INTERNAZIONALE
URNE TRUCCATE · Ong e opposizioni accusano
Referendum sotto
inchiesta per brogli
Giuseppe Acconcia
IL CAIRO
Nel pieno dello scontro sulla Costituzione
vengono mosse nuove accuse di brogli e irregolarità. La Commissione elettorale
ha aperto un’inchiesta per le violazioni ai regolamenti durante il primo turno
del referendum, che si è tenuto lo scorso sabato. Il Consiglio nazionale dei
diritti umani, un cartello che unisce le principali ong del paese, ha inviato
350 fascicoli alla Commissione elettorale con accuse di brogli.
Su questo abbiamo sentito Zyad Abdeltawab, vice
direttore del Cairo Institute for Human Rights Studies. «Le elezioni si sono
svolte in un contesto di intimidazione dei civili e del sistema
dell’informazione, con diffuse obiezioni sulla stessa formazione a maggioranza
islamista nell’Assemblea costituente. Dopo la dichiarazione presidenziale del 22
novembre, la maggior parte dei giudici ha rifiutato di supervisionare il voto,
mettendo a rischio la sua validità secondo standard internazionali», ha
spiegato Zyad. Non solo, nessuna Istituzione internazionale ha monitorato il
voto, neppure la società civile egiziana ha potuto partecipare alle procedure
di controllo. Attivisti dei Fratelli musulmani hanno impedito ad avvocati ed
operatori di entrare nei seggi. «Abbiamo riscontrato una gamma infinita di
violazioni - ha proseguito Zyad - dal ritrovamento di schede bianche fuori dai
seggi, alla propaganda religiosa per il “sì” all’interno delle moschee, fino ai
ritardi nelle votazioni nei seggi per donne. Inoltre, molti seggi hanno chiuso
prima del tempo stabilito e il risultato è stato annunciato ben prima della
fine delle procedure elettorali. Infine, a molte donne è stato chiesto un voto
collettivo o di delega».
A queste accuse si sono uniti i rilievi dei
movimenti di opposizione. Secondo il Fronte nazionale di salvezza, per rendere
possibile il voto, alcuni esponenti dei Fratelli musulmani si sono sostituiti
ai giudici assenti in molti seggi. Anche noi abbiamo testimoniato questo
scambio di persona nella scuola del quartiere Zaawia del Cairo nella Madrasat
Salam. In seguito ai gravi
dubbi sulla validità del voto, il ministro della giustizia, Ahmed Mekki, ha
inviato una lettera alle corti d'appello delle circoscrizioni dove si è già
votato per il referendum costituzionale chiedendo che siano aperte inchieste
sulla base delle denunce di irregolarità presentate.
Dopo il boicottaggio da parte delle opposizioni
del dialogo sulla Costituzione, voluto unilateralmente dal presidente Morsi,
l'Assemblea costituente egiziana ha invitato i leader delle opposizioni,
Mohmamed el-Baradei, Amr Mussa, Hamdin Sabbahi e il leader del partito Wafd,
Sayed el Badawi, in un incontro «per un dialogo pubblico, nazionale e
trasparente» sul «no» alla Costituzione per venerdì prossimo. Anche il
tentativo di dialogo, avviato la scorsa settimana dal ministro della difesa
el-Sisi, era fallito soprattutto per un dietrofront repentino da parte degli
islamisti che avevano fatto saltare il tavolo di mediazione.
Ieri le opposizioni
hanno chiamato alla mobilitazione prima del voto di sabato. Quattro cortei
indetti dal Fronte di salvezza nazionale hanno raggiunto il palazzo
presidenziale di Ettehadeia a Masr el-Gedida. Nei giorni scorsi erano state
costruite le barricate per impedire che i manifestanti raggiungessero il
palazzo presidenziale. Negli scontri tra pro e anti Morsi erano morte 10 persone
e centinaia sono rimaste ferite. Da quel momento il palazzo di Heliopolis è
stato presidiato giorno e notte dalla guardia presidenziale. D’altra parte,
piazza Tahrir resta occupata permanentemente dal «popolo della rivoluzione»,
giovani dei movimenti che da giorni hanno costruito un accampamento nell’aiuola
centrale e all’ingresso del palazzo delle amministrazioni pubbliche (Mogamma).
Il Manifesto
Internazionale, pag. 9
mercoledì 19 dicembre 2012
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