martedì 3 aprile 2012

La Primavera egiziana su La Sicilia


Primavera egiziana,
un racconto
È difficile dire se l’ultimo lavoro di Giuseppe Acconcia,“La Primavera egiziana e le Rivoluzioni in Medio Oriente” pubblicato dall’editore Infinito di Castelgandolfo (euro 13), sia un racconto letterario o un saggio socio-politico perché i due generi in esso convivono e ne rendono più agevole ed appassionante la lettura. A chi conosce il percorso formativo dell’autore balza evidente come in quest’opera egli continui a pagare un debito di gratitudine nei confronti della società iraniana, i cui fermenti civili ebbe modo di studiare attentamente quando si appoggiò all’ambasciata italiana a Teheran per preparare la sua tesi di laurea in Economia delle istituzioni internazionali alla Bocconi. La narrazione ha un esordio letterario perché comincia con la lirica rievocazione di un suo lungo viaggio che dalla Siria lo avrebbe portato in Persia attraversando la frontiera con la Turchia, «una frontiera -dice- che non è solo un limite geografico, ma  anche il passaggio in una terra che è ancora rimasta in un’epoca lontana e conserva una bellezza altrove perduta». Prima di raggiungere Teheran, incontra la città antica di Qazvin, la terra metafisica dei filosofi, e mette piede nella capitale iraniana proprio quando i giovani cominciano a manifestare contro la rielezione di Ahmadinejad. Si accorge che non si stancano di tornare in strada a sfidare il regime con tecniche di guerriglia basate su Internet e twitter per concentrarsi in un punto della città o allontanarsene all’improvviso. Sono le tecniche che ritrova al Cairo quando anche qui scoppia la rivolta. A questo punto con una appassionata cronaca descrive minuto per minuto ciò che accade, ma standosene accanto ai manifestanti invece che al sicuro in un albergo. Infatti, Acconcia vuole capire e far sapere quello che sta succedendo intorno a lui. Perciò si mette in contatto con Radio 2 – Carterpillar, Rai News ed altre testate giornalistiche, spiegando che a scendere in piazza sono soprattutto i giovani dei nuovi quartieri della capitale egiziana. Comunque la rivolta ha avuto non solo un carattere liberale e sociale perché i manifestanti hanno reclamato nuovi diritti di cittadinanza e un freno alla crescente diseguaglianza tra cittadini, ma ha pure coinvolto la Fratellanza musulmana, che ha moderato le manifestazioni, e gli stessi i militari che, almeno all’inizio, hanno assunto posizioni di equidistanza tra potere costituito e rivoltosi. Purtroppo le affrettate elezioni politiche hanno determinato un patto tacito tra Fratellanza musulmana ed esercito che fa temere un arresto del processo democratico. Così, anche se i giovani di Piazza Taharir hanno di fatto completato il lavoro iniziato dai loro coetanei iraniani e prima ancora dai loro nonni, è possibile che, ancora una volta, sia l’Iran ad arrivare per primo ad una compiuta democrazia.
Antonio Pecoraro
La Sicilia, Cultura, pag. 11
martedì, 2 aprile 2012

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