazza impauriti dalle bande che circolano indisturbate nei quartieri più poveri. E, di sera, raggiungono la piazza anche gruppi di lavoratori, disoccupati, impiegati che scioperano durante il giorno. Proprio nella confusione delle decine di richieste dei manifestanti si è consumato lo scontro verbale tra gruppi di donne, che nella giornata dell’8 marzo si erano date appuntamento in piazza, e uomini salafiti.
La ricomparsa di baltaghi rende evidente quanto la resa dei conti con gli ex affiliati al Partito Nazionale Democratico sia tutt’altro che conclusa. Come se non bastasse, Badrawi si è dimesso dalla carica di leader del PND e ha dichiarato di voler formare il partito del 25 gennaio. Mentre è partita una raccolta di firme su facebook per dissolvere il PND, sostenuta dall’avvocato Ibrahim Bassiouni. D’altraparte, i nuovi scontri interreligiosi rendono chiaro quanto sia grave l’assenza di polizia e la debolezza del ministero degli interni in questa fase di transizione. Per questo la coalizione dei giovani rivoluzionari dedicherà la manifestazione del prossimo venerdì al dialogo tra religioni e alla fine dei settarismi.

Giuseppe Acconcia
da "Il Manifesto" del 10 marzo

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