INTERNAZIONALE
FRATELLI MUSULMANI · No al rinvio del referendum costituzionale
«Difenderemo Morsi a qualsiasi costo». Ma la protesta continua
Giuseppe Acconcia
IL CAIRO
«Difenderemo
la legittimità del regime eletto dal popolo», ha tuonato il leader carismatico
dei Fratelli musulmani, Khairat el-Shater in una conferenza stampa ieri al
Cairo. L’ideologo della Fratellanza ha parlato di «complotto» e «sabotaggio» in
riferimento alla richiesta di rinvio del referendum costituzionale del prossimo
15 dicembre. Ma ieri, tutti i vertici del movimento islamista hanno difeso il
lavoro del presidente egiziano Morsi. Dopo l’attacco alla sede di Libertà e
giustizia, partito della Fratellanza, nel quartiere residenziale del Cairo,
Moqattam, è intervenuta anche la Guida suprema del movimento, Mohammed Badie.
«Difenderemo l'Egitto, la sua rivoluzione e la sua costituzione qualsiasi sia
il sacrificio», ha detto Badie, richiamando poi le forze politiche al dialogo e
al compromesso. «Chiamiamo alla riconciliazione e al dialogo. Quello che
succede è concorrenza politica, e questo richiede il ricorso alle urne, ma la
competizione non è uccidere, essere ingiusto o rovesciare la verità», ha
spiegato Badie.
In realtà, il
tentativo di mediazione promosso da Morsi nel discorso televisivo dello scorso
giovedì non ha avuto seguito. Nessun leader del Fronte di salvezza nazionale,
dall’ex segretario generale della Lega araba, Amr Moussa, al socialista Hamdin
Sabbahi si sono presentati all’incontro.
Soltanto Ayman Nour, politico liberale del partito al-Ghad ha fatto ingresso
nel palazzo presidenziale. «Non basta il rinvio del referendum. Morsi deve
cancellare la dichiarazione costituzionale se vuole che lasciamo la strada», ci
ha raccontato Moataz, accampato nelle tende comparse ieri notte di fronte al
palazzo di Heliopolis. «Continueremo le nostre marce ogni martedì e giovedì
finchè non fermeremo Morsi», ha proseguito l’attivista, esponente del movimento
liberale di el-Baradei. Alle sue spalle si vedevano nuovi graffiti che
rappresentano i volti dell’ex presidente Mubarak, del colonnello Tantawi, ex
leader della giunta militare, affiancati al volto di Morsi.
Incassato il nuovo
decreto presidenziale, le forze armate egiziane hanno richiamato I
partiti politici al dialogo. Infine, la corte penale del Cairo ha deciso ieri
di non congelare i beni dell'ultimo primo ministro, nominato da Hosni Mubarak e
sconfitto alle elezioni presidenziali da Morsi. Ahmed Shafiq è accusato di
corruzione e concussione. Tra manovre di palazzo, violenza di piazza e
tentativi di distensione, istituzioni, forze politiche e autorità militari sono
in completo corto circuito.
Il Manifesto
Internazionale, pag. 6
domenica, 8 dicembre 2012
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