INTERNAZIONALE
EGITTO · Decine di cortei al Cairo, un morto davanti al ministero degli interni. Duri scontri nel Delta
Tahrir, il «giorno dei milioni»
In piazza i giudici, i laici, la sinistra e i sindacati. Ma i Fratelli musulmani minimizzano
Giuseppe Acconcia
La piazza fa il dissenso.
Lo sanno bene gli attivisti egiziani. Sono le strade a formare le coscienze di
chi si oppone a imposizioni autoritarie. Ed è tanto più vero dopo la
manifestazioni di ieri, nella grande protesta contro il decreto presidenziale:
la dichiarazione pigliatutto di Morsi che ha spaccato il paese. Tra i vicoli
dei centri urbani, così come nelle campagne del Delta del Nilo, è montato il
risentimento contro chi nulla concede alla piazza. Se le riforme costituzionali
di Mubarak erano opposte da un timido dissenso, le decisioni del presidente «rivoluzionario»
sono sottoposte al vaglio delle strade e non ci sono sconti.
Migliaia di manifestanti
si sono raccolti ieri a Tahrir partendo da vari punti della città. Decine di
partiti e movimenti della società civile hanno partecipato alle manifestazioni:
Khaled Ali, l’unico candidato comunista alle passate elezioni presidenziali, è
arrivato in piazza guidando un corteo che è partito nell’area industriale e
operaia del nord del Cairo. «Pane, libertà, abbasso l’Assemblea costituente»,
urlavano questi attivisti. Altri più avanti gridavano: «Loro (i Fratelli
musulmani, ndr) dicono che siamo una minoranza, noi facciamo la marcia dei
milioni».
I giovani del movimento 6
aprile e i socialisti del Tagammu si sono incontrati nel pomeriggio intorno alla
moschea Fatah, nel centro della città, per iniziare la loro marcia verso
Tahrir. Sugli striscioni si leggevano dure frasi di opposizione alla
dichiarazione costituzionale. I liberali si sono dati appuntamento invece nei
pressi dell’università di Ayn Shamps insieme a decine di studenti. L’esponente
del partito degli egiziani liberi, Mohamed al-Koumy, ha detto: «costringeremo
il regime alle dimissioni, ci prepariamo ad un sit-in e allo sciopero generale».
Durante la marcia verso Tahrir, è arrivata la notizia della morte di Fathy
Gharib. Il sessantenne è stato ucciso dopo aver respirato gas lacrimogeni negli
attacchi contro i manifestanti che hanno avuto luogo la mattina di martedì avanti
al ministero dell’interno in via Sheykh Rihan al Cairo. «Morsi è Mubarak. Anche
lui ordina di sparare contro la folla», ha detto Mohamed Shaaban, un avvocato
che prendeva parte al corteo.
Tuttavia, gli islamisti hanno negato ogni responsabilità nelle violenze. «Le
forze dell'ordine - ha fatto sapere, Usama Ismail, dirigente del ministero
degli interni - hanno in dotazione solo gas lacrimogeni e le direttive del
ministro sono per la massima moderazione».
In piazza Tahrir, sono
arrivati anche i leader laici da Amr Moussa a Mohammed el-Baradei. Hanno preso
parte alle manifestazioni la quasi totalità dei giudici e dei pubblici
ministeri egiziani. Mentre si teneva una riunione straordinaria del consiglio
della magistratura per valutare il prossimo passo nell’opposizione al decreto.
«Ha più poteri lui (Morsi, ndr) di un
faraone, è una presa in giro della rivoluzione che lo ha portato al potere», ha
insistito Mohammed el-Baradei. Il leader liberale ha difeso poi tutti i
politici (30 su 100) che si sono ritirati dall’Assemblea costituente in segno
di protesta contro il decreto Morsi. «Temiamo che i Fratelli musulmani vogliano
far passare un documento che marginalizzi i diritti delle donne e delle
minoranze religiose», ha accusato el-Baradei. Tra la folla di Tahrir, c’era
anche il presidente della giuria del festival internazionale del cinema del
Cairo, Marco Muller. L’apertura del festival è stata spostata a oggi a causa
delle proteste, ma molti cineasti egiziani hanno deciso di ritirare i loro film
in segno di critica verso la decisione del presidente.
Manifestazioni simili a quella del Cairo si sono
svolte a Suez, Luxor, Beni Suif e nelle città del Delta. A Tanta e Mahalla ci sono stati scontri fra
sostenitori dei Fratelli musulmani e oppositori di Morsi. Secondo
testimoni, nel governatorato di Gharbeya un fitto lancio di bottiglie incendiarie
ha reso lo scontro cruento, causando decine di feriti.
Tranne alcuni giovani
del movimento, sostenuti dal vicepresidente del movimento Essam el-Arian, i
Fratelli musulmani non sono scesi in piazza e hanno sminuito la portata delle
proteste. Ma la piazza ha fatto la sua parte e ha motivato gli egiziani a non
arrendersi ad un nuovo autoritarismo.
Il Manifesto
Internazionale, pag. 7
mercoledì 28 novembre 2012
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