domenica 26 giugno 2011

La realtà è un imbroglio di Luca Ronconi


“La realtà è un imbroglio”. Inventato di sana pianta ovvero Gli affari del barone Laborde
Il “fuori legge” tiene in pugno con le sue menzogne l’economia globale. E’ la vicenda del barone Laborde, l’efficace Massimo Popolizio, protagonista de “Inventato di sana pianta ovvero Gli affari del barone Laborde” di scena al teatro Mercadante di Napoli fino al 9 marzo. Dopo l’adattamento teatrale del “Professor Bernhardi” di Arthur Schnitzler, Luca Ronconi cura la regia della commedia di Hermann Broch, scritta nel 1934.
Il furbetto di turno, millantatore, mitomane e ruffiano, punta nel proprio fascino e nell’abilità di aggirare il limite tra realtà e irrealtà per arricchirsi. Laborde si muove nei locali asettici di un hotel di lusso, rincorrendo spregiudicati intrighi finanziari, truffe internazionali, intrecci erotici e drammi individuali. Conquista la fiducia di Seidler, Massimo De Francovich, ricco banchiere, che copre in colpevole buona fede i suoi loschi affari. Coinvolge nelle alterne sorti dei titoli petroliferi della “Teheran Oil Syndicat” anche le calcolate relazioni con Agnes, Pia Lanciotti, figlia di Seidler, e la Baronessa Stasi, la bravissima Anna Bonaiuto, che dimostra di superare tutti in astuzia e lungimiranza.
Nell’infinita “rincorsa del denaro”, i dialoghi richiamano i tratti brillanti del vaudeville. La messa in scena propone trovate di grande effetto, quali il buio interrotto da fioche luci evocative, il bianco accecante degli arredamenti interni, il piano rialzato costruito con un’architettura mobile. Le camere dei protagonisti si spostano l’una nell’altra, unite dalla deprimente realtà di individui, spogliati della propria umanità, e costretti ad un improbabile suicidio. Le scene minimaliste di Marco Rossi richiamano gli interni dei corti “Cremaster” di Matthew Barney. Per qualche minuto un black-out improvviso costringe gli attori a muoversi nel buio e ad inciampare in ostacoli insignificanti, mentre il barone Laborde compie nell’oscurità la sua ultima truffa prima di lasciare la scena.

Giuseppe Acconcia
La Sicilia, 2007

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