giovedì 10 novembre 2011

Berlusconi a caccia di voti. 26 dicembre 2010.


Il premier ha ottenuto di misura la fiducia alla Camera
Berlusconi a caccia di voti
Il micro-governo vorrebbe allargare la maggioranza a singoli deputati
Sempre più vicine le elezioni. Fini non si dimette e rilancia il terzo polo
Né Berlusconi-bis né governo tecnico, nasce un micro-governo Berlusconi, con soli tre voti di vantaggio: un’autostrada verso le elezioni anticipate.
Dopo una settimana di sospensione dei lavori parlamentari, la maggioranza ha incassato una vittoria risicata alla Camera, 314 a 311. Mentre è ancora ampio il margine al Senato, 162 a 135. Fini non solo non si dimetterà. Ma accelera la formazione del “Polo della Nazione”, insieme a Rutelli, Casini, Lombardo, Guzzanti e Sbarbati. Si è consumato così lo strappo definitivo tra Berlusconi e i finiani. Lo scontro tra i due leader del centrodestra era iniziato lo scorso aprile e culminato con l’espulsione di Fini dal partito e la formazione di gruppi autonomi. Ma all’appuntamento con la fiducia, i finiani non si sono presentati uniti. Alcuni hanno dimostrato di non apprezzare l’accelerazione del Presidente della Camera. E così i 10 senatori fiellini hanno preferito astenersi al Senato. Mentre i deputati Polidori, Siliquini e Catone si sono sfilati all’ultimo momento nel voto alla Camera. Determinante per la vittoria di Berlusconi anche il voto dei dipietristi, Razzi e Scilipoti, e degli ex Pd Calearo e Cesario.
Dal primo incontro tra Bersani e Veltroni dopo la fiducia, è emersa l’intenzione del Pd di confrontarsi con il terzo polo. «Alla Camera il governo non ha la maggioranza assoluta dei voti», ha dichiarato Bersani, forte del buon esito della manifestazione del Pd dell’11 dicembre a Roma. «C'è da aspettarsi un vivacchiamento senza alcuna decisione utile», ha concluso Bersani.
Dopo il voto, Berlusconi ha incontrato due volte il Presidente della Repubblica per concordare i prossimi passi. E si è detto pronto ad un allargamento della maggioranza. «Penso a singoli deputati che militano nei partiti di cui non condividono più la linea», ha dichiarato il premier alla trasmissione di Belpietro. «Alcuni deputati del Fli sono già venuti da noi», ha aggiunto. Non è chiaro come la maggioranza possa allargarsi. Casini ha già reso nota la sua contrarietà all’ingresso dell’Udc. «Per dar vita a un governo di responsabilità più ampio - ha detto il leader centrista - abbiamo chiesto a Berlusconi di dimettersi». Poiché il ritiro di ministri e sottosegretari finiani ha lasciato alcuni posti vuoti nel governo, non è esclusa una crisi lampo ed un rimpasto.
Numerosi sono i provvedimenti cruciali che attendono il governo. E’ già slittata l’approvazione del decreto sui rifiuti di Napoli. Ma non solo, martedì il Senato vota la riforma Gelmini. Mentre la sfiducia al Ministro Bondi, che ha mosso dure critiche a Fini in una lettera indirizzata a Napolitano, salterà a gennaio.
A questo punto la possibilità che presto si vada ad elezioni anticipate sembra la più credibile. Con una maggioranza appesa a un filo, come fu Prodi tra il 2006 e il 2008. E le pressioni della Lega, che da una parte ha dato il via libera ad un allargamento della maggioranza, mentre dall’altra sarebbe pronta a staccare la spina al governo se non venisse approvata la legge sul federalismo fiscale.
E come se non bastasse, lo scontro si è acceso anche fuori dai palazzi della politica. Gravi sono state le conseguenze delle manifestazioni studentesche, dei lavoratori Fiom, dei cittadini di Napoli e L’Aquila, che hanno avuto luogo lo scorso martedì: 100 feriti, 20 milioni di danni, 26 giovani arrestati con l’accusa di “resistenza e lesioni”. Le scene di scontri con la polizia, lanci di lacrimogeni e danni a negozi e strade ricordavano le vicende di Genova nel 2001. Allo stesso tempo, la concomitanza con il voto parlamentare ha fatto pensare alle dimostrazioni di piazza degli anni ‘70. Secondo Pd e Idv, tra i manifestanti si sono infiltrati gruppi di “black bloc”, mentre foto e riprese tv hanno mostrato il coinvolgimento negli scontri di uomini armati della Guardia di Finanza.
In questo clima incandescente, si preparano mesi di grande instabilità politica e sembra compromessa ogni possibilità che, in questa legislatura, si affrontino i nodi della legge elettorale e della crisi economica.
GIUSEPPE ACCONCIA

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