giovedì 21 febbraio 2013

Il colpo di mano del presidente


Medio Oriente • L’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas porterà a cambiamenti reali nella vita dei palestinesi? Riapriranno i valichi con Israele e con l’Egitto? Sono in pochi a crederci

EGITTO · Morsy accresce i poteri presidenziali e riavvia i processi sulle violenze di piazza


Il colpo di mano del presidente
Giuseppe Acconcia
Sull'onda del successo egiziano nella mediazione per la tregua tra Hamas e governo israeliano, il presidente, Mohammed Morsy, ha reso nota ieri sera in diretta televisiva una dichiarazione costituzionale temporanea. In base al decreto presidenziale, ogni riforma costituzionale, legge o decreto presidenziale, emesso a partire dallo scorso 30 giugno, non potrà essere abrogato o emendato fino all'elezione del nuovo parlamento e all'entrata in vigore della nuova costituzione. Con questo atto, si conclude definitivamente il dibattito sui poteri presidenziali, sorti in seguito alla dichiarazione costituzionale emessa dalla giunta militare (Scaf) per limitare i poteri decisionali del nuovo presidente eletto lo scorso giugno. Ma il testo va ben oltre, il presidente ha piena autorità di prendere ogni decisione in materia di unità nazionale, difesa della rivoluzione e sicurezza nazionale.
Inoltre, verranno di nuovo messi a processo i responsabili delle violenze contro i manifestanti a partire dagli attacchi del 25 gennaio 2011, data di inizio delle rivolte. Su questo punto, il leader dei Fratelli musulmani ha assicurato con un messaggio su Twitter che «ha inizio una vera vendetta per il sangue versato dai martiri della rivoluzione». Per fare questo, è stato immediatamente rimosso il procuratore generale, Abdel Meguid Mahmoud, responsabile, secondo la Fratellanza, di aver assolto i responsabili della «battaglia dei cammelli», l'episodio del due febbraio 2011 in cui si sono scontrati direttamente i sostenitori e gli oppositori del deposto presidente Mubarak. Inoltre, Morsy ha assunto il potere di nomina del nuovo procuratore generale, ed è stato immediatamente incaricato, Talat Ibrahim Mahmoud. Ma le novità non finiscono qui, secondo il testo annunciato ieri, la corte costituzionale non può sciogliere l'Assemblea costituente, che dovrà raggiungere un accordo sulla nuova costituzione entro due mesi né può dissolvere la Shura (Camera alta), la cui costituzionalità era stata messa in discussione dopo il controverso scioglimento dell'Assemblea del popolo (Moghles el-Shaab), disposta lo scorso giugno. Morsy ha poi mandato in pensione tutti coloro che sono stati condannati per violenze contro i manifestanti, assicurando la loro interdizione dai pubblici uffici.

In attesa dell’annuncio, migliaia di simpatizzanti dei Fratelli musulmani si sono assembrati nei pressi del palazzo di giustizia, su via Ramsis, nel centro del Cairo. «Il popolo sostiene le decisioni del presidente», gridavano. Dal fronte opposto, giovani rivoluzionari e forze laiche si sono date appuntamento in piazza Tahrir per domani con l'obiettivo di contestare il governo di Hesham Qandil e la nuova dichiarazione costituzionale. «Non permetteremo a Morsy e al suo partito di rovesciare lo stato di diritto», ha dichiarato l'attivista del partito degli egiziani liberi, Mohammed Abu Hamid. Molto duro anche il commento del liberale Amr Hamzawi: «con l'atto di oggi si dà il via ad una tirannia assoluta del presidente, è il colpo di stato degli ideali democratici e del principio di legalità». «Da oggi Morsy è il nuovo faraone», ha tuonato caustico, il premio Nobel per la pace Mohammed el-Baradei. Contemporaneamente proseguono le manifestazioni per ricordare la strage di via Mohammed Mahmoud, che è costata lo scorso anno la vita di oltre 50 persone. Nei giorni scorsi, ci sono stati duri scontri nei pressi del ministero dell’interno, al centro del Cairo. Tra gli slogan cantati dai giovani attivisti si sentono «Abbasso Morsy e Mubarak» e «Fine al governo del murshid» (guida spirituale islamica). Lo scorso anno gli scontri di via Mohammed Mahmoud avevano segnato la definitiva uscita di scena dei Fratelli musulmani dalle manifestazioni di piazza. Da quel momento, i movimenti giovanili, liberali e di sinistra sono stati ampiamente discreditati. Ed infine, estromessi dai palazzi delle istituzioni.

Il Manifesto
Internazionale, pag.7
venerdì 23 novembre 2012

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