martedì 1 novembre 2011

Lettura critica di Stefano Martello

Roma come Città del Messico: Periodi e frasi che sembrano ripresi da Azorin, in mezzo ad una babele di luoghi, linguaggi, aspettative e desiderio di sopravvivenza. Una scrittura complessa e fluida al contempo che esplora temi sociali, riportando un quotidiano (troppo invasivo per essere ricordato o per ragionarci sopra) ad una dimensione di disagio e di dequalificazione della dignità di uomini e donne. Gli extraterrestri erano arrivati dallo spazio: In un richiamo a Straniero in terra straniera di Heinlein, il racconto esprime, in poche illuminanti battute, il paradosso di un buon senso che si ritrova in chi non è come noi. L’esaltazione dell’irrazionalità che prevale sulle forme/formalità di interazione; un clima di perenne “informazione parziale” che declina tutto ciò che non comprende (l’esaltazione della razionalità) trattando solo l’ovvio con ovvietà poco rischiose. Tutti elementi che arricchiscono un linguaggio a tratti complesso, ma anche affascinante. Il telefono pubblico: L’insignificante che assume significato, che travalica la quotidianità d’uso per arrivare ad una visione più estesa, che è sociale, tecnologica, culturale. C’è tutto questo nel racconto che è quasi una confessione. Di fragilità di fronte ai cambiamenti, di fronte a comportamenti che si attuano non certo per consapevolezza, quanto per semplicità o immagini evocative. Il telefono “che serve solo a vecchie donne senza un soldo” diviene un monito. Un avvertimento. Scritto in maniera apparentemente fredda, emana un calore difficile da non provare.
Stefano Martello

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