INTERNAZIONALE
EGITTO · Da oggi movimenti laici e società civile in piazza contro la bozza di Costituzione
Morsi: con me o contro di me
Referendum costituzionale a tempo di record, si vota il 15 dicembre. Oggi manifestazione delle opposizioni. I giudici disponibili a controllare il voto. La Corte costituzionale sospende verdetti
Giuseppe Acconcia
Fervono i preparativi per il Referendum
costituzionale del prossimo 15 dicembre. Sabato sera, il presidente Morsi ha
approvato la bozza finale di Costituzione. Ma lo scontro tra islamisti e laici
sale alle stelle. E così un referendum cruciale per il ritorno della stabilità
politica ed economica nel paese, che dal 25 gennaio 2011 vive in continua
fibrillazione, si sta trasformando in una consultazione pro o anti Morsi. Un
uomo che, da un parte, ha diviso il popolo egiziano con l’ultima dichiarazione
costituzionale pigliatutto in cui ha accresciuto a dismisura i suoi poteri. Ma
che, dall’altra, ha promesso il pugno duro contro i responsabili delle violenze
di piazza e gli uomini del vecchio regime disponendo ampi risarcimenti per i
familiari delle vittime delle rivolte. I giudici del Consiglio superiore della
magistratura e del Consiglio di Stato hanno annunciato a sorpresa che si
renderanno disponibili per la supervisione delle operazioni di voto in
occasione di un referendum organizzato a tempo di record. Tuttavia, molti
attivisti hanno criticato la presa di posizione della magistratura dopo
l’appello lanciato dal sindacato dei giudici a boicottare il voto.
A partire da oggi, ha inizio una mobilitazione di
movimenti laici e della società civile per protestare contro la bozza di
Costituzione. Il cartello che unisce i gruppi di opposizione dai liberali ai
copti, dai nasseristi ai socialisti, il Fronte di salvezza nazionale, ha
chiamato i suoi sostenitori a scendere in piazza. E ha «condannato l'atto
irresponsabile del presidente della Repubblica di convocare un referendum su
una Costituzione illegittima che viene respinta da una grande parte del suo
popolo», scrive la principale alleanza dei gruppi di opposizione in un
comunicato. Cominceranno i giornalisti. Undici testate indipendenti e vicine ai
partiti di opposizione, nonchè i giornalisti online di Al-Ahram, hanno
organizzato per oggi una protesta contro il referendum costituzionale. Secondo
gli organizzatori, Morsi ha disatteso la promessa di indire un referendum su un
testo di Costituzione che avesse un ampio consenso nazionale.
All’annuncio della data del referendum,
migliaia di sostenitori di Morsi, che erano ancora all’ingresso dell’Università
del Cairo nella notte dello scorso sabato, hanno inneggiato alla decisione del
presidente. «Allahu akbar», gridavano tra canti nazionalistici e fuochi
d’artificio. «Il popolo sarà la fonte di
ogni potere per la prima volta», ha detto Khaled Mohamed, sostenitore di Morsi.
«Il popolo sarà felice quando avremo una Costituzione. Aspettavamo questo momento
a partire dalla rivoluzione del 25 gennaio», ha sottolineato, Samir El-Sharkawy.
Subito dopo la lunga protesta di Giza, centinaia di islamisti hanno marciato
verso la Corte costituzionale sul lungomare nel quartiere residenziale di
Maadi, a sud del Cairo. L’assedio dell’Alta corte è durato per ore. Tutti
attendevano il verdetto sulla legittimità dell’Assemblea costituente che avrebbe
potuto rendere nulla la bozza finale della Costituzione. Ma nella note di
domenica, l’Alta corte ha fatto sapere in un comunicato che tutte le sentenze
sono per il momento congelate.
Molti leader politici islamisti avevano
chiesto ai manifestanti di accamparsi nei pressi della corte per tutta la
notte. Safwat Hegazy, un sostenitore della Fratellanza che guida un
comitato dal nome evocativo, il «Consiglio dei guardiani della rivoluzione» ha
dato disposizione ai componenti del gruppo di raggiungere il Cairo dalle province
per assembrarsi intorno alla corte. Hegazy ha anche chiesto a Morsi di
dissolvere la corte suprema definendola «il principale strumento
contro-rivoluzionario». Allo stesso tempo, Yousry Hammad, vice-presidente del
partito salafita el-Nour, ha chiarito che il referendum costituzionale sarà un
segnale inequivocabile per tutti coloro che non vogliono essere liberati dal «tunnel
buio di Mubarak». Secondo uno dei leader più popolari della Fratellanza,
Mohamed El-Beltagy, il testo della Costituzione potrebbe passare con il 70% dei
«sì», ricordando il risultato simile del referendum del 19 marzo 2011 quando la
dichiarazione costituzionale della giunta militare venne approvata a gran
maggioranza con il sostegno della Fratellanza.
Il Manifesto
Internazionale, pag. 7
martedì 4 dicembre 2012
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