martedì 10 aprile 2012

Arresto. Il Tirreno, Livorno



Tre italiani sequestrati al Cairo. Il loro racconto
Sono Francesca Mininel, goriziana di 35 anni, il fidanzato Stefano Lazzaro, padovano di 27 anni, e Giuseppe Acconcia, un loro amico ventinovenne di Salerno. Hanno chiesto aiuto per telefono all'amica livornese Martina Guerrini. "Stamani alle 10 - raccontano - una banda di civili, armati di coltelli e spranghe, ci ha fermato e rapito. Abbiamo temuto il peggio, poi siamo stati rilasciati"

LIVORNO. «Aiuto ci hanno sequestrati qui al Cairo»: Martina Guerrini, livornese di 35 anni, è stata raggiunta dopo le 14 di oggi per telefono da amici che vivono nella capitale egiziana. Loro sono Francesca Mininel, goriziana di 35 anni che da tempo insegna storia e filosofia al Leonardo Da Vinci, liceo italiano al Cairo, il suo fidanzato Stefano Lazzaro, padovano di 27 anni, e Giuseppe Acconcia, un loro amico ventinovenne proveniente da Salerno.
Le hanno raccontato di essere stati rapiti da una banda di civili armati di coltelli e spranghe, insieme ad alcuni membri delle ambasciate australiana e canadese. Adesso sono in un albergo del capoluogo egiziano e temono di non riuscire a tornare nella loro casa al Cairo per poi prendere un aereo per l'Italia. Abbiamo parlato per telefono con Francesca Mininel, che in modo concitato ci racconta del sequestro: «Stamani alle 10 eravamo in taxi, una banda di civili, armati di coltelli e spranghe ci ha fermato. Due sono entrati nel bagagliaio e uno nei sedili dietro. Subito ci hanno requisito i cellulari, togliendo anche le batterie. Lì abbiamo avuto paura, temevamo che ci facessero sparire nel nulla».
Secondo il racconto di Francesca lei e gli altri due italiani sono stati portati fino a un posto di blocco, anche questo formato da civili: «Lì ci hanno raggruppati con sei o sette persone, tutti membri dell'ambasciata australiana e canadese. Poi, tutti insieme, ci hanno fatto fare il giro di tre caserme. Abbiamo provato a chiedere cosa volessero da noi, ma non ci hanno dato risposte. Ci hanno trattato in maniera dura e dicevano solo che ci avrebbero interrogato».
Francesca racconta ancora che il gruppo è stato portato in una quarta caserma: «Lì doveva interrogarci l'intelligence, invece prima è stato deciso di rilasciare australiani e canadesi, probabilmente perché si tratta di autorità, e poi anche noi tre». Una volta rilasciati, Francesca, Stefano e Giuseppe, che è in Egitto con passaporto iraniano dallo scorso 29 gennaio, si sono uniti al gruppo di canadesi e australiani. «Non possiamo tornare a casa - prosegue -. Abitiamo vicino a piazza Tahir, dove si svolgono gli scontri, è troppo pericoloso. Ma a casa abbiamo soldi e documenti, senza i quali non possiamo tornare neanche in Italia».
Nelle parole di Francesca c'è tutta l'ansia di non sapere cosa accadrà nelle prossime ore. «L'ambasciata italiana - conclude Francesca - ha detto che l'unico modo per venirci a prelevare qui all'hotel è che venga un loro furgone, poi scortato da mezzi dell'esercito egiziano. Ma per adesso hanno detto che è una soluzione poco praticabile». Per stasera Francesca, Stefano e Giuseppe, impauriti e in ansia, rimangono in hotel. Mentre la notizia del loro sequestro è arrivata a Livorno, alla loro amica Martina Guerrini, alla quale hanno telefonato per chiedere aiuto.

Anna Cecchini
giovedì, 3 febbraio 2011

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