lunedì 16 aprile 2012

Arresto. Il Mattino

Il caso. Giuseppe Acconcia, ricercatore di Roccapiemonte
Sequestrato al Cairo: «Qui è un inferno»


La disavventura. Un ricercatore di Roccapiemonte al Cairo
«Io, prigioniero nell'inferno egiziano»
Il racconto choc della rivolta
«Una banda armata bloccò la nostra auto e ci sequestrò»



Roccapiemonte. «Abbiamo avuto paura di sparire nel nulla». Sono stati ore di terrore quelle vissuti da Giuseppe Acconcia, ventinovenne ricercatore di Roccapiemonte, sequestrato giovedì scorso insieme ad altri due italiani al Cairo. A sequestrarli è stata una banda armata di quelle che affollano in queste ore le strade del Cairo: i tre sono riusciti a cavarsela grazie anche al coraggio di alcuni diplomatici australiani. Acconcia, per lavoro (è ricercatore in politica mediorientale e scrive per il settimanale egiziano Al Ahram), sabato scorso era tornato al Cairo, dove ha vissuto per due anni. «Appena arrivato all'aeroporto - ricorda Acconcia - ho dovuto passare la notte lì per gli scontri nei pressi del terminal. Fino a martedì, la situazione è stata relativamente tranquilla. Da mercoledì, prima gli scontri tra sostenitori di Mubarak e i manifestanti per la democrazia, poi la direttiva dei seguaci di Mubarak di rastrellare gli stranieri ed è partita la caccia a chi non era egiziano. Molti italiani sono stati prelevati da casa e portati alla sede dell'esercito». In questi giorni, Acconcia è intervenuto più volte nella trasmissione Caterpillar di Radio Rai 2, per raccontare la rivolta egiziana. Giovedì il giorno terribile. «La mattina del tre febbraio - continua il rocchese - abbiamo accompagnato due amici alla scuola Don Bosco dei salesiani nel quartiere di Shubra. Verso le 10, una banda armata ha bloccato l'auto su chi ero assieme ai triestini Francesca Mininel e Stefano Lazzaro. Armati di coltelli e di bastoni e urlandoci contro, questi irregolari ci hanno sequestrato e poi ci hanno portato alla sede dell'esercito. Lì, abbiamo trovato quattro australiani e due canadesi, del corpo diplomatico dell'Australia. «Non guardateci negli occhi», ci gridavano i soldati. Poi hanno staccato le batterie dai cellulari e hanno preso ogni nostro documento e apparecchio elettronico. Verso le 12 ci hanno portato al ministero dei servizi segreti: qui ci hanno messo in una stanza chiusa senza poter parlare con nessuno. Ed è stato in questo momento che abbiamo avuto paura che potessimo sparire. È stato agghiacciante. Dopo tre ore, uno degli agenti ha detto che gli australiani e i canadesi potevano lasciare l'edifico essendo arrivata una telefonata dell'ambasciatore dell'Australia, mentre siamo stati interrogati. Gli australiani, però, hanno risposto che non sarebbero andati via senza di noi. Alla fine, dopo qualche consultazione ci hanno rilasciati tutti». Ma non è finita qui la disavventura di Acconcia: «Siamo saliti su un camion dell'ambasciata australiana che ci ha lasciati all'Hotel Conrad vicino alla loro sede diplomatica. Da qui, siamo riusciti a chiamare la nostra ambasciata, da dove ci hanno detto che la situazione era fuori controllo e che non potevano venirci a prendere. Abbiamo passato la notte al Conrad, con la paura nel cuore. La mattina alle sette ci ha chiamato un consigliere dell'ambasciata italiana preannunciandoci l'arrivo di una jeep con due egiziani da lui inviati. All'arrivo, gli egiziani ci hanno gridato da lontano: «Correte subito verso l'auto. È pericoloso». I tre alla nostra ambasciata hanno trovato decine di italiani che avevano trovato riparo nella sede diplomatica. «Di li - dice Acconcia - le nostre autorità ci hanno obbligato a partire. Siamo saliti su alcune auto e, scortati dall'esercito egiziano, passando prima all'ospedale italiano e in vari alberghi per recuperare altri italiani, abbiamo formato una carovana, senza esporre le insegne diplomatiche, per timore di essere fermati dalle bande armate. Poi finalmente l'arrivo in aeroporto e il volo Alitalia. Alle 17 siamo atterrati a Roma».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Salvatore De Napoli
Il Mattino, Salerno
Nocera Agro, pagina 38
sabato 5 febbraio 2011

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