Vincent Van Gogh, La ronda dei carcerati, 1890 Museo Puskin |
Voglia, bisogno e attenzione. Le tradisce il ciarlatano che non ha mai visto con i propri occhi ciò di cui parla. Strumento senz’anima per persuadere l’interlocutore con un’atmosfera viziata dalla consapevole determinazione di fregare l’ingenuità. Quest’ultima è soltanto causata da un’attenzione insufficiente. Il povero, il benestante e il ciarlatano non pongono limiti alla dignità, perdono l’indignazione. Fino a consentire a un contadino di annuire alla duplice affermazione: «Beh, l’educazione è la prima cosa, ma quando manca la vergogna è peggio!». Quando non c’è sintonia con l’ambiente circostante si tradisce certo l’armonia ma comunque non basterebbe a sopperire la mancanza di scuorno!!! È vergogna o semplicemente equilibrio? Troppo facile sarebbe definirla soltanto: buon senso. È un’incontrollata disperazione quella generata dal disprezzo del contegno. Il contegno, un tempo così caro alle parole, trova ora, momentaneo apice, probabilmente ultimo, derisione sfrenata, implicita nei fatti. Non c’è necessità di spiegare, ripetere con dettagli suggestivi, raccontare. È così evidente da trovare sicuro nascondiglio dietro una faccia tirata, liscia, restaurata per l’alchimia. Quindi una cosa di per sé ingenua!
Ma se l’alchimia non è altro che chimica allora rimane solo lo stregone! E siamo stregati, impassibili, consapevoli e impotenti, in balia della direzione di certo ostinata e di certo contraria al pudore. Per puttane e rattosi non serve tirare il carro basta ballare e perdersi in una sfrenata miscela di voglie.
E il bisogno? Certo non vuole più essere condiviso; del resto non è mai stato unico. Sin dalla nascita possiede una forza interna dilaniante che vuole suddividerlo in una variegata scelta di -benesseri individuali- e illusioni collettive.
Voglia, attenzione e bisogno sono tre requisiti intercambiabili ma esclusivi per affrontare qualsiasi questione seppur piccola. Dal più lontano dei ricordi le ho viste di rado esercitarle assieme nella mia vita. Non riesco a capire se, almeno un volta, io stesso l'abbia fatto. Di certo vi assicuro che in qualche misura temo lo scuorno! Seppi della loro esistenza imparando per tre anni da un professore nella mia lontana adolescenza nocerina. E non mi sono mai chiesto per chi votasse.
Giovanni Acconcia
Non c’è più nulla da vedere, 6 aprile 2011
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