martedì 22 gennaio 2013

Il sito di Parchin nel mirino dell'Aiea

Al via oggi a Tehran una nuova ispezione degli osservatori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). Il primo appuntamento della missione sarebbe nella base di Parchin, periferiameridionale
di Tehran. Si tratta di una basemilitare sotto il controllo dei Pasdaran dove nel novembre del 2007 si verificarono una serie di esplosioni sospette. Secondo gli osservatori dell’Aiea, proprio qui a Parchin, sarebbero stati effettuati test per l’innesco di ordigni atomici.
Il vice direttore dell'Aiea, Herman Nackaerts, punta a raggiungere un accordo quadro questa settimana con l'Iran che permetta agli esperti di indagare su presunte attività di ricerca da parte di Tehran per la costruzione di un’arma nucleare. Anche secondo il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Ramin Mehmanparast, ci sarebbero buone possibilità che «un’intesa generale venga raggiunta» in breve tempo. Ma il politico ha ribadito che Tehran si aspetta il «rispetto dei propri diritti» nell'uso del nucleare civile, dichiarandosi «pronto a rimuovere le ambiguità» che impediscono di considerare completamente pacifico il programma atomico iraniano. Tuttavia, il direttore dell'Aiea, Yukiya Amano, venerdì scorso, si era mostrato alquanto pessimista
affermando che la prospettiva di un successo nei negoziati «è molto opaca».
D’altra parte, il quarto round negoziale sul programma nucleare iraniano del gruppo 5+1 (imembri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite e Germania) potrebbe riprendere invece a fine febbraio. I negoziati con il gruppo di contatto sono ripartiti lo scorso aprile, dopo 15 mesi di sospensione. Ma il dibattito sull’Iran con l’atomica non si placa. E non mancano le voci, anche negli Stati uniti, che minimizzano l’impatto di un avanzamento nel programma nucleare di Tehran. Secondo Kenneth Waltz, docente di Scienza politica all’Università di Berkley, la disponibilità di un’arma atomica da parte di Tehran potrebbe determinare maggiore stabilità regionale. Da una parte, la capacità nucleare israeliana ha prodotto disequilibri regionali, dall’altra, il governo iraniano ha sempre agito razionalmente di fronte alle crisi. Secondo Waltz, in primo luogo, nuove sanzioni economiche contro l’Iran potrebbero accrescere la vulnerabilità
del paese e incrementare la necessità di protezione con armi nucleari.
In secondo luogo, l’Iran potrebbe acquisire la capacità di costruire e testare armi atomiche, pur non detenendone alcuna, per soddisfare bisogni di politica interna. In questo caso, se le autorità israeliane dovessero considerare, come una minaccia inaccettabile, capacità significative di arricchimento dell’uranio da parte di Tehran, potrebbero proseguire in azionimirate all’eliminazione fisica del personale qualificato,
impegnato nel programma nucleare. Conseguentemente, questo potrebbe determinare da parte iraniana una rinnovata necessità di fabbricare armi nucleari. Infine, l’arma nucleare ha spesso scoraggiato i
paesi che la detengono da azioni aggressive. È quanto avvenuto in India e Pakistan.

Articolo apparso su Il manifesto lo scorso 16 gennaio

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