domenica 5 giugno 2011

Rumble Fish


La libreria anarchica di Via dei Campani ha riproposto "Rusty il selvaggio" film di Francis Ford Coppola del 1983.

Il regista crea un’atmosfera mitologica dove la California è la Grecia di Pericle e Miki Rurke, Motorboy, è Cassandra. Due fratelli per le strade della periferia di Oklaoma City. Un padre sempre ubriaco, una madre folle e scomparsa. Rusty James ha un corpo mutante, nessuna ferita lo uccide ma tutte lo minano. Pende dalle labbra di un fratello che "potrebbe fare tutto ma sceglie di non fare niente". No, una cosa vuole farla: liberare gli animali dalle gabbie di un negozio; gettare nel fiume pesci colorati per tutti, ma non per Motorboy, il daltonico.

I ponti della città diventano set tragici come templi. L’acquario un luogo deformato. I personaggi si muovono come in un musical nella prima parte per poi trasformarsi in tipi idealizzati. Padre e figli inetti giocano su un letto, il più piccolo è coinvolto in un’orgia sublime, specchietti riflettono le immagini dell’acquario, Motorboy appare sulla foto di una rivista. Tom Waits assiste all’inettitudine di Rusty James senza dare giudizi. Motorboy lo porta ferito tra le braccia come una madre tragica.

Dei suoni mai rudi coprono le azioni: l’alcol sul fianco di una ferita profonda. Le telecamere si muovono suggerendo nuovi spazi o mostrando i corpi di gente che danza nei pressi di un biliardo. Rusty James vede la sua ragazza sull’alto scaffale della scuola, sulle mura della fabbrica e non può non amarla. Un poliziotto, però, condanna a morte Motorboy nei pressi di un orologio senza lancette.
Muore, ma la folla accorre sussurrando "non dovevano ucciderlo".

Giuseppe Acconcia, La Casa Orca, 2007

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