INTERNAZIONALE
Egitto-Intervista/ PARLA HEBA MORAYEF, RESPONSABILE DI HUMAN RIGHTS WATCH
«Una Costituzione pericolosa, con il rischio del passo indietro»
Giuseppe Acconcia
IL CAIRO
Chiediamo ad Heba
Morayef, responsabile di Human Rights Watch in Egitto, come definirebbe la
nuova Costituzione egiziana dopo le rivolte del 2011.
«È
pericolosa. Le libertà di espressione, assembramento, i diritti delle donne
nello spazio pubblico possono essere limitati in ogni momento solo facendo
riferimento al vago termine di ‘moralità’».
Ci sono molti altri
punti controversi?
«L’intero
processo di scrittura della Carta costituzionale non ha seguito procedure
condivise e tempi accettati da tutti gli esponenti dell’Assemblea costituente.
Ma ci sono quattro limiti fondamentali nel testo (che sarà sottoposto sabato a
referendum, ndr). Il primo è la
protezione dei diritti. Se vengono garantite le libertà fondamentali, secondo
gli articoli 10 e 11, ‘lo stato e la società devono preservare la vera natura
della famiglia egiziana’ e ‘lo stato deve proteggere l’etica, la morale e
l’ordine pubblico’. Questi termini sono talmente generici e aperti
all’interpretazione da poter essere usati in modo pericoloso per limitare
diritti fondamentali. Il secondo problema riguarda la libertà di espressione.
Secondo gli articoli 31 e 44 ‘un individuo non può essere insultato’ ed ‘è
proibito insultare il profeta’. Questi sono limiti illegittimi alla libertà di
espressione. Il codice penale in vigore criminalizza insulti e diffamazione e
questo non verrà messo in discussione con la nuova Costituzione. Anzi, non ci
sono mai stati tanti processi per ‘insulti al presidente’ e ‘ai giudici’ quanti
durante la presidenza di Mohammed Morsi. Il terzo capitolo controverso riguarda
i diritti delle minoranze religiose. L’articolo 43 parla di stabilire luoghi
sacri per musulmani, cristiani ed ebrei. Ma questo apre alla discriminazione ed
esclusione delle altre religioni, in particolare i bahai, gli shiiti, i
coranisti e gli ahmadi già oggetto di persecuzioni al tempo di Hosni Mubarak.
Infine, l’articolo 198 lascia intatta la possibilità che i militari giudichino
i civili a loro discrezione».
Quali sono le
differenze e le novità della Costituzione del 2012 rispetto al testo in vigore
del 1971?
«Esiste
una questione controversa sulle obbligazioni internazionali. Nella Costituzione
del 1971 si parlava del rispetto dei trattati internazionali. In questo testo,
i riferimenti al diritto internazionale sono vaghi, in particolare su punti
quali la garanzia del diritto di sciopero. E poi c’è l’enorme potere che viene
assicurato alla moschea di Al Azhar, anche questo potrebbe rivelarsi molto
pericoloso nella formazione di uno stato laico. Infine, è vero che l’articolo
218 allarga la base interpretativa della sharia
(legge islamica, ndr), ma non sono
sicura che sia meno sovversivo dell’articolo 2. In fondo, non si fa altro che
fare affidamento ad un’interpretazione progressista della legge islamica da
parte del giudice. Ma non è detto che questo accada, troppo viene lasciato alla
discrezione del singolo magistrato. In qualche modo si può dire che si fa un
passo indietro rispetto alla Costituzione del 1971 che rispettava le libertà
religiose mentre la nuova Carta le limita. Infine, i militari hanno ottenuto
tutto ciò che volevano, la protezione dei loro privilegi e del loro sistema
giuridico sono incorporati nel sistema costituzionale».
Infine, è controverso
stabilire chi sia responsabile delle violenze dei giorni scorsi.
«Ci
sono stati abusi da entrambe le parti. A questo si è unita l’assenza di
intervento delle forze di sicurezza e la richiesta dei leader dei Fratelli
musulmani, in dibattiti televisivi pubblici, di arrestare arbitrariamente i
manifestanti anti-Morsi. È preoccupante che il presidente abbia accusato i
manifestanti di vandalismo facendo riferimento alle loro confessioni prima che
le indagini abbiano avuto luogo».
Il Manifesto
Internazionale, pag. 7
venerdì 14 dicembre 2012
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