venerdì 21 dicembre 2012

Referendum sotto inchiesta per brogli


INTERNAZIONALE

URNE TRUCCATE · Ong e opposizioni accusano

Referendum sotto
inchiesta per brogli

Giuseppe Acconcia
IL CAIRO


Nel pieno dello scontro sulla Costituzione vengono mosse nuove accuse di brogli e irregolarità. La Commissione elettorale ha aperto un’inchiesta per le violazioni ai regolamenti durante il primo turno del referendum, che si è tenuto lo scorso sabato. Il Consiglio nazionale dei diritti umani, un cartello che unisce le principali ong del paese, ha inviato 350 fascicoli alla Commissione elettorale con accuse di brogli.
Su questo abbiamo sentito Zyad Abdeltawab, vice direttore del Cairo Institute for Human Rights Studies. «Le elezioni si sono svolte in un contesto di intimidazione dei civili e del sistema dell’informazione, con diffuse obiezioni sulla stessa formazione a maggioranza islamista nell’Assemblea costituente. Dopo la dichiarazione presidenziale del 22 novembre, la maggior parte dei giudici ha rifiutato di supervisionare il voto, mettendo a rischio la sua validità secondo standard internazionali», ha spiegato Zyad. Non solo, nessuna Istituzione internazionale ha monitorato il voto, neppure la società civile egiziana ha potuto partecipare alle procedure di controllo. Attivisti dei Fratelli musulmani hanno impedito ad avvocati ed operatori di entrare nei seggi. «Abbiamo riscontrato una gamma infinita di violazioni - ha proseguito Zyad - dal ritrovamento di schede bianche fuori dai seggi, alla propaganda religiosa per il “sì” all’interno delle moschee, fino ai ritardi nelle votazioni nei seggi per donne. Inoltre, molti seggi hanno chiuso prima del tempo stabilito e il risultato è stato annunciato ben prima della fine delle procedure elettorali. Infine, a molte donne è stato chiesto un voto collettivo o di delega».
A queste accuse si sono uniti i rilievi dei movimenti di opposizione. Secondo il Fronte nazionale di salvezza, per rendere possibile il voto, alcuni esponenti dei Fratelli musulmani si sono sostituiti ai giudici assenti in molti seggi. Anche noi abbiamo testimoniato questo scambio di persona nella scuola del quartiere Zaawia del Cairo nella Madrasat Salam. In seguito ai gravi dubbi sulla validità del voto, il ministro della giustizia, Ahmed Mekki, ha inviato una lettera alle corti d'appello delle circoscrizioni dove si è già votato per il referendum costituzionale chiedendo che siano aperte inchieste sulla base delle denunce di irregolarità presentate.
Dopo il boicottaggio da parte delle opposizioni del dialogo sulla Costituzione, voluto unilateralmente dal presidente Morsi, l'Assemblea costituente egiziana ha invitato i leader delle opposizioni, Mohmamed el-Baradei, Amr Mussa, Hamdin Sabbahi e il leader del partito Wafd, Sayed el Badawi, in un incontro «per un dialogo pubblico, nazionale e trasparente» sul «no» alla Costituzione per venerdì prossimo. Anche il tentativo di dialogo, avviato la scorsa settimana dal ministro della difesa el-Sisi, era fallito soprattutto per un dietrofront repentino da parte degli islamisti che avevano fatto saltare il tavolo di mediazione.

Ieri le opposizioni hanno chiamato alla mobilitazione prima del voto di sabato. Quattro cortei indetti dal Fronte di salvezza nazionale hanno raggiunto il palazzo presidenziale di Ettehadeia a Masr el-Gedida. Nei giorni scorsi erano state costruite le barricate per impedire che i manifestanti raggiungessero il palazzo presidenziale. Negli scontri tra pro e anti Morsi erano morte 10 persone e centinaia sono rimaste ferite. Da quel momento il palazzo di Heliopolis è stato presidiato giorno e notte dalla guardia presidenziale. D’altra parte, piazza Tahrir resta occupata permanentemente dal «popolo della rivoluzione», giovani dei movimenti che da giorni hanno costruito un accampamento nell’aiuola centrale e all’ingresso del palazzo delle amministrazioni pubbliche (Mogamma).


Il Manifesto
Internazionale, pag. 9
mercoledì 19 dicembre 2012

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