Egitto-Intervista / PARLA L’ATTIVISTA AZZA KAMEL
«Questa nuova Costituzione nega i diritti delle donne»
Giuseppe Acconcia
IL CAIRO
La
nuova Costituzione egiziana potrebbe mettere a rischio le aspirazioni di
milioni di donne. Dopo le scene di violenze di piazza che hanno colpito in
particolare le donne nelle manifestazioni dello scorso dicembre e i test della
verginità imposti alle manifestanti l’8 marzo 2011, ne parliamo con Azza Kamel,
attivista per i diritti delle donne e cooperante.
Quale sarà il
posto della donna nella nuova Carta fondamentale egiziana?
«La nuova
Costituzione fa a pezzi i diritti delle donne. Il ruolo della donna nella vita
pubblica viene limitato e molti dei suoi diritti violati. Un esempio evidente è
l’assenza del crimine di traffico di uomini e donne. Non solo, questo testo non
parla dei diritti dei bambini. Se un giudice volesse applicare la sharia (legge islamica, ndr), una bambina di nove anni potrebbe
sposarsi con il permesso dei genitori».
Ma i limiti di
questa Costituzione sembrano più generali?
«Viene
concesso il diritto allo stato e alla società di monitorare il comportamento
etico delle persone. Questo significa che non sarà difficile trovare gruppi di
fanatici, ispirati da politiche islamiche, che possono intervenire
arbitrariamente in strada. Succede in Arabia Saudita dove gruppi armati di bastoni
censurano il comportamento delle donne se non rispettano precisi dettami a cui
loro fanno riferimento. Lo stesso potrebbe succedere in Egitto. Qui ci
potrebbero essere specifici gruppi di salafiti e Fratelli musulmani a
controllare il modo di vestire delle donne, il loro modo di camminare. Queste
persone potrebbero intervenire denunciando un comportamento che arbitrariamente
ritengono scorretto. Non solo, se un uomo e una donna camminano insieme per
strada potrebbero chiedere loro un certificato di matrimonio, se non ce l’hanno
possono essere processati entrambi».
E il pericolo
principale viene dall’articolo 219 con l’estesa applicazione della legge
islamica?
«La
sharia diventerebbe uno strumento di
controllo sociale. Un marito potrebbe non concedere il permesso a sua moglie di
uscire o lavorare. E questo porrebbe limiti ancora maggiori alle donne
cristiane, che già sono costrette, per la loro condizione di minoranza
religiosa, ad imporsi limiti nel modo di vestirsi e nel rapporto con gli
uomini, che in altri paesi non hanno. Ma potrei continuare».
Per l’assenza di
giudici ci sono state molte violazioni nel voto dello scorso sabato?
«Ho
notizie di violazioni in molte scuole, specialmente legate alla presenza di
donne. Gli islamisti temono che le donne votino “no” in massa. Per questo molte
donne non sono potute neppure entrare nei seggi. Hanno ritardato le operazioni
di voto e così centinaia di elettrici hanno atteso dieci ore prima di lasciare
i seggi esauste».
In realtà le condizioni
delle donne in Egitto erano già pesantemente compromesse prima delle rivolte?
«Secondo
il codice in vigore, nei processi civili e penali non esiste l’uguaglianza tra
uomini e donne. Non viene riconosciuto il diritto di abortire ma solo in caso
di pericolo per la vita della donna. Come se non bastasse, sul tema terribile
delle mutilazioni genitali femminili non si fa nessun cenno neppure nella nuova
Costituzione, che non protegge il corpo delle donne. Il tasso di circoncisione
femminile rimane all’85% in Egitto e non accenna a diminuire, sebbene questa
pratica prosegua soprattutto nelle zone rurali».
Dopo le rivolte,
è cambiato qualcosa nella rappresentazione delle donne in parlamento e nei
partiti politici?
«Nel
dissolto parlamento erano presenti appena 9 donne su 508 deputati, mentre in
Assemblea costituente erano 6 su 100 membri. Non solo, il comitato di saggi,
formato dopo le rivolte, includeva solo una donna su 30 anziani. Non sono state
nominate donne nei governatorati e nel governo la presenza femminile è
ridicola. Inoltre, il presidente Morsi non ha neppure rispettato la sua
promessa di nominare un vice-presidente donna. E poi, non
riesco a confrontarmi con le donne militanti in Libertà e giustizia perché sono
anti femministe. Per esempio, credono che sia giusto che un uomo possa sposare
più di una donna, nella circoncisione e nel matrimonio delle minorenni».
Infine, esiste
un allarme molestie sessuali durante le manifestazioni. È così?
«Effettivamente le molestie sono collegate alle
manifestazioni. Gli islamisti sono spaventati dalla massiccia presenza di donne
nelle manifestazioni. Credo che vogliano fermare una maggiore partecipazione
politica delle donne. Ma in queste proteste contro il referendum costituzionale
le donne sono ancora una volta in prima fila».Il Manifesto
Internazionale, pag. 7
giovedì 20 dicembre 2012
http://www.ilmanifesto.it
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