domenica 2 dicembre 2012

Morsi somiglia a Mubarak


INTERNAZIONALE
EGITTO · Torna in piazza l’opposizione, scontri al Cairo e in altre città del paese


Morsy somiglia a Mubarak
Tre diversi cortei hanno raggiunto piazza Tahrir. Negli scontri tra polizia e manifestanti si contano decine di feriti. Si è dimesso il vice-presidente copto. Ma il presidente difende il suo decreto 

Giuseppe Acconcia

La frammentata opposizione egiziana è scesa in piazza ieri contro l’estensione dei poteri presidenziali, decisa dal presidente Mohammed Morsy. Mentre era in corso un black out, i manifestanti di 6 aprile hanno annunciato di voler passare la notte in piazza Tahrir. Qualchemetro più avanti, in via Qasr al-Aini, sono tornati gli scontri. I palazzi delle istituzioni, dal parlamento alla sede del governo, sono di nuovo sotto assedio come un anno fa.Nella manifestazione di ieri, le forze della Sicurezza centrale hanno tentato di tenere lontano da piazza Tahrir i giovani rivoluzionari con il lancio di molotov e lacrimogeni. Secondo il ministero della Sanità, ci sarebbero decine di feriti.Nel pomeriggio di venerdì, almeno tre distinti cortei si sono diretti verso il centro del Cairo. Il primo, è partito dalla moschea Estiqama di Giza ed è stato guidato da esponenti del movimento 6 aprile e da attivisti che si oppongono alla bozza di costituzione, approvata dall’Assemblea costituente. Sugli striscioni si leggevano slogan contro gli attacchi della polizia sui manifestanti e la dichiarazione costituzionale. Il testo è stato reso noto giovedì, in un discorso televisivo alla nazione del leader dei Fratelli musulmani, Mohammed Morsy, e prevede poteri presidenziali speciali che cancellano i limiti decisionali previsti dalla dichiarazione costituzionale aggiuntiva, emessa dalla giunta militare nel giugno scorso. La manifestazione di ieri era stata indetta inizialmente per commemorare l’anniversario degli scontri di via Mohammed Mahmoud del novembre 2011 contro il Consiglio supremo delle forze armate (Scaf) che avevano determinato la fine del governo di Essam Sharaf e la conferma delle elezioni parlamentari.
Una seconda marcia è partita ieri dalla moschea Nour del quartiere della Cairo antica di Abbasseya. Gli attivisti cantavano «La gente vuole che il presidente si dimetta», «È il tempo di una nuova rivoluzione». Un terzo corteo, composto da esponenti dei movimenti liberali, socialisti e nasseristi, si è diretto dalla moschea Mostafa Mahmoud di Mohandessin, quartiere commerciale del centro del Cairo, verso piazza Tahrir. In testa alla marcia, c’erano i due leader Mohammed el-Baradei e Hamdin Sabbahi. Gli attivisti cantavano «Benvenuti rivoluzionari» e «Abbasso i Fratelli musulmani». Proprio Sameh Ashour, capo dell’associazione degli avvocati, insieme a AmrMoussa e Mohammed el-Baradei avevano dichiarato giovedì in un’affollatissima conferenza stampa che il decreto presidenziale avrebbe determinato «la fine dell’indipendenza del potere giudiziario» e «il monopolio (presidenziale, ndr) sui poteri dello stato». Nella giornata di ieri, è giunta anche la notizia delle dimissioni di Samir Morcos, assistente cristiano copto incaricato del presidente egiziano, Mohamed Morsy. Le dimissioni del politico copto sono arrivate in opposizione alla dichiarazione emessa ieri dal presidente e sono state salutate positivamente dalle forze politiche di opposizione. Le manifestazioni di ieri hanno coinvolto l’intero paese. Attivisti anti-Morsy hanno attaccato le sedi del partito dei Fratelli Musulmani, Libertà e Giustizia, in tre città, tra cui Suez, Port Said e Ismailiya. Ad Alessandria, è stato preso d'assalto il quartiere generale del partito islamista. D’altra parte, i sostenitori dei Fratelli musulmani si sono assembrati in piazza Tahrir già nelle prime ore della mattina. «Vogliamo che sia applicata la legge di dio», intonavano con il Corano tra le mani. A loro si sono uniti decine di attivisti salafiti. Nel pomeriggio di ieri, Mohammed Morsy ha indetto una riunione straordinaria del governo dopo essere apparso tra i suoi sostenitori accorsi al palazzo presidenziale di Heliopoli. Il presidente ha difeso la dichiarazione costituzionale, definita «nè una vendetta nè un regolamento di conti». «Le mie decisioni hanno lo scopo di salvaguardare la rivoluzione e il Paese», ha proseguito tra le urla di giubilo dei suoi sostenitori. «Lavoro per la stabilità economica e sociale. Non mi preoccupa la presenza dell'opposizione,ma la vorrei più forte e reale», ha assciurato Morsy in merito alle manifestazioni di piazza e ai cortei organizzati in tutto il paese. «Sosterremo i palestinesi perché ottengano tutti i loro diritti», ha detto infine il presidente, sottolineando il personale successo negoziale per la tregua tra Hamas e governo israeliano. Tuttavia, a gelare le intenzioni del presidente egiziano è arrivata ieri un’inattesa critica dalle Nazioni unite. L'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha espresso infatti, attraverso il suo portavoce, Rupert Colville, «grande preoccupazione» per le possibili implicazioni sullo stato di diritto della dichiarazione costituzionale.

Il Manifesto
Internazionale, pag. 6
sabato, 24 novembre 2012


Nessun commento:

Posta un commento