sabato 12 gennaio 2013

Dai giudici ai lavoratori: la classe media boccia la Costituzione


Il Referendum costituzionale egiziano ha motivato le opposizioni contro le scelte politiche dei Fratelli musulmani. Tuttavia, con le elezioni parlamentari alle porte, l’opposizione egiziana è ancora divisa e frammentata. La nuova Costituzione è stata approvata con il 64% dei voti: un risultato al di sotto delle aspettative per gli islamisti. Al Referendum confermativo del 19 marzo 2011 infatti la dichiarazione costituzionale temporanea, voluta dalla giunta militare e appoggiata dai Fratelli musulmani, aveva ottenuto il 77%. Non solo, a incidere sul risultato c’è stata una bassa affluenza alle urne, ferma al 32%. Si tratta della peggiore partecipazione nelle ultime cinque tornate elettorali, simile alla scarsa mobilitazione del dicembre 2010 in occasione delle ultime elezioni parlamentari della presidenza Hosni Mubarak.
Hanno bocciato la Costituzione la classe media e la piccola borghesia urbana. Alla vigilia del voto i movimenti di opposizione si sono divisi tra boicottaggio delle procedure elettorali, rifiuto della nuova Costituzione e del dialogo nazionale promosso dagli islamisti. Ma la vera opposizione è venuta dai giudici. Con il boicottaggio del voto, i magistrati egiziani hanno dimostrato che in nessun caso accetteranno un ampliamento incontrollato dei poteri presidenziali e neppure un’applicazione estesa della legge islamica nel diritto ordinario. Tuttavia, l’assenza di parte della magistratura nelle procedure elettorali ha permesso ai giudici vicini ai Fratelli musulmani di supervisionare le operazioni di voto e di rendere in questo modo meno trasparente l’approvazione della nuova Costituzione. Non solo, nessun organismo internazionale ha monitorato il voto e neppure la società civile egiziana ha potuto partecipare alle procedure di controllo.
In prima fila contro la nuova Costituzione si sono schierati anche gli uomini del defunto Partito nazionale democratico dell’ex presidente Mubarak, messi al bando dalla partecipazione politica dopo l’approvazione della legge fondamentale. Molti di questi elettori avevano appoggiato alle presidenziali del giugno scorso Ahmed Shafiq. E proprio dal suo esilio dorato negli Emirati, l’ultimo primo ministro di Mubarak ha definito l’intero procedimento elettorale come «falso». I liberali e i nasseristi si sono invece uniti nel Fronte di salvezza nazionale. L’ex segretario della Lega araba Amr Moussa, il premio Nobel Mohammed el-Baradei e il nasserista Hamdin Sabbahi hanno duramente criticato il decreto, emesso il 22 novembre scorso e poi ritirato, che ampliava i poteri del presidente. Hanno indetto manifestazioni di piazza alla vigilia del voto e si sono espressi chiaramente per il «no» alla nuova Costituzione per i limiti imposti alle libertà di espressione, all’uguaglianza tra uomini e donne, per la conferma dei privilegi dei militari. 
Anche i cristiani egiziani hanno bocciato la nuova Costituzione per l’ambigua estensione dell’applicazione della legge islamica. I politici copti hanno criticato duramente l’articolo 3 che, da una parte, assicura autonomia religiosa e giuridica ai cristiani, ma dall’altra, potrebbe limitarne i diritti. Non solo, i cristiani egiziani denunciano un clima di grave intimidazione. Tuttavia, i rappresentanti delle tre principali Chiese cristiane egiziane hanno partecipato all’ultimo round negoziale per la nomina dei 90 esponenti della Shura (Camera alta) che ha assunto poteri legislativi in attesa delle elezioni parlamentari.  Infine, hanno bocciato la nuova Costituzione egiziana socialisti, sindacalisti, giovani rivoluzionari, operai e contadini del Delta del Nilo. Secondo questi gruppi, non si fa un passo avanti nei diritti sociali, non si stabilisce un sistema di welfare diffuso né la costruzione di un meccanismo pensionistico e scolastico equo. Non solo, nella legge fondamentale i diritti sindacali dal salario minimo alla cancellazione dei debiti dei contadini non vengono chiaramente assicurati.
Le opposizioni egiziane si preparano all’approvazione della legge elettorale in un clima di estrema divisione, polarizzazione politica e crisi economica con la Costituzione vigente messa duramente in discussione nei suoi principi cardine e la presidenza di Mohammed Morsi indebolita dagli scontri di piazza dello scorso novembre.

Pubblicato su Ispionline il 09 gennaio 2013
http://www.ispionline.it/sites/default/files/pubblicazioni/commentary_acconcia_09.01.2013.pdf

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