lunedì 26 marzo 2012

La sofferenza psichica tra migranti

Le istituzioni campane iniziano solo ora a confrontarsi in maniera organica con la questione dell’integrazione dei migranti. In Campania ci sono più di 128.000 immigrati con permesso di soggiorno. Il servizio sanitario regionale si confronta con il disagio psichico della popolazione migrante che vive da anni sul territorio senza mai raggiungere uno stato adeguato di integrazione. In quest’ottica si è tenuto il convegno “La sofferenza psichica tra i migranti” organizzato dall’ASL Salerno 1.
Il primo obiettivo per stabilizzare l’esistenza del migrante è il riferimento al sistema sanitario nazionale. Sebbene tutti, clandestini e non, possano fare ricorso all’assistenza pubblica, pochissimi sono i migranti a rivolgersi al sistema sanitario. Spesso essi giungono in condizioni gravi. Due suicidi di migranti con diagnosi psichiatrica avvenuti nel 2005 hanno spinto l’ASL di Salerno ad indagare su un bisogno che altrimenti sarebbe difficilmente emerso. Le cause della fragilità del migrante sono molto complesse. La disgregazione del sistema culturale di riferimento, lo stato di minoranza senza rappresentanza, le condizioni abitative disagiate, la mancanza di una rete parentale di riferimento e la totale incoerenza del percorso formativo svolto nei paesi di provenienza con il lavoro trovato in Italia determinano un alto rischio di suicidio. Sono soprattutto le donne a rivolgersi al sistema sanitario in particolare per interruzioni di gravidanza. Questo rende evidente il grado di maggior integrazione delle donne nel contesto sociale. Dato molto importante poiché in Campania rappresentano quasi la metà della popolazione in possesso di permesso di soggiorno.
In secondo luogo, quando il migrante ricorre al servizio sanitario è costretto spesso a confrontarsi con situazioni del tutto inadeguate. La multiculturalità, l’etnopsichiatria e la psichiatria transculturale costituiscono esempi di nuovi approcci ai problemi legati alle migrazioni volti a considerare l’unicità di ogni migrante. Esempi importanti in questo senso sono il Centro Gerges Devereux di Tobie Nathan a Parigi ed il Centro di Medicina Preventiva delle Migrazioni San Gallicano di Roma. In Campania, l’ASL di Salerno ha realizzato un Protocollo multilingue per la valutazione del rischio di suicidio (MIRA) allo scopo di monitorare i migranti che manifestino una sofferenza psichica. E’ stato costituito, inoltre, un Gruppo stabile per la tutela della salute della popolazione immigrata e finanziati corsi di formazione per operatori multiculturali. Il Fondo europeo, in collaborazione con i piani di zona, ha attivato progetti di inclusione sociale, sportelli di informazione e corsi di lingua.
Finora si è delegata la questione dell’integrazione dei migranti solo a figure marginalizzate senza tentare una riforma di sistema che permetta all’Italia e alla Campania di superare una definizione anacronistica di paese di recente immigrazione e di allargare il diritto di cittadinanza.



Giuseppe Acconcia
Metrovie, aprile 2006

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