venerdì 13 luglio 2012

Il capodanno degli egiziani




EGITTO
Il Cairo • Nel paese in festa, il neo eletto presidente che avrebbe dovuto trovarsi tra poveri, tra gli uomini di fede che lo hanno sostenuto, ha parlato invece dal ricco quartiere di Moqattam



IL CAIRO · Folla in visibilio all’annuncio della vittoria di Morsy
La piazza esplode. E ora?



Giuseppe Acconcia 
IL CAIRO
E’ durata per tutta la notte la festa per l’elezione di Mohammed Morsy. I laser degli Ultras dell’Ahly si sono improvvisamente moltiplicati in un gioco di luci psichedeliche che hanno illuminato i palazzi di piazza Tahrir. Mentre la folla si muoveva senza traiettorie precise o slogan definiti, come stordita. “Abbiamo un presidente, non è un militare”. Una ragazza era sconvolta alla notizia. Un’attesa durata otto giorno si è conclusa con la vittoria con il 51,7 % dei voti del candidato di Libertà e giustizia. Quando Farouk Sultan dalla Commissione elettorale ha annunciato che l’Egitto avrebbe potuto festeggiare il nuovo presidente, questa folla, senza forma e senza guida, ha trovato all’improvviso il suo leader. Non più un nome qualsiasi, ma l’uomo di partito, un professore universitario con tanto di dottorato negli Stati uniti e due figli con passaporto americano. Un presidente che ha conosciuto la prigione per la repressione del suo predecessore. Ma è Hosni Mubarak ad essere ora in prigione. Gli egiziani hanno imparato ad usare ogni punto dello spazio pubblico: la strada, le aiuole, i marciapiedi, i semafori, i lampioni, i palazzi, i balconi. Dei ragazzi ballavano sugli altoparlanti piazzati ai lati di piccoli camion e la folla li seguiva nella danza. Dalle spalle di un militante, si sono alzate le urla di un ragazzino per Morsy e contro l’esercito. La folla ha risposto al coro con le stesse parole “Abbasso al governo militare, Morsy, Morsy!”. Dappertutto sono scoppiati fuochi d’artificio assordanti. Ma all’improvviso hanno taciuto tutti per un momento. Il presidente, che avrebbe dovuto essere tra i poveri, tra gli shaykh, tra gli uomini di fede che lo hanno eletto, ha parlato dagli altoparlanti dall’ufficio della Fratellanza musulmana nel ricco quartiere di Moqattam. La polizia che lo aveva arrestato deve ora proteggerlo. “Sarò il presidente di tutti gli egiziani: uomini e donne, musulmani e cristiani”. Si sono sentite queste parole con accento di Sharqeya da un piccolo altoparlante che vibrava sul cofano di una macchina. Decine di uomini e donne si sono raccolti intorno alla vettura. E nessuno è andato via deluso, anzi sembravano quasi commossi, quando Morsy ha concluso recitando versi del Corano. D’altra parte, Shafiq ha perso per 900 mila voti. Ed è così inusuale che il paese manifesti lo scontro nello spazio pubblico che non sono mancati svenimenti e sparatorie. L’elezione del presidente è stata come un matrimonio, un capodanno. Ad Assiout, due persone sono morte dopo un diverbio verbale. Mentre piazza Tahrir ha contato un morto e cinquanta feriti. Ma i festeggiamenti hanno lasciato presto spazio alla politica. Il primo ministro Kamal al-Ghanzouri si è dimesso lunedì. Sono continuate le consultazioni per la formazione del nuovo governo. Ma sul tavolo ci sono ancora gravi conflitti irrisolti. “Abbiamo presentato appello contro lo scioglimento del Parlamento. La sentenza sarà ritirata o si andrà alla rielezione di un terzo della Camera” – ha dichiarato al manifesto Mahmud el-Ghoderi, parlamentare dei Fratelli musulmani eletto tra gli indipendenti. E, in merito al ridimensionamento dei poteri del presidente, l’avvocato ha aggiunto: “il primo atto di Morsy sarà di opporsi alla dichiarazione costituzionale complementare che limiterebbe i suoi poteri”. D’altra parte, Morsy ha ricevuto telefonate di congratulazioni da parte dei principali capi di stato e di governo del mondo. La Guida suprema iraniana Ali Khamenei ha parlato di “risveglio islamico”. Mentre nella giornata di ieri si susseguivano le voci di un’intervista del neo-eletto presidente all’agenzia di stampa iraniana Fars nella quale avrebbe fatto riferimento ad una revisione degli accordi di Camp David. La notizia è stata poi smentita dall’ufficio della presidenza della repubblica. “I trattati non si toccano, saranno modificati solo con l’accordo delle due parti. E gli articoli saranno sottoposti a referendum popolare” – ha concluso el-Ghoderi. I nodi del nuovo presidente, dallo scioglimento del parlamento, ai poteri presidenziali, fino alla composizione del nuovo governo dovranno essere sciolti uno dopo l’altro nelle prossime ore. Intanto la foto di Morsy campeggia sulle gru di piazza Tahrir, la semiotica del potere ha cambiato volto.



Il Manifesto
Internazionale, pag.9
martedì 26 giugno 2012

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